
Racconto / “Adesso ci abbiamo messo uno più intelligente”
Nell’ambito del confronto su Leone XIV in corso nel blog, un anonimo lettore mi ha inviato il racconto che vi propongo. Il mittente si presenta così: “Caro dottor Valli, sono un sacerdote che non può rivelare la propria identità. Mi permetto di sottoporre alla sua attenzione un testo di fantasia che, a modo suo, vorrebbe contribuire alla riflessione”.
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Era un fresco mattino di prima estate. Sul lungolago di una ridente cittadina svizzera, l’aria particolarmente frizzante sembrava imbalsamata di profumi, quasi da stordire. All’ombra di vecchi tigli carichi di fiori, due uomini visibilmente maturi (la parola anziano era stata espunta dal dizionario) conversavano rilassati su di una confortevole panchina. Erano due veterani dei servizi (come usava dire) dell’Impero di Zaion, ormai giunto all’apice della sua potenza ma segnato da segni evidenti di un’irreversibile crisi che lo rendeva quanto mai agguerrito.
I due soggetti (era severamente proibito dire uomo o donna, come pure pronunciare le parole con l’accento che avevano un tempo) avevano studiato insieme all’epoca dell’università (sorry, del college!), quando erano stati reclutati, viste le loro brillanti intelligenze, per un impiego più defilato a servizio non della sola Nazione, ma dell’intera Umanità, finalmente riunita in un solo grande popolo di eguali, dotati tutti degli stessi beni, identità e cultura. Questo straordinario risultato era frutto di secoli di lotte, aperte o sotterranee, che avevano cancellato privilegi, differenze e pregiudizi. Per la conservazione di questo invidiabile stato di cose, un ristretto numero di illuminati gestori trasmetteva gli ordini ai governi democraticamente eletti.
Uno dei due amici (che chiameremo Roger, secondo le sue generalità fittizie) aveva fatto carriera nel ramo dei servizi che si occupava della questione sociale, mentre l’altro (indicato come Ralph) in quello che trattava gli affari religiosi. Entrambi, tuttavia, si erano specializzati nell’elaborazione di operazioni psicologiche (psyop, nel loro gergo), ovvero di campagne propagandistiche miranti a determinare nella popolazione disposizioni mentali e comportamenti pratici favorevoli al mantenimento del sistema, il quale garantiva la sussistenza a coloro che, previa selezione prenatale, erano stati ammessi alla vita come cittadini dell’Impero.
I due, in virtù del legame di vecchia data e della decennale esperienza, si stavano scambiando con franchezza conoscenze e riflessioni dalle quali traspariva un’innegabile preoccupazione. Conoscendo alla perfezione le tecniche di spionaggio, si erano premurati di mettere in atto tutte le precauzioni del caso per non essere ascoltati; sapevano bene, infatti, che i capi di Zaion (ignoti perfino a loro) non gradivano affatto che si dibattesse sulla realtà reale, in modo che tutti, compresi gli artefici della rappresentazione, pensassero abitualmente secondo i canoni della realtà chiamata virtuale. I due erano peraltro consapevoli che, per avere un’idea della prima, bisognava uscire dalla rete e affidarsi a fonti di informazione dirette, operanti sul campo.
Ciò che li angustiava era l’inspiegabile sopravvivenza di soggetti che, malgrado tutti i loro sforzi, non si erano lasciati inquadrare nel pensiero unico per mezzo delle loro narrazioni. Nel diagramma che avevano elaborato, essi erano collocati ai due estremi, donde la qualifica di estremisti (termine carico, come l’affine terroristi, delle più spaventose risonanze). Erano individui particolarmente pericolosi per il benessere dell’Umanità, finalmente resa libera, eguale e fraterna; le loro idee risultavano assolutamente inconciliabili con i princìpi dei franchi costruttori, filantropi benefattori che, a prezzo di un capillare controllo delle menti, assicuravano i benefici cui l’Umanità stessa, pur senza rendersene conto, aveva aspirato per millenni, ma che grazie a loro aveva infine ottenuto.
– Non riesco proprio a capire che interesse abbiano a mettersi sempre di traverso – mugugnò Roger con aria infastidita. Li abbiamo corteggiati in tutti i modi; abbiamo provato a intrupparli in gruppi di falsa opposizione; abbiamo perfino formato leader che li assecondassero in apparenza per tirarseli dietro dove volevamo noi… ma niente, quelli non sentono ragioni.
– Anche da noi è lo stesso – rincarò Ralph. Ci sono ancora in giro fanatici religiosi irriducibili che pretendono di restaurare l’ordine in casa del nostro Unico Vero Nemico [Only True Enemy, O.T.E. è l’acronimo nella loro lingua, usato per ragioni di brevità]. Non vogliono proprio rassegnarsi all’idea che l’epoca costantiniana sia definitivamente tramontata.
– Teodosiana, sarebbe più corretto dire.
– Certo, ma il soggetto indottrinato nelle nostre scuole non lo sa: la storia, sia quella civile sia quella religiosa, l’ha riscritta gente come noi. Quelli, però, hanno studiato le fonti autentiche che non siamo riusciti a far sparire e non l’hanno bevuta. Eppure è dal 1958 che il capo dell’O.T.E. è uno dei nostri agenti, con un paio di eccezioni.
– La religione è una brutta bestia: sono convinti di poter superare la morte e, per questo, sono disposti a tutto, anche a farsi ammazzare. Per noi dell’ingegneria sociale, il lavoro è molto più facile: è bastato creare il panico con la storia di un virus mortale per farli correre tutti a iniettarsi un prodotto nocivo che li sta facendo crepare a milioni, ma convinti di aver salvato l’Umanità!
I due scoppiarono in una fragorosa risata.
– Pensare che l’agente che abbiamo piazzato alla testa dell’O.T.E. – costatò Ralph con tono scorato – ha fatto una propaganda sfacciata a quel veleno, ma gli estremisti non hanno abboccato neppure quella volta. Adesso ci abbiamo messo uno più intelligente; speriamo che, nonostante questo, sia più obbediente. Se non altro, non è così narcisista come il predecessore, che era imprevedibile; alla fine, al di là di tante chiacchiere – eversive, sì, ma solo chiacchiere – non ha davvero implementato il programma.
– Aspetta un po’ e vedrai che quest’altro farà le cose che non ha fatto lui, ma con il sorriso e la gentilezza. E tutti, perfino gli estremisti, le accetteranno felici in cambio di qualche concessione. Già la falsa opposizione lo sta incensando a più non posso, fingendo di non sentire che dice le stesse cose di quello di prima, benché mescolate con affermazioni più retrive che servono ad abbindolare la destra religiosa per tenerla buona. Devo farvi i complimenti per la manovra con cui ne avete ottenuto l’elezione.
Ralph gongolò di vanitoso compiacimento.
– Sì, è stata una delle nostre migliori operazioni; nessuno se n’è accorto. Eppure abbiamo sparso indizi a piene mani: l’immagine del nostro Presidente vestito come il loro capo, il trafiletto che ne anticipava il nome, perfino un romanzo scritto in un’ora da un computer! [Altra fragorosa risata] Niente, non l’hanno capito. Oppure non hanno voluto capire.
– Eh sì: quando la gente è esasperata (perché l’hai portata all’esasperazione), preferisce non vedere e non sentire ciò che la disturba, ma prende per buona qualunque fesseria [termine originale omesso per ragioni di decenza]. Col virus abbiamo usato lo stesso metodo: bombardare le masse di annunci catastrofici con tanto di video fasulli, imporre regole assurde e contraddittorie per confondere le menti e spezzare le volontà, terrorizzare in un modo chi era pronto a obbedire, in un altro chi non lo era… Ti ricordi le foto dei campi-container dove rinchiudere i recalcitranti? [Risata]
– Noi abbiamo usato i dirigenti dell’O.T.E. per inculcare la panzana del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici… e quei babbei tutti a comprare auto elettriche e a fare la raccolta differenziata! [D’ora in poi non segnaliamo più le risate] Il bello è che l’O.T.E. si fa ascoltare anche da tanti a cui della religione non frega niente; l’averlo messo a servizio dei nostri scopi – lo devi ammettere – è stato il più grande successo della nostra storia.
– Concordo, caro Ralph, concordo. Per secoli abbiamo inutilmente cercato di distruggerlo, ma avevano ragione quelli che dicevano che bisognava infiltrarlo, così da trasformarlo in risorsa. Se non fai altro che ammazzarne i membri e distruggerne i luoghi di riunione, quelli si moltiplicano e rafforzano. Bah, mai visto un fenomeno del genere: o sono pazzi o c’è qualcosa che ci sfugge.
– No, purtroppo non sono pazzi; fra loro ci sono soggetti estremamente intelligenti – e non parlo dei nostri infiltrati, ma vale pure per gli estremisti. Non riesco proprio a capire da dove prendano la luce e le energie, visto che si rifiutano categoricamente di ossequiare i nostri superiori.
– Lascia stare: non vale la pena spaccarsi la testa per questo. Tanto ormai sono spacciati: ancora qualche anno e saranno tutti come noi.
– E i refrattari? Hai una vaga idea, Roger, della loro ostinazione e resistenza? Sono simili a quelli che chiamano martiri… I nostri psichiatri li classificano come psicotici, ma noi sappiamo che non lo sono e non siamo ancora riusciti a trovare il modo di influenzarli. Dicono di essersi consacrati a una regina che però non sta sulla Terra, bensì nel cielo.
– Bah… per me sono pazzi e basta.
– Magari, vecchio mio, magari…! Ci sono pure parecchi giovani che sono sfuggiti al nostro sistema di indottrinamento e riescono ancora a ragionare! Ma ti rendi conto? Usare la testa in modo indipendente nell’epoca dell’ipnosi globale da telefono! E – quel che è peggio – usano i nostri stessi strumenti per combatterci!
– In questo caso, Ralph, basta rispolverare il metodo gulag o laogai: li rieduchiamo.
– No, caro mio: ci sono soggetti capaci di resistere perfino a quello. Per questo sono preoccupato – e lo sono pure i nostri capi, per quanto lo nascondano.
– Ma come fai a dirlo?
– Ci sono segnali chiarissimi che la situazione sta loro sfuggendo di mano. Neanche il precedente capo dell’O.T.E. è riuscito a fermare gli estremisti: incuranti delle severe misure restrittive, si moltiplicano come cavallette… e sono in maggioranza giovani e coppie con tanti bambini. Questo è inaccettabile!
– A questo punto li deportiamo… che ne so, nel deserto del Gobi.
– Sì, e come li acchiappi? Non vivono tutti insieme come nelle riserve indiane (dove, al limite, potresti rinchiuderli e farli crepare di fame), ma sono sparpagliati ovunque, confusi fra gli altri. I luoghi di riunione non sono tutti recensiti. Abbiamo provato a creare delle riserve di fanatici in cui farli confluire per dirigerli come vogliamo, ma ce ne sono pur sempre altri che non accettano i criteri selettivi e se ne rimangono fuori… per non parlare dell’invisibile scudo protettivo che impedisce perfino ai superiori incogniti di attaccarli.
– Scudo protettivo? Ralph, non crederai pure tu alle favole?
– Altro che favole: ci sono barriere che nemmeno i nostri più esperti operatori dell’occulto riescono a superare; sembra qualcosa di un altro livello.
Roger sbuffò infastidito: non gli piaceva che ci fossero cose che esulassero dalla sua visione.
– Ascolta: l’agente che avete messo a capo dell’O.T.E. saprà bene come regolarsi; se no, che ci sta a fare?
– Speriamo, amico mio, speriamo… Quel che fa ben sperare è che praticamente tutti se ne sono subito innamorati; siamo riusciti ad ammansire perfino molti seguaci dei movimenti ribelli, benché non tutti.
– Pure quelli ci sono utili, lo sai: servono a dividere il fronte nemico in tanti rivoli che, prima o poi, si estingueranno. Per gli irriducibili, poi, valgono ancora i vecchi sistemi: o i ricatti o tanto denaro.
– E gli incorruttibili?
– Fate loro una proposta a cui non possano dire di no, oppure incastrateli creando il caso. Hai dimenticato i corsi di base della nostra scuola?
– Certo che no: i metodi, alla fine, son sempre quelli, solo che, adesso, abbiamo mezzi molto più sofisticati. Una camera d’albergo può rivelarsi una trappola mortale.
– È incredibile – osservò Roger sganasciandosi – come gli individui possano perdere ogni remora, in certe circostanze, L’essere umano, in fin dei conti, è pur sempre una bestia che si può catturare prendendola per le parti basse.
– Almeno così è di solito; a preoccuparmi – scusa se insisto – sono quei pochi che non rientrano nella regola. In un sistema di potere come il nostro non si può tollerare la minima eccezione: ne basta una per dimostrare che è tutta una finzione. Se c’è anche un solo individuo che pensa e vive in modo diverso, le masse di sottomessi, per quanto lobotomizzate, possono scoprire che esiste un’altra possibilità. Quand’anche sia una minoranza sociologicamente insignificante, è il famoso granellino di sabbia che inceppa l’ingranaggio.
– Eh già: quello è il nostro incubo. Perfino noi, anzi, rischiamo di lasciarci affascinare da qualcosa che brilla come una vera forma di libertà, al posto dell’illusione con cui ci hanno incantati fin da quando eravamo ragazzi.
– E… se avessimo sbagliato tutto? Intendo dire: se l’errore fosse all’origine?
– Non devi nemmeno pensare una cosa del genere, caro Ralph: vuoi morire ammazzato? Immagina che ci abbiano piazzato nella testa un microchip con cui ci controllano ventiquattr’ore su ventiquattro…
– Sì, e quando?
– Quando ci hanno addormentati con la scusa dell’intervento di potenziamento biologico.
Ralph ebbe un brivido. Le risate cessarono di colpo e scese un angosciato silenzio. Non si udiva più se non il cinguettio dei passeri annidati nei tigli fronzuti.
– Credi… che ne sarebbero capaci?
– E tu credi che non ci abbiano pensato?
– Allora fai controllare i freni, vecchio mio, e non accettare cibo dagli sconosciuti.
Calò di nuovo il silenzio, lungo e profondo. A un certo punto, Ralph lo ruppe sussurrando:
– Forse abbiamo davvero sbagliato tutto e ci conviene andarcene dagli estremisti: con loro, almeno, la nostra morte avrebbe un senso.