
Meditazione / L’amore che si fa cibo per noi
Voi stessi date loro da mangiare
Lc 9,11-17
di Eremita
Il Signore oggi, nel giorno del Corpus Domini, ci parla con potenza attraverso questo brano del Vangelo di Luca. È un Vangelo che si ascolta con le orecchie del corpo ma soprattutto con quelle del cuore, perché ci rivela un mistero profondo: l’amore folle di Dio che si fa cibo per noi, per ciascuno di noi.
Gesù ha parlato del Regno, ha guarito i malati, ma il giorno declina, il sole scende, e con esso scende anche la speranza degli uomini che si sentono soli, affamati, perduti in un deserto. Questo è il mondo: un deserto. Quante volte ci sentiamo così? Affamati non solo di pane, ma di senso, di amore, di una parola che ci dica che non siamo soli.
I discepoli vedono la folla e si preoccupano: «Mandali via». Ma Gesù risponde in modo scandaloso: «Voi stessi date loro da mangiare». Come? Noi? Ma non abbiamo nulla! Solo cinque pani e due pesci. Che cos’è questo per cinquemila uomini?
Ed è qui il cuore: noi non abbiamo niente. Siamo poveri. Poveri di amore, poveri di fede, poveri di tutto. Eppure il Signore prende questa nostra povertà, la accoglie, la benedice, la spezza e la moltiplica. Questo è il miracolo.
Gesù non fa una magia. Non fa apparire il cibo dal nulla. Lui prende quello che c’è. Prende la nostra vita così com’è: spezzata, limitata, piccola. Ma la prende, la alza verso il Cielo, la benedice, la spezza, e la dona. Questo è il mistero dell’Eucaristia.
Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, ogni volta che ci raduniamo come Chiesa, come comunità, Gesù prende la nostra povertà e ci dona la sua ricchezza. Lui è il Pane vivo disceso dal cielo. Lui si fa carne, si fa pane per noi, perché possiamo vivere.
E guardate: alla fine avanzano dodici ceste. Dodici, come le tribù di Israele, come i dodici apostoli. Sovrabbondanza della grazia. Non solo ce n’è per tutti, ma avanza. Perché l’amore di Dio non è misurato. Non è calcolatore. È gratuito, è esagerato, è folle.
In questo giorno del Corpus Domini, il Signore ci invita a fidarci di Lui. Non ci chiede di essere eroi, non ci chiede di avere risorse infinite. Ci chiede solo di dare quello che abbiamo. Anche se poco. Anche se nulla. Basta che lo mettiamo nelle sue mani.
Lasciamoci spezzare. Lasciamoci benedire. Lasciamoci donare. Perché il mondo ha fame. Fame di Dio. Fame di amore vero. Fame di verità.
E noi, piccole creature, povere e fragili, possiamo essere quel pane benedetto, spezzato e dato. Non da soli, ma con lui. Uniti a lui.
Perché questo è il miracolo: Dio si serve della nostra povertà per sfamare il mondo.
Amen.
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