
Meditazione / Ognuno di noi è chiamato
I vostri nomi sono scritti nei cieli
Lc 10,1-20
di Eremita
Fratelli carissimi, pace a voi. Oggi il Signore ci invita ad ascoltare una parola viva, una parola che non è morta, non una parola del passato, ma una parola che si compie oggi nella nostra vita. È il Vangelo che abbiamo ascoltato: il Signore Gesù invia i settantadue, due a due, davanti a sé. Guardate che bello! Non li manda da soli, ma li manda in comunione. Due a due. Perché? Perché non possiamo essere cristiani da soli. Questo è il mistero della Chiesa: siamo salvati in un popolo, non come individui.
Gesù dice: «La messe è abbondante, ma pochi sono gli operai». Che significa questo? Che il mondo ha fame, una fame enorme, una fame di amore, di verità, di salvezza. Ma dove sono gli operai? Dove sono quelli che annunciano questa salvezza? E non sta parlando di preti o di frati, no! Sta parlando di te. Di me. Ognuno di noi è chiamato. Tu, nella tua famiglia, nel tuo lavoro, nel tuo condominio. Non pensare che il Vangelo sia per gli altri. Il Signore oggi ti chiama, ti invia.
E come ti invia? «Come agnelli in mezzo a lupi». Non ci manda come guerrieri, con le armi, con il potere. No. Ci manda disarmati. Piccoli. Umili. Senza borsa, né sacca, né sandali. Nudi, in un certo senso. Perché? Perché chi ha Cristo non ha bisogno d’altro. Il mondo si difende, si arma, si protegge. Ma tu sei mandato come agnello. Perché la forza del cristiano non è la sua intelligenza, non è il suo carattere, non è il suo denaro. È Cristo! È lo Spirito Santo che opera in te.
«Pace a questa casa!» dice Gesù. Quanti di noi non hanno pace nelle loro case. Quante famiglie distrutte. Quanti matrimoni in crisi. Quanti giovani schiavi delle droghe, del sesso, delle ideologie. E tu, fratello mio, sorella mia, sei inviato a portare la pace. Ma non la pace del mondo. Non il compromesso, non il silenzio. Ma la pace che viene da Dio. Che è una persona: Gesù Cristo.
E poi dice una cosa bellissima: «Se vi accoglieranno, mangiate quello che vi daranno». Vedete che semplicità? Non dice di cercare il meglio. Dice: accontentati di ciò che trovi. Oggi viviamo in un mondo che corre sempre, che cerca sempre di più. Ma chi ha incontrato Cristo non ha bisogno di cercare altro. Chi ha incontrato Cristo può vivere con poco. Può essere povero, eppure pieno. Felice. Libero.
E poi: «Guarite i malati, dite: il Regno di Dio è vicino». Questa è una chiamata concreta. Il cristiano è uno che porta guarigione. Che tocca il dolore dell’altro. Che si china. Non giudica, non condanna, ma ama. E lo fa non a parole, ma con la vita.
E se non ti ascoltano? Se ti rifiutano? Gesù lo dice: scuotete la polvere dai piedi. Non ti devi scandalizzare se ti rifiutano. Se ti deridono. È successo anche a Lui. Ma anche lì, anche nel rifiuto, il Regno è vicino. Capite? Anche nel rifiuto Dio è presente. Perché il Regno non dipende da te, ma da Lui.
E poi, alla fine, tornano i settantadue, pieni di gioia. Dicono: «Anche i demoni si sottomettono a noi!». Ma Gesù li corregge: «Non rallegratevi per questo. Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Questa è la vera gioia. Non il successo. Non i risultati. Non vedere i miracoli. Ma sapere che Dio ti ama. Che sei suo figlio. Che hai un nome scritto nel cielo. Che la tua vita è custodita. Che non sei abbandonato.
Oggi il Signore ci chiama. Ci invia. Forse non a fare grandi cose, ma ad amare. A vivere il Vangelo nella tua casa, nella tua solitudine, nella tua malattia, nella tua povertà. E lì, proprio lì, a portare la pace, la speranza. Perché il Regno è vicino.
Amen.