Le nozze del cielo con la terra: la vita di Madre Yvonne-Aimée di Gesù

È uscito il libro di Claudio Dalla Costa Le nozze del cielo con la terra: vita di Madre Yvonne-Aimée di Gesù (Chorabooks).

Madre Yvonne-Aimée di Gesù (1901-1951) è stata una delle mistiche più originali nella storia della Chiesa del Novecento. Da giovane si dedicò all’apostolato rivolto ai poveri delle periferie di Parigi, ma dopo una forte esperienza mistica il Signore le fece capire che avrebbe dovuto diventare suora agostiniana in un convento della Normandia. Divenne così a soli trentatré  anni superiora del suo monastero e in seguito superiora generale della Federazione agostiniana che contava a quei tempi trentadue conventi.

La sua vita è un richiamo continuo all’esistenza del Cielo in un mondo che, oggi come allora, emargina, osteggia e odia il Creatore. Le nozze del cielo con la terra narra l’affascinante avventura terrena di una suora singolare che ricevette doni straordinari: bilocazioni, profezie, apparizioni del Signore, della Madonna, degli angeli, e subì violenti attacchi da parte del demonio. Visse tutto questo nella più grande umiltà e nella discrezione assoluta, testimoniando un amore infinito a Dio e ai fratelli. 

Madre Yvonne-Aimée seppe manifestare durante il suo pellegrinaggio terreno pienezza di umanità e profondità di vita spirituale, raggiungendo un raro equilibrio tra doti umane e virtù soprannaturali, tra natura e grazia, tra preghiera e azione. Con la sua gioia e la sua semplicità, unite a un forte senso dell’amicizia, seppe esercitare sui suoi contemporanei un notevole ascendente. Il padre gesuita Jean-Joseph Surin la definirebbe una di quelle persone nelle quali “si può vedere, come attraverso uno specchio, la luce dell’altro mondo”.

Madre Yvonne-Aimée fu anche un’eroina della seconda guerra mondiale per aver salvato dai nazisti persone di diverse nazionalità. Il generale De Gaulle in persona la decorò con la Legione d’onore, ma anche inglesi e statunitensi riconobbero i suoi meriti premiandola con le più alte onorificenze.

In Francia è considerata, insieme a Marthe Robin, la più grande mistica del XX secolo. La sua causa di beatificazione è stata introdotta nel 2004.    

L’autore della biografia, Claudio Dalla Costa,  vive in provincia di Torino e unisce all’attività professionale la passione dello scrivere su tematiche di saggistica religiosa.

Sul libro di Dalla Costa vi propongo volentieri un contributo del padre Serafino Tognetti.

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Un’agostiniana speciale, una biografia appassionante

Nei libri di Claudio Dalla Costa le vite dei santi si presentano come finestre aperte sul Mistero di Dio, tracce imprescindibili per la nostra vita di cristiani e aiuti fondamentali per il nostro cammino spirituale.

Ci sono agiografie – se ne lamentava la stessa santa Teresa di Gesù Bambino – nelle quali il santo è presentato sempre come perfetto e lo stile del narratore risulta melenso, ampolloso, falso. Sono convinto che certi santi non sarebbero contenti delle vite scritte su di loro, come nel caso del santo Curato d’Ars che scuoteva la testa perplesso quando gli portavano ceeti “santini” che già circolavano con le sue immagini, lui vivente. Altre volte, anche quando il narratore si limita al racconto dei fatti, senza ingigantirli o interpretarli, il testo può risultare fastidioso, grigio, soporifero.

Di tutt’altro genere è lo stile di Dalla Costa; egli parla sì del santo, ma non racconta la sua vita: ce lo fa incontrare, mettendolo continuamente in rapporto con altri santi, altri interpreti, altri pensieri, che lo inquadrano in una sorta di grandiosa “comunione dei santi”. Egli non segue lo stretto percorso cronologico ma, per esempio, se deve parlare di come suor Yvonne-Aimée visse l’amicizia, ecco che leggiamo, con incisi rapidi e fulgidi, che cosa intendesse per amicizia spirituale il grande teologo svizzero M. Zundel, come ne parlasse la mistica Marthe Robin, che cosa scrivesse in proposito suor Magdeleine di Gesù. Allo stesso modo, il racconto può essere improvvisamente interrotto dalla commovente storia della bimba ustionata che morì parlando di Dio o della figlia del filosofo Mounier, ostia innocente donata ai genitori in virtù della propria malattia invalidante.

La suora francese protagonista del nostro testo viene messa in continuo confronto con Gemma Galgani, Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Madre Speranza, ma in modo così vivo e avvincente che davvero pare non vi possa essere altra vita se non quella dei santi. E dei santi nel loro insieme.

I testi di Claudio Dalla Costa sono appassionanti come le biografie singolarissime di Luis De Wohl, che catturano il lettore dalla prima pagina all’ultima facendolo entrare con impeto nella vita, per esempio, di san Tommaso d’Aquino (La liberazione del gigante) o di santa Caterina da Siena (La mia natura è il fuoco). Stessa cosa si può dire solo per pochi altri rari scrittori, come ad esempio un don Giuseppe De Luca, che non si dedicò alle vite di santi, ma quando si cimentò su san Luigi Grignion de Montfort produsse un capolavoro: possiamo aver letto altre dieci agiografie del santo bretone, ma quando ci si imbatte in quella del De Luca le altre semplicemente scompaiono.

Anche scrivere è un dono: e qui siamo di fronte a uno stile che è un vero regalo per il lettore. Pochi in Italia conoscono madre Yvonne-Aimée di Gesù, un’agostiniana dotata di eccezionali carismi e al tempo stesso umile e simpatica, e che sia l’autore piemontese a presentarcela è una vera fortuna. Si finisce il libro con la stessa impressione che aveva santa Elisabetta della Trinità dopo la preghiera: sazi.

Il testo ha inoltre il pregio di essere leggero, scorrevolissimo, coinvolgente, con quello stile aneddotico che ha reso celebre l’autore del noto Avete finito di farci la predica?

Verrebbe da dire: peccato che Dalla Costa scriva così poco… Era lo stesso rimprovero che Giovanni Papini rivolgeva all’amico Domenico Giuliotti, scrittore cattolico poco conosciuto ma di altissimo talento. Giuliotti gli rispondeva che in parte ciò era dovuto alla sua pigrizia, ma soprattutto a un’ispirazione che non sempre era presente e, quando lo era, era come sofferta, travagliata. Così è lo scrittore vero, e soprattutto delle cose di Dio. Egli legge moltissimo, prega, si mette di fronte a Dio o, meglio, in ginocchio. Poi ogni tanto scrive. Ed è sempre un dono.

Padre Serafino Tognetti

 

 

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