Storia di Kate. Convertita dal Santissimo Sacramento

Londra, sabato 18 settembre 2010. Durante la visita di papa Benedetto XVI in Gran Bretagna, a Hyde Park migliaia di persone partecipano con il pontefice all’adorazione eucaristica.

Quando il Vicario di Cristo tiene in alto l’ostensorio e poi benedice la metropoli e il mondo intero, una donna presente tra la folla avverte che la sua vita sta cambiando.

Lei si chiama Kate Paulson e in quel settembre del 2010 sta combattendo una sorta di battaglia con la Chiesa cattolica. Da tempo se ne sente attratta, ma ancora non è riuscita a fare il passo dall’anglicanesimo al cattolicesimo.

Per spiegare la vicenda di Kate e della sua famiglia occorre tornare all’autunno del 2009, quando le reliquie di santa Teresa di Lisieux sono portate in pellegrinaggio in Inghilterra.

In un giorno di ottobre, insolitamente caldo, le reliquie arrivano al santuario mariano del Priorato di Aylesford, e lì ad accoglierle c’è anche la famiglia Paulson.

Il marito di Kate, Graham, è cattolico, e anche i loro tre bambini, di età compresa fra i due e i dieci anni, per un accordo fra i genitori, sono stati  battezzati nella Chiesa cattolica. Kate invece, sebbene in passato si sia sentita attratta dal cattolicesimo, è ancora anglicana.

Fin da quando era studentessa Kate ha avvertito il richiamo della Chiesa cattolica. Ricorda ancora quella volta che chiese informazioni sull’Ave Maria a un compagno di corso, e lui le fece trovare il testo della preghiera scritto su un biglietto infilato sotto la porta.

Il grande passo, comunque, non è mai avvenuto. E in quel giorno del 2009, mentre l’intera famigliola Paulson si trova in coda in attesa di passare di fronte alle reliquie di santa Teresa di Lisieux, non è che Kate sia particolarmente felice. Il viaggio in auto ha richiesto quattro ore e la coda di fedeli è interminabile. I bambini sono irrequieti: la classica situazione che mette a dura prova qualsiasi genitore.

Quando poi, dopo un’attesa di tre ore, la famigliola è finalmente davanti alle reliquie, tutto ciò che vede è una piccola bara, che certamente non suscita particolare interesse nei tre bambini.

Mamma Kate e papà Graham, tuttavia, aiutano i loro figli a porre le mani sulla reliquia e pregano tutti insieme. Una scena che commuove un signore lì accanto, il quale dice a Kate: “Signora, lei e i suoi ragazzi riceverete molte benedizioni per aver fatto una fila così lunga”.

In quel 2009 Kate frequenta ogni domenica, con Graham e i bambini, la santa messa cattolica ma, non potendo accostarsi alla comunione, vive una condizione di inferiorità ed esclusione. “A essere onesti – racconta – ce l’avevo con i cattolici e la Chiesa cattolica. Mi sembrava un club esclusivo, del quale non potevo far parte per mancanza di preparazione”.

In passato due tentativi di entrare nella Chiesa cattolica, per vari motivi, non sono arrivati a conclusione. Di mezzo, a complicare le cose, c’è stato anche il trasferimento da Londra al Surrey, dove Kate e Graham lavorano come avvocati.

E ora andiamo di nuovo a quel sabato 18 settembre del 2010, quando papa Benedetto, a Hyde Park, presiede l’adorazione eucaristica e in mezzo alla folla c’è anche la famiglia Paulson.

Ancora una volta, l’impresa non è stata delle più agevoli. A dirla tutta, Kate, memore della fatica fatta per visitare le reliquie di santa Teresa, avrebbe evitato volentieri. Ma Graham ha insistito: “Tutta la nostra parrocchia ci va. È un’occasione unica”.

Kate pensa: “Passare un sabato con tre bambini e altre ottantamila persone a Hyde Park. Perché? Chi me lo fa fare?”. Però alla fine accetta.

I Paulson prendono dunque il treno per Londra e raggiungono a piedi il luogo della cerimonia. La folla è enorme, l’attesa lunga, il papa lontanissimo e minuscolo. Per vederlo occorre guardare nei maxischermi, come in tv.

Insomma, le condizioni non sono certamente delle migliori. Tuttavia Kate ricorda molto bene che quando papa Benedetto prese l’ostensorio con il Santissimo Sacramento e lo alzò fu assalita da una domanda tanto semplice quanto perentoria. “Pensai: perché non sono cattolica?”.

E quando poi Kate ascoltò l’inno Tell Out My Soul, una versione del Magnificat, sentì che dentro di lei stava  avvenendo qualcosa di straordinario, come se qualcosa salisse verso le spalle e fuggisse via. “Lo seppi con precisione: dovevo diventare cattolica”.

La mattina seguente Kate bussa letteralmente alla porta del parroco chiedendo di diventare cattolica, e subito. Il prete, un po’ confuso, è felice, ma fa presente che ci vuole un percorso di preparazione.

“Replicai che l’avevo già fatto. Volevo una conversione rapida. Dissi proprio così. Non potevo aspettare una sola settimana o seguire le istruzioni: ero pronta”.

“Gli dissi che avevo frequentano non uno ma due corsi di preparazione e che da dieci anni andavo regolarmente alla messa cattolica. Lo implorai di non farmi aspettare. Dovevo diventare cattolica, e in fretta. Ero irremovibile: non potevo aspettare fino a Pasqua, non potevo aspettare oltre”.

Poco dopo questa conversazione, Kate scrive a padre Cunnane, il prete cattolico che ha celebrato il suo matrimonio con Graham, per informarlo della richiesta fatta al parroco e per raccontargli della forte esperienza vissuta a Hyde Park. E padre Cunnane risponde che lui si trovava proprio accanto a Benedetto XVI durante l’adorazione eucaristica.

Per Kate è un altro segno. Passa un mese e finalmente arriva il gran giorno: Kate sarà accolta nella Chiesa cattolica. Ma la notte precedente è tutt’altro che tranquilla. Nel cielo sopra il paese dei Paulson si scatena una tempesta senza precedenti, con fulmini e tuoni fragorosi.

Alle cinque del mattino, mentre la tempesta ancora imperversa, Kate scende le scale di casa e cerca la sua copia del Catechismo. In vista della prima confessione, vuole rileggere le pagine sulla differenza tra peccati veniali e peccati mortali. Mentre apre il catechismo, un tuono spaventoso rimbomba a lungo e proprio in quell’istante un santino cade dal libro. Un fulmine illumina la stanza e Kate vede che è un santino di Teresa di Lisieux, dono di un amico che glielo regalò una volta che lei ebbe dubbi circa l’Eucaristia.

Ricorda Kate: “Non voglio entrare nei dettagli. Ci sono profumi che non puoi esporre all’aria senza che perdano la loro fragranza e ci sono esperienze che non puoi esprimere con linguaggio umano senza che perdano il loro significato profondo. Santa Teresa mi fissava”.

Sta di fatto che quel giorno, mentre raccoglie l’immaginetta con il volto di Teresa di Lisieux, le tornano alla mente le parole di quello sconosciuto, davanti alle reliquie della santa: “Riceverai grandi grazie”.

A quel punto un pensiero la colpisce. Alzando gli occhi al calendario, si rende conto che la data fissata per il suo ingresso nella Chiesa cattolica è la stessa del pellegrinaggio presso le reliquie di santa Teresa: è passato un anno esatto. “Ho pianto. È stato così sorprendente! Ero così consapevole della presenza di Dio! Mi stava dicendo che non era una coincidenza: mi stava dicendo che stavo facendo la cosa giusta”.

Ora, ripensando al giorno del suo ingresso nella Chiesa cattolica, Kate dice: “Quando finalmente presi la Comunione, ero felice. Era la fine di un lungo viaggio e l’inizio di uno nuovo. Finalmente ero in unione con il resto della mia famiglia. Ero membro a pieno diritto della Chiesa. Non più un’estranea, ma una vera  cattolica!”.

A.M.V.

Fonte: NCR

 

 

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