Il sinodo per l’Amazzonia e un “foglietto” che lascia perplessi

Cari amici di Duc in altum, ieri, domenica 26 maggio, mi trovavo nella diocesi ambrosiana e quindi non ho visto il foglietto La Domenica, ausilio per seguire la Santa Messa in rito romano. Un lettore mi segnala però che il foglietto nell’ultima pagina proponeva un contributo, sul prossimo sinodo per l’Amazzonia, difficile da accettare.

Pubblico qui sotto la lettera che mi è stata inviata, lasciando a voi tutti il compito di tirare le debite conclusioni.

A.M.V.

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Caro Valli, alla Messa di oggi, 26 maggio 2019, VI domenica di Pasqua, il foglietto  per seguire la celebrazione, La Domenica, nell’ultima pagina riporta il seguente  titolo: La Chiesa di fronte all’Amazzonia. Il sinodo avrà il coraggio della profezia?

Il testo non posso riportarlo tutto. Mi limito ad alcuni passaggi  più significativi, lasciando ai suoi lettori la possibilità di esprimere un giudizio.

«Ci stiamo chiedendo – si legge – quale sarà il cammino che la Chiesa indicherà nel Sinodo per l’Amazzonia. Si presenterà come una “Chiesa in uscita”, capace di ascoltare ed imparare dai popoli ai quali si rivolge? Avrà il Sinodo il coraggio delle profezia denunciando la violenza dei potenti?».

Ma l’attuale pontefice, mi chiedo, non riceve abitualmente questi potenti legati all’Onu, all’Unesco eccetera, e si fa  persino dare consigli da loro?

Poi l’articolo prosegue: «Avrà il Sinodo il coraggio di ripensare la  ministerialità della Chiesa? Continuerà il digiuno eucaristico per le numerose comunità che celebrano il giorno del Signore senza pastori? Vedremo finalmente uomini e donne validi incaricati in ruoli di responsabilità, anche ministeriale e liturgica, all’interno delle loro comunità? […] È urgente una “rivoluzione spirituale e umana” come desidera papa Francesco, dove la Chiesa si metta in ascolto dei segni dei tempi e, insieme con questi popoli, minoranze umane, cambi stile di vita e stile di essere Chiesa. È tempo di  profezia  per i popoli, per le loro culture, per la madre terra» .

Ebbene, ho trovato  il contenuto di questo articolo sbagliato, ipocrita e subdolo.

1°  È sbagliato  perché, come in Evangelii gaudium, afferma macroscopici errori che si contraddicono da soli, del tipo «questa economia uccide» oppure «la inequità è il peggiore dei mali sociali». Ora  è evidente a tutti che non può esistere uno strumento (come l’economia ) che in sé uccida. È l’uomo che lo utilizza male, perché non ha, o ha perso, il senso cristiano della vita e quindi crea situazioni nelle quali i più deboli soccombono. Non è certo la inequità (cattiva ripartizione delle risorse) la radice dei mali. Semmai è la conseguenza, perché la radice del male è il peccato, che crea i vizi, quali egoismo, avidità, indifferenza, i quali non generano la solidarietà necessaria. E tutto questo avviene quando si perde o non si acquisisce la fede cristiana.

2° È ipocrita perché l’attuale pontificato accoglie a braccia aperte, perfino quali consultori, i veri  responsabili  delle crisi economiche e ambientali alla Pontificia accademia delle scienze in Vaticano, ossia i vari Jeffrey Sachs , Paul Herlich, Zuckerberg…

3° È subdolo perché  insinua la necessità del sacerdozio femminile e della fine del celibato obbligatorio dei preti per frenare «il digiuno eucaristico»: da non crederci!

Lo ripeto. Tutti  i problemi evidenziati nel foglietto, dall’inequità all’economia che uccide al calo delle vocazioni, hanno una sola vera causa: la mancanza di fede. Rispetto alla quale, io credo, una certa responsabilità l’ha proprio la Chiesa, soprattutto in America Latina, per via della Teologia della liberazione.

Lettera firmata

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