Commento / Martino Mora. Prevost e l’elogio del migrante: “Ricominciamo”

di Martino Mora
“I migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di speranza. Il loro coraggio e la loro tenacia è testimonianza eroica di una fede che vede oltre quello che i nostri occhi possono vedere e che dona loro la forza di sfidare la morte nelle diverse rotte migratorie contemporanee.”
(Francis Robert Prevost, 25 luglio 2025).
È commovente sapere che il clandestino che spaccia droga dietro l’angolo, se è arrivato in in barcone, per Prevost é “un eroe della fede” (quale??).
Insomma, dal buon selvaggio roussoviano al buon “migrante” prevostiano, “messaggero di speranza”. Siamo in pieno delirio. Dopo la prevostiana “conversione all’ecologia integrale”, ora il “migrante eroe della fede” (ripeto: quale?).
Morto Bergoglio, ricominciamo.
Non è finita: “La generalizzata tendenza a curare esclusivamente gli interessi di comunità circoscritte – ha scritto  Prevost nello stesso testo del 25 luglio – costituisce una seria minaccia alla condivisione di responsabilità, alla cooperazione multilaterale, alla realizzazione del bene comune e alla solidarietà globale a vantaggio di tutta la famiglia umana”…
Per Prevost, quindi, no alle “comunità circoscritte”. Guai a preoccuparci troppo di casa nostra. Non sia mai. “È una generalizzata tendenza”(magari lo fosse, è esattamente il contrario).
Evviva il mondialismo, invece. Soros o Emma Bonino non potrebbero dirlo meglio. Siamo alla contraffazione integrale della religione cattolica.
Prevost è un Bergoglio dal volto umano. Cambiano la faccia e i modi, resta intatta la sostanza. Che è pessima.
Bergoglio era un frutto, come i suoi immediati predecessori, dell’albero della contraffatta Chiesa conciliare (ora anche sinodale). Prevost è un altro frutto.
Povera Chiesa e poveri noi.

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