Se la monizione diventa un abuso

I vescovi cattolici del Burundi in un loro recente documento sottolineano che “non è lecito per un prete celebrante permettere a un laico o a qualsiasi altra persona di parlare durante la Messa, a parte le disposizioni del rituale per le celebrazioni eucaristiche”.

Il documento è stato adottato al termine dell’assemblea plenaria dei vescovi del paese africano e il divieto, che i vescovi del Burundi hanno sentito il bisogno di ribadire per preservare la dignità della celebrazione eucaristica, nasce dal fatto che in molte chiese del paese, ma anche di altre nazioni africane, spesso ci sono persone che, facendo valere il loro status, intervengono durante le celebrazioni liturgiche pur non avendone alcun titolo.

A volte i preti permettono questi interventi perché si sentono in obbligo o intimiditi da fedeli laici che, in virtù del loro status sociale, politico o economico, pensano di avere il diritto di intervenire e ne approfittano, mettendo i sacerdoti nella condizione di arrendersi alle pressioni.

Citando l’enciclica Ecclesia de Eucharistia di san Giovanni Paolo II i vescovi insistono sull’importanza del fatto che ciascun sacerdote rispetti fedelmente le norme liturgiche che regolano la celebrazione della Santa Messa. “La liturgia non è mai proprietà privata di nessuno, che si tratti del celebrante o della comunità in cui vengono celebrati i misteri. L’apostolo Paolo ha dovuto rivolgere parole forti alla comunità di Corinto a causa di gravi mancanze nella celebrazione dell’Eucaristia, che ha portato alla divisione e all’emergere di fazioni”.

Nel loro documento i vescovi ammettono che possono esserci alcune eccezioni alla regola, per esempio in occasione di ordinazioni, professioni religiose e i giubilei,  quando la persona al centro della celebrazione può esprimere un pensiero e dare una testimonianza. In generale, tuttavia, durante le Messe nessuno può andare all’ambone al di fuori  del lettore, del salmista e del diacono che proclama il Vangelo.

Il documento dei vescovi del Burundi ha, indirettamente, un valore anche per noi. Nelle nostre chiese il problema non è quello delle persone di un certo “peso” che vogliono arringare le folle, però c’è un’altra questione, e cioè che all’ambone vanno sempre più spesso persone che non ne hanno titolo.

Ormai, infatti, un po’ tutti possono andare all’ambone per leggere ogni sorta di preghiera o avviso o comunicazione o “monizione”. Ma questa cattiva abitudine non tiene conto del fatto che l’ambone, pur distinto dall’altare, vi è connesso. L’ambone è luogo sacro, non una specie di tribuna aperta al pubblico.

Quanto alle cosiddette “monizioni”, è vero che le regole prevedono che un “animatore liturgico” possa, su richiesta del sacerdote, fare alcuni brevi interventi, per esempio all’inizio della celebrazione oppure prima delle letture, allo scopo di fornire ai fedeli alcuni elementi utili a una migliore comprensione delle Scritture. Ma est modus in rebus.

Personalmente sono contrario a questi interventi, perché trovo che durante le nostre Messe si parli già troppo. Inoltre non di rado si tratta di interventi discutibili dal punto di vista teologico e fuori misura come durata.

Le cosiddette monizioni  possono avere un senso a patto che siano brevi, semplici, sobrie, preparate bene e tenute da persone che sanno quel che dicono. Ma se sono riassunti delle letture o, peggio, mini-omelie, e per giunta tenute da chi non è adeguatamente preparato, non hanno senso. Anzi, sono veri e propri abusi.

Già in altre occasioni abbiamo parlato in questo blog della verbosità che caratterizza le nostre  celebrazioni eucaristiche e dell’ossessione di spiegare tutto, come se il rito non fosse in grado di parlare di per sé e come se si volesse togliere spazio al mistero.

La domanda è sempre la stessa: è proprio necessario parlare così tanto? La proclamazione delle Scritture non dovrebbe mantenere la sua centralità, senza essere soffocata da un mare di parole?

A volte le monizioni vengono proposte a beneficio dei bambini presenti alla Messa, ma non credo che i bambini siano indotti a partecipare meglio e di più in base a questi interventi. Il silenzio, il profumo dell’incenso, il vero raccoglimento, il bel canto, la bella musica sacra: ecco ciò che può davvero affascinare a e attirare.

Per il resto sono soltanto parole, parole, parole…

Aldo Maria Valli

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