Per Madre Teresa. Racconto di Natale fuori stagione

Quando Giuseppe e Maria arrivarono davanti a piazza San Pietro rimasero senza fiato. Non avevano mai visto un tale spettacolo. Proprio al centro della piazza c’era una grande capanna e dentro la capanna erano state poste alcune statue imponenti che raffiguravano una famiglia. Si vedeva un papà con la barba, poi c’era una mamma in preghiera e anche un bambino nato da poco, adagiato su una culla di fortuna. C’erano poi alcune altre figure: sembravano pastori o qualcosa del genere. Accanto alla capanna c’era un albero altissimo, tutto decorato. Le luci erano così sfavillanti che quell’albero sembrava quasi vivo, anche se si vedeva benissimo che, poverino, era stato tagliato e portato lì chissà da dove.

Giuseppe e Maria non capivano perché tanta gente si affollasse davanti alla capanna e attorno all’albero. Certo, la scena era impressionante, ma ci doveva essere qualche motivo particolare. Videro anche che molte persone gettavano monetine davanti alla capanna, e per un istante furono tentati di andare a raccoglierle: ne avevano veramente bisogno!

Non sapevano neppure loro come erano arrivati fin lì. Se ripensavano al loro viaggio avevano l’impressione che tutta quella storia non l’avessero veramente vissuta ma solo sognata. Migliaia e migliaia di chilometri, con ogni mezzo, da una terra arida, poverissima e colpita a morte dalla guerra, fino a lì, a quella piazza che sembrava un palcoscenico pronto per una bellissima rappresentazione.

Giuseppe e Maria notarono che le persone del posto indossavano vestiti pesanti, eppure non faceva freddo. Nonostante fosse inverno, il clima era infinitamente più mite rispetto a quello del loro paese d’origine, dove si viveva per mesi sotto zero. Il problema vero, per loro due, non era il freddo: era trovare un riparo per permettere a Maria di risposarsi un po’ e di ricevere le cure adeguate. Ormai mancava poco.

Ogni tanto qualcuno li guardava, sia pure in modo un po’ distratto. Non avevano una bella cera. Il viaggio li aveva spossati. E la pancia di Maria non passava inosservata. Loro erano troppo timidi per chiedere, e nessuno si faceva avanti. Per giorni e giorni avevano vissuto di aiuti ed elemosine, spesso ricevuti da persone povere quanto loro o anche di più, ma desso erano come annichiliti. Non avevano più la forza di combattere. Desideravano soltanto poter riposare, almeno un po’.

Per un tempo indefinito Giuseppe e Maria restarono lì, nei pressi della piazza. La gente sorrideva e scattava foto. Poi arrivarono alcuni bambini che, sotto la guida di un maestro, intonarono bellissime canzoni. L’atmosfera era dolce e Giuseppe e Maria furono tentati di sdraiarsi sul selciato e riposare proprio lì, lasciandosi cullare dalle melodie e dal vociare delle persone. Sapevano però che non era possibile e così continuarono a vagare, sentendosi osservati a volte con compassione, altre volte con malcelato disgusto.

Fu una donna dalla carnagione scura ad avvicinarsi. Era piccolina, minuta, e indossava una veste bianca bordata di azzurro. Sembrava indiana, o qualcosa del genere. Era anziana, ma il suo sguardo era quello di una ragazza. Si rivolse a Giuseppe e Maria con un sorriso. Disse qualcosa in una lingua che loro non capirono, ma non ci fu bisogno di capire le parole. Era chiaro che quella donna li voleva aiutare.

Li condusse in un edificio lì vicino, a pochi passi dalla basilica. C’era una porticina e lei li fece entrare. Dentro, videro altre donne abbigliate con la veste bianca bordata di azzurro. Si muovevano come formiche laboriose. Giuseppe e Maria videro che alcune persone erano riunite attorno a tavole imbandite. La donna, un po’ con le parole e un po’ con i gesti, chiese ai due se volessero mangiare qualcosa. Risposero di no, e allora la donna li portò in un’altra stanza, dove c’erano letti puliti, con lenzuola e coperte.

Non credevano ai loro occhi! Giuseppe aiutò Maria a stendersi, poi, sorridendo alla donna dall’abito bianco, si sedette lì accanto e si mise a vegliare.

La donna e le sue amiche portarono tutto il necessario, e quando fu il momento del parto a Maria, nonostante tutto, sembrò di non essere mai stata accolta così bene. Il bambino si mise subito a strillare e tutti gli ospiti di quella grande casa vennero a vederlo, congratulandosi con il papà e sorridendo alla mamma.

Le donne con l’abito bianco bordato di azzurro parlavano poco e operavano tanto. Ognuna di loro sapeva esattamente che cosa doveva fare. Erano tanto dolci quanto efficienti. Poi la donna più anziana, quella che aveva raccolta Giuseppe e Maria in piazza, chiese a tutti di fare silenzio e recitò quella che doveva essere una preghiera. Maria non capiva le parole, ma avvertiva che le facevano bene.

Era da poco passata la mezzanotte e da fuori arrivavano tante voci, ma nella grande casa c’era silenzio. Nessuno voleva disturbare quella giovanissima mamma arrivata chissà da dove.

Prima di cadere in un sonno profondo, Maria sentì che tutti si rivolgevano alla donna più anziana chiamandola Teresa, o qualcosa del genere. Madre Teresa, quello sembrava il suo nome. Poi si addormentò. E anche Giuseppe, a quel punto, si concesse di dormire.

Aldo Maria Valli

Tratto  da  Il diavolo in piazza San Pietro e altri racconti,  Àncora Libri

 

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