Papa Leone e il mondo lgbtq. Agostino sarebbe rimasto inorridito

di Edward Pentin

Papa Leone XIV finora ha ricevuto molti elogi per alcuni aspetti del suo ministero petrino: la sua predicazione incentrata su Cristo, la gentilezza personale e l’enfasi sulla pace e la riconciliazione.

Ma i recenti eventi in Vaticano hanno accresciuto la preoccupazione che Leone stia tollerando, e forse persino favorendo, elementi del precedente pontificato che sono stati particolarmente dannosi per le anime a causa dello scandalo pubblico che hanno causato.

Il 31 agosto, il papa ha ricevuto il gesuita padre James Martin, il controverso sostenitore della normalizzazione delle relazioni omosessuali all’interno della Chiesa, che aveva ricevuto grande favore dal defunto predecessore gesuita di Leone XIII. Dopo l’incontro tra padre Martin e Leone XIII, il sacerdote americano ha infranto il protocollo standard per condividere la sua opinione molto positiva sull’incontro, affermando che il Santo Padre era “sereno, gioioso e incoraggiante“.

La Sala Stampa della Santa Sede, che ha pubblicizzato l’incontro nel suo comunicato quotidiano, non ha fornito alcuna correzione o conferma dell’insegnamento della Chiesa in risposta, lasciando che molti possano concludere che Leone sostiene pienamente il programma di padre Martin.

Pochi giorni prima, Leone XIV aveva incontrato segretamente suor Lucia Caram, religiosa domenicana dissidente che ritiene che una donna debba essere libera di abortire, che le coppie omosessuali debbano “sposarsi” in chiesa ed ha espresso dubbi sulla verginità perpetua di Maria. Sebbene l’incontro non fosse stato pubblicizzato, una fotografia che li ritraeva mentre si salutavano calorosamente è finita sui social media, e anche in questo caso dal Vaticano non è giunta alcuna dichiarazione di correzione o di disponibilità a mitigare lo scandalo.

Queste udienze si sono svolte più o meno nello stesso periodo in cui a un gruppo di oltre mille attivisti cattolici lgbtq è stato permesso di entrare nella basilica di San Pietro nell’ambito di un pellegrinaggio giubilare, indossando croci dai colori dell’arcobaleno, tenendosi per mano e mostrando slogan offensivi sui propri abiti. Il Vaticano sapeva che il gruppo avrebbe visitato la basilica, poiché mesi prima aveva pubblicizzato il suo pellegrinaggio nel calendario giubilare. E dopo che lo scandalo è diventato pubblico su internet, la Santa Sede è rimasta di nuovo in silenzio.

Poi la settimana scorsa è emerso che papa Leone aveva nominato, come nuovo presidente della Pontificia accademia di belle arti, una storica dell’arte “femminista queer” che ha curato mostre con temi omosessuali, nudità e “sadomasochismo e feticismo”.

Molti hanno trovato sorprendente che Leone abbia permesso che questi fatti avvenissero senza commenti o correzioni, data la formazione agostiniana del Santo Padre e quindi, presumibilmente, la sua chiara comprensione della teologia morale.

Ebbene, che cosa ne avrebbe pensato sant’Agostino d’Ippona?

Per scoprirlo, ho chiesto al professor John Rist, ampiamente considerato uno dei massimi studiosi di sant’Agostino e dei padri della Chiesa primitiva. Rist, che ha ricoperto la cattedra di filosofia presso la Catholic University of America ed è membro della Royal Society of Canada, ha condiviso questi commenti via e-mail il 12 settembre.

Professor Rist, siamo solo a quattro mesi dall’inizio del pontificato di Leone XIV, ma cresce già la preoccupazione che il Santo Padre non affronti i problemi emersi durante il pontificato di Francesco, bensì li ignori o addirittura li fomenti in nome della “continuità” e di una sorta di “falso irenismo”. Qual è la sua opinione su queste apprensioni? Potrebbero essere dovute a una certa riluttanza ad affrontare il male, o forse anche a un approccio nobile di cui non siamo a conoscenza?

Durante il pontificato ormai concluso di Jorge Bergoglio, il papa sembrava negare gran parte dell’insegnamento cattolico, sia nelle sue parole ambigue che nei fatti, su una serie di questioni, non ultima quella riguardante la morale sessuale, fino al punto di respingere il comandamento, dato direttamente da Cristo, circa l’impossibilità di risposarsi dopo il divorzio mentre il coniuge è ancora in vita.

Ma poiché gli atti di Bergoglio non sono mai stati contestati dai vescovi (tranne in pochissimi casi individuali), il problema rimane irrisolto. Cosa accadrà ora al bergoglianesimo? È compito di Prevost normalizzarlo o correggerlo? Se non viene corretto, naturalmente, persisterà, sia in questo nuovo pontificato che in qualche pontificato futuro.

Considerando che la Chiesa ha ora il suo primo papa in assoluto appartenente all’ordine di Sant’Agostino (OSA), che riconosce il santo del V secolo come padre, maestro e guida spirituale, quale indicazione diede sant’Agostino ai leader della Chiesa in una situazione del genere?

Bergoglio ha lasciato un Collegio cardinalizio di cui circa due terzi sono stati nominati da lui stesso. Molti sono suoi convinti sostenitori, altri indifferenti. Era quindi probabile che venisse eletto qualcuno accettabile per il bergoglianesimo, ma fino a che punto sarebbe stato un vero bergogliano? Alla fine fu eletto il cardinale Robert Prévost, agostiniano, quindi vale la pena chiedersi cosa avrebbe pensato Agostino stesso di alcune delle recenti azioni e omissioni di Prevost, soprattutto nell’ambito della morale sessuale, il tema sul quale, a quanto pare, si sta svolgendo il primo test per il futuro del bergoglianesimo.

La maggior parte di questi eventi recenti riguarda l’omosessualità, ma uno, un’udienza apparentemente amichevole con una suora domenicana di nome Caram, ha avuto un impatto più ampio, poiché non solo la religiosa è una convinta sostenitrice del “matrimonio” tra persone dello stesso sesso nella Chiesa cattolica, ma anche dell’aborto. E sappiamo cosa penserebbe Agostino di tali convinzioni: ricorderebbe che fin dall’inizio i cristiani hanno condannato l’aborto senza riserve. Quindi sarebbe sorpreso e anzi inorridito nel vedere un membro di un ordine agostiniano – che cita ampiamente gli scritti del Maestro – mostrarsi tollerante verso un comportamento così totalmente anti-cattolico. Si chiederebbe immediatamente perché Prevost non abbia detto alla suora deviata di cambiare subito idea se desiderava rimanere una suora domenicana in regola.

Sant’Agostino fu chiaro sul peccato mortale della sodomia sia nelle Confessioni che nella Città di Dio, descrivendolo come abominevole, contro natura e meritevole di punizione ogniqualvolta e ovunque tali atti vengano commessi. Affermò anche che se tutte le nazioni praticassero la sodomia, sarebbero tutte colpevoli secondo la legge di Dio. Cosa avrebbe pensato, quindi, dell’apparente tolleranza di un papa agostiniano nei confronti di coloro che promuovono la normalizzazione di tale comportamento?

Agostino non dà alcuna giustificazione per i comportamenti omosessuali, per quanto comuni nel mondo in cui viveva. Condanna ripetutamente il peccato di Sodoma come un abominio, quindi sarebbe ovviamente stupito e disgustato nel vedere un agostiniano tollerarlo, se non addirittura approvarlo.

Perché è esattamente ciò che è accaduto. Oltre a suor Caram, il papa ha ricevuto in un’udienza molto pubblicizzata padre James Martin, il più determinato tra tutti i gesuiti sostenitori dell’approvazione degli atti omosessuali da parte della Chiesa. A seguire, si è tenuta una “messa gay” nella Chiesa del Gesù a Roma, presieduta dal vicepresidente della Conferenza episcopale italiana. Poi, circa mille omosessuali hanno attraversato Roma in processione fino a San Pietro, dove sono entrati dalla porta santa con bandiere LGBTQ sventolanti e slogan a favore dell’omosessualità ben visibili. Un uomo teneva per mano il suo partner gay, vestito con una maglietta con la scritta “Fuck the Rules”, a significare che la Chiesa può fare a meno di qualsiasi regola morale, e certamente di tutte quelle che condannano gli atti omosessuali.

Per quanto ne so, solo un vescovo ha condannato questo circo, mentre è circolata l’idea che Prevost dovrebbe accusare il Vaticano di aver permesso le suddette buffonate gay. Ma poiché il Vaticano è, di fatto, una creatura del papa stesso, è difficile non trarre la conclusione che l’agostiniano Prevost abbia approvato personalmente l’intero circo gay. Detto questo, Agostino avrebbe sicuramente guardato l’intera compagnia, incluso il papa stesso, con assoluto disprezzo, affermando – ad alta voce – che con le loro azioni hanno tradito Cristo. Riconoscerebbe certamente che i loro atteggiamenti “progressisti” sono spesso poco più di una foglia di fico che nasconde un’abietta paura dell’impopolarità nel mondo contemporaneo, e soprattutto tra le élite occidentali che essi tanto desiderano adulare. Potrebbe persino ricordare un’osservazione del suo quasi contemporaneo san Basilio, il quale, quando un funzionario romano gli chiese di approvare un’azione malvagia, si rifiutò di farlo. Ciò sorprese molto il funzionario, che poi disse: “Basilio, non riesco a capirlo; ho chiesto a diversi vescovi di fare quello che ti ho chiesto, e tutti hanno acconsentito”. Al che Basilio rispose: “Non hai ancora incontrato un vero vescovo”.

Un altro aspetto che è stato sottolineato è che una cosa è che questi incidenti si verifichino, un’altra è che il papa e il Vaticano restino in silenzio in seguito. Da quando si sono verificati questi episodi, non c’è stata alcuna parola di correzione pubblica o di affermazione dell’insegnamento della Chiesa. Sant’Agostino aveva qualcosa da dire sui pericoli di una simile omissione?

Un Agostino reincarnato riconoscerebbe certamente in questo abietto fallimento di un papa agostiniano – e che cita regolarmente gli scritti del santo – il fatto di condannare atti che sono apertamente in completo contrasto con l’insegnamento morale cristiano tradizionale, e accompagnati dal servilismo dei vescovi che sembrano disposti a tollerare quasi tutto ciò che un papa dice o fa.

Se ad Agostino venisse chiesto perché tutto questo è accaduto, direbbe quasi certamente che molti vescovi, e i papi più recenti, hanno dimenticato la dottrina del peccato originale. E che, se non l’hanno dimenticata, stanno deliberatamente ignorando il fatto che la natura umana decaduta non dovrebbe essere “accompagnata”, cioè condonata, ma corretta con fermezza e inequivocabilmente, anche in materia di morale sessuale, i cui pericoli erano ben noti a lui stesso.

***

Alcuni testi chiave di sant’Agostino sui “reati contro la natura umana” (atti omosessuali):

  1. Nelle Confessioni, Libro 3, Capitolo 8:

“Può essere ingiusto, in qualsiasi momento o luogo, amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, e il prossimo come se stesso? Pertanto, quei peccati ignobili che sono contro natura devono essere ovunque e in ogni tempo detestati e puniti, come quelli degli uomini di Sodoma; se tutte le nazioni li commettessero, sarebbero tutti colpevoli dello stesso crimine, secondo la legge di Dio, che non ha creato gli uomini in modo tale che si abusassero a vicenda. Infatti, anche quel rapporto che dovrebbe esserci tra Dio e noi viene violato quando quella stessa natura, di cui Egli è l’Autore, viene contaminata dalla perversità della lussuria.”

  1. Nel Libro 16, Capitolo 30 della Città di Dio:

Qui Sant’Agostino affronta il “peccato di Sodoma”, spiegando che la distruzione di Sodoma mediante il fuoco fu sia una punizione per la sua diffusa immoralità – in particolare la sodomia – sia un monito sul giudizio divino imminente. Interpreta il divieto degli angeli alla famiglia di Lot di guardare indietro come una lezione a non tornare con desiderio a una vita peccaminosa una volta salvati dalla grazia. La moglie di Lot, che divenne una statua di sale dopo aver guardato indietro, serve da esempio ammonitore per gli altri.

L’estratto completo:

“Dopo questa promessa, Lot fu liberato da Sodoma, e una pioggia di fuoco dal cielo trasformò in cenere tutta la regione dell’empia città, dove la consuetudine aveva reso la sodomia tanto diffusa quanto le leggi altrove avevano reso altri tipi di malvagità. Ma questa loro punizione fu un esempio del giudizio divino a venire. Infatti, cosa significa il divieto degli angeli a coloro che furono liberati di guardare indietro, se non che non dobbiamo guardare indietro con il cuore alla vecchia vita che, essendo rigenerati per grazia, abbiamo deposto, se pensiamo di sfuggire al giudizio finale? La moglie di Lot, infatti, quando guardò indietro, rimase e, trasformata in sale, fornì agli uomini credenti un condimento con cui assaporare in qualche modo l’ammonimento da trarre da quell’esempio.”

 

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