
Famiglie numerose cattoliche / Contributo al dibattito
Cari amici di “Duc in altum”, nell’ambito del dibattito sulle scelte dell’Associazione nazionale famiglie numerose, ricevo un nuovo contributo che propongo alla vostra attenzione: è un intervento del presidente dell’associazione Famiglie numerose cattoliche.
Ricordo che finora il dibattito si è articolato nelle seguenti tappe:
Lettera: “Quando un’associazione cambia pelle (senza dirlo)”.
Precisazione dell’Associazione nazionale famiglie numerose: “Fedeli alla nostra identità”.
Il blog resta a disposizione di chi volesse partecipare al confronto: blogducinaltum301@gmail.com
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di Vittorio Lodolo D’Oria*
Caro Valli,
a proposito della presunta apertura dell’Associazione nazionale famiglie numerose alle coppie omogenitoriali, di cui è parlato su “Duc in altum”, ritengo di poter apportare il mio contributo in qualità di presidente dell’Associazione famiglie numerose cattoliche (Fnc).
Quest’ultima nacque a seguito di un forte contrasto in seno al direttivo Anfn sulla questione dei famigerati DICO (2007), sostenuti da Rosy Bindi, che costrinse il vicepresidente di allora (Gianni Archetti) e il sottoscritto (portavoce nonché membro del direttivo) a lasciare l’Anfn stessa perché in netta opposizione sulla questione.
Lo stesso presidente Anfn di allora dichiarò alla stampa (“Il Giorno”, 11 maggio 2007) di non essere contrario ai DICO e passò la linea del “Non siamo contrari ai DICO, ma siamo a favore della famiglia”.
La rottura in seno alla Anfn fu traumatica e i due dissidenti sopracitati chiesero un colloquio col cardinale Caffarra per sottoporgli il progetto di dare vita a una nuova associazione (la Fnc, appunto) che facesse propri i principi non negoziabili e fosse in tutto rispettosa e osservante dei valori cattolici.
L’alto prelato fu esplicito benedicendo le nostre intenzioni e il nostro progetto. Nel febbraio 2008 così nacque Fnc, che da subito non ebbe vita facile. Dopo pochi giorni dalla nascita ricevemmo una diffida (proprio dalla Anfn) dall’inserire, nel nome della nostra associazione, le parole “famiglie numerose”, manco fossero protette da copyright.
Inutile dire che l’azzardata diffida non ebbe alcun seguito. Ben più demoralizzanti furono le lettere di alti prelati (di cui preferisco tacere i nomi per carità cristiana) che ci “invitavano” a desistere dalla nostra nuova impresa sostenendo che avremmo violato il diritto canonico (canone 300 sulle associazioni religiose).
Ai nostri detrattori (laici e religiosi) però sfuggiva un fatto fondamentale: la Fnc non è una associazione religiosa, ma un’associazione di famiglie cattoliche. Tuttavia, per evitare polemiche sterili e soprattutto per lo statuto Fnc che dichiara obbedienza cieca e assoluta alla Chiesa, proponemmo ai nostri interlocutori di metterci nero su bianco la richiesta di levare l’aggettivo “cattoliche” dal nostro nome. Strano, dopo quindici anni stiamo ancora aspettando.
Questa introduzione serve a far capire che gli sviluppi in casa Anfn sono del tutto fisiologici, attesi e solitamente ambigui: “Non apriamo alla famiglia omogenitoriale, ma a una sola delle persone unite da vincolo”. Oppure ancora: “Essendo Anfn una associazione di promozione sociale, siamo costretti a fare entrare tutti”. E come se non bastasse: “Chi sottoscrive la carta dei valori entra a far parte di Anfn”, dando così potere assoluto a un tratto di penna (la firma) che cancella la realtà e le differenze appiattendo tutto fino a omologare una famiglia omogenitoriale con figli (avuti chissà come).
Che il presidente Caltabiano – peraltro squisita persona – sia costretto ad arrampicarsi sugli specchi è dimostrato dalla stessa Carta dei valori dell’Anfn che mette al primo posto proprio la eterosessualità, citando niente di meno che il Dio della Genesi (“Uomo e donna li creò”). Con questa premessa diviene difficile per chiunque accogliere come socio effettivo, o semplicemente sostenitore, anche uno solo dei componenti della coppia dello stesso sesso.
C’è infine la questione economica: se una famiglia extralarge volesse associarsi solo per fruire delle convenzioni con gli sponsor? Pare che tutto, ancora una volta, si risolva con la sottoscrizione della Carta dei valori, tanto nessuno ne verifica il rispetto.
Per tutte queste ragioni la Fnc ha optato per la difficile scelta di rinunciare a percepire quote associative, sponsorizzazioni, cinque per mille e a trasformarsi in APS, confidando unicamente sulla Provvidenza (donazioni spontanee e volontariato). Va da sé che gli associati sono alcune centinaia e non migliaia ma, come ha dimostrato la storia del cristianesimo, “l’essere pochi non è un ostacolo bensì condizione”. Abbiamo preferito essere controcorrente (non “inclusivi” secondo il mainstream), nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze. L’inclusività a ogni costo ci pare da sempre una stentata omologazione frutto di un delirio di onnipotenza del mainstream che vuole tutti uguali con il solo scopo del controllo. Siamo decisamente poveri, ma orgogliosi di difendere la nostra identità e promuovere i nostri valori irrinunciabili e non negoziabili.
Infine mi dico certo e fiducioso che l’amico Alfredo Caltabiano, presidente dell’ANFN, saprà fare chiarezza al proprio interno, coinvolgendo gli associati nello scegliere bene chi associare, e vorrà soprattutto mettere mano alla fondamentale applicazione della Carta dei valori.
Sono tempi duri per chi vuole chiarezza su certi temi, e la stessa Chiesa ha ultimamente ingenerato non poca confusione in materia (ad esempio col recente documento “Fiducia supplicans”), ma sembra ora soffiare un vento diverso.
*presidente di Famiglie numerose cattoliche