Maria Madre di Dio. Dunque corredentrice

Cari amici di Duc in altum, in questo primo gennaio, solennità di Maria Madre di Dio, vi propongo un nuovo intervento fattomi pervenire dal professor Mark Miravalle, mariologo dell’Università Francescana di Steubenville, negli Stati Uniti. Il professor Miravalle, che ha già scritto per Duc in altum il saggio Il valore corredentivo della “compassio” di Maria,  torna sulla questione del titolo di corredentrice esaminandone a fondo i presupposti biblici e liturgici. Da parte mia, mi permetto di annotare che non mi trovo in linea rispetto ai giudizi positivi che il professore formula nel finale, circa l’influenza mariana sul pontificato di Francesco, ma ciò senza togliere all’articolo di Miravalle il merito di fornire ai lettori utilissime chiavi di lettura sulla questione della corredenzione di Maria.

A.M.V.

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Il tema riguardante Maria, la Madre di Gesù, come “corredentrice” è diventato la discussione mariologica più calda di questi giorni, visti i commenti a braccio di papa Francesco su tale titolo durante l’omelia del 12 dicembre 2019, nella quale ha affermato che Maria “mai si è presentata come corredentrice”.

La dottrina dell’esclusiva partecipazione umana di Maria alla Redenzione compiuta da Gesù Cristo, unico divino Redentore, che è teologicamente contenuta nel singolo termine “co-redentrice”, è già un insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica e del Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 56, 57, 58, 61). L’attuale dibattito globale pone tuttavia la domanda: perché? Perché la Chiesa chiama Maria l’unica corredentrice umana con Gesù?

Il prefisso “co” deriva dalla parola latina cum, che significa “con” e non “uguale”. Il titolo “corredentrice” applicato alla Madre di Gesù non pone mai Maria a un livello di uguaglianza con Gesù Cristo, l’unico divino Redentore del mondo. Mettere Maria a un livello divino di uguaglianza con Gesù costituisce sia eresia cristiana sia blasfemia.

Piuttosto, il termine di Corredentrice applicato alla madre umana di Gesù indica la singolare partecipazione umana di Maria con e sotto Gesù, suo Divino Figlio, all’opera salvifica della Redenzione (redimere: “riacquistare”) per la famiglia umana.

Sia gli studi biblici sia quelli liturgici chiariscono che il prefisso “co” non significa uguale. San Paolo si riferisce a tutti noi cristiani come “collaboratori di Dio” (1 Cor. 3: 9), ma non insegna che siamo “lavoratori uguali” a Dio. La liturgia si riferisce ai cristiani come “co-eredi” di Gesù, ma certamente non significa che sono “eredi uguali” a Gesù. Papa San Giovanni Paolo II ha ripetutamente esortato i fedeli cattolici a essere “co-redentori in Cristo” (ad esempio, 8 maggio 1988). Ancora una volta pertanto si può confermare che “co” significa “con” e non “uguale”, così come è usato in maniera appropriata nei testi biblici, nella liturgia e dai papi nel titolo mariano “Co-redentrice”.

La straordinaria cooperazione di Maria alla Redenzione illustra il principio cattolico centrale di partecipazione, in cui le creature possono condividere un qualità o un’opera di Dio, ma senza aggiungere, sottrarre o competere con Dio attraverso quella partecipazione. Ad esempio, ogni cristiano partecipa alla natura stessa di Dio condividendo la sua vita divina attraverso la grazia santificante (cfr. 2 Pietro 1:14), ma senza aggiungere, sottrarre o competere con la vita divina della Trinità. Allo stesso modo, tutti i cristiani partecipano in modo totalmente dipendente e subordinato all'”unica mediazione tra Dio e l’uomo, che è l’uomo Cristo Gesù” (1 Tim 2: 5) per il tramite, come San Paolo esorta alcuni versi prima, delle nostre “suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti” gli uni per gli altri (1 Tim 2:1).

Allo stesso modo, san Paolo chiama i cristiani a partecipare all’opera di redenzione di Gesù “rimediando a ciò che manca alle sofferenze di Cristo, per il bene del suo corpo, che è la Chiesa (Col. 1:24)”, cioè partecipando alla misteriosa liberazione delle grazie meritate da Gesù attraverso l’offerta fedele delle nostre sofferenze in unione con Gesù per la salvezza delle anime. Questo è il motivo per cui papa san Giovanni Paolo II (e papa Pio XI prima di lui) hanno giustamente chiamato tutti i cristiani a essere redentori in Cristo: condividere la missione salvifica di redenzione di Gesù per i nostri fratelli e le nostre sorelle attraverso le nostre preghiere, la nostra intercessione, la nostra evangelizzazione, la nostra catechesi, la nostra carità, la nostra testimonianza e soprattutto attraverso le nostre sofferenze unite a quella dell’unico divino Redentore.

Le coppie “co-creano” con il Padre Eterno quando hanno figli; i vescovi “co-santificano” con lo Spirito Santo quando amministrano la Confermazione; e tutti i cristiani “co-redimono” con Gesù offrendo le loro preghiere e i loro sacrifici in unione con Gesù per la salvezza delle anime.

Se ogni cristiano è chiamato a partecipare all’opera redentrice di Gesù come co-redentori in Cristo, allora sicuramente la Madre di Gesù lo fa, ma a un livello di partecipazione come nessun’altra creatura nella storia. La partecipazione umana di Maria alla Redenzione di Cristo è, ancora una volta, interamente dipendente e subordinata all’opera infinita del divino Redentore (Lumen gentium, 60, 61). Tuttavia nessuno condivide la Redenzione del suo divino Figlio più della sua madre umana.

In che modo dunque la Scrittura rivela il ruolo unico di Maria come Corredentrice con Gesù?

Dall’inizio dell’Antico Testamento, il Libro della Genesi profetizza la “donna” posta dal Padre Eterno in totale opposizione o “inimicizia” con il diabolico serpente, e dice che condividerà intimamente con suo Figlio, il “seme” della vittoria, con lo schiacciamento della testa di Satana e del suo seme (cfr. Gen. 3:15).

All’Annunciazione, Maria partecipa storicamente con il Redentore come nessun altro portando il divino Redentore nel mondo e fornendo alla Parola Divina lo stesso strumento di Redenzione: il suo corpo umano. Come ha esclamato santa Teresa di Calcutta, “certo, Maria è la Corredentrice! Ella ha dato a Gesù il suo corpo e l’offerta del suo corpo è ciò che ci ha salvato” (14 agosto 1993).

Simeone profetizza la futura sofferenza della madre del Redentore al Calvario in un esplicito riferimento biblico al sacrificio correlato di Maria con Gesù al Calvario: “E anche una spada perforerà la tua stessa anima” (Lc 2, 35).

Il culmine storico della redenzione umana al Calvario (Giovanni 19: 25-27) rivelerebbe parimenti l’apice del ruolo di Maria come Corredentrice. Il Concilio Vaticano II descrive il suo ruolo senza pari come testimoniato dalle Scritture: “Così, la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette, soffrendo profondamente con il suo Unigenito e associandosi con animo Materno al suo sacrificio, e acconsentiva amorevolmente all’immolazione della vittima da lei generata. Alla fine, dallo stesso Cristo Gesù morente sulla croce fu data quale madre al suo discepolo con queste parole: donna, ecco tuo figlio (Giovanni 19: 26-27)” (Lumen gentium, 58).

La Chiesa paleocristiana ha consegnato fedelmente il ruolo unico di Maria nella Redenzione contenuto nella Scrittura e nella tradizione apostolica. La Chiesa post-apostolica del II secolo trasmetteva il ruolo corredentivo di Maria all’interno del modello primitivo della “Nuova Eva”: poiché Eva aveva partecipato con Adamo alla perdita della grazia per la famiglia umana, così Maria la Nuova Eva, partecipò con Cristo, il Nuovo Adamo, nel restauro della grazia per la famiglia umana. Sant’Ireneo identifica Maria come “causa di salvezza per sé stessa e per l’intera razza umana” (Adversus haereses, 180 d.C.), e san Girolamo riassume in modo succinto “Morte per Eva, vita per Maria” (+ 420).

La Chiesa medievale avrebbe anche sostenuto il ruolo della Madonna nella Redenzione. San Bernardo di Chiaravalle parla della compassione di Maria con Gesù al Calvario e della sua “offerta di suo Figlio” per la nostra Redenzione (Sermo 3 de purificatione, + 1153); mentre il suo discepolo, Arnoldo di Chartres, si riferisce alla “co-sofferenza” e alla “co-morte” di Maria con suo Figlio al Calvario (De Laud. BVM, + 1160). Il titolo di Corredentrice viene usato per la prima volta nel XIV secolo (Cattedrale di Salisburgo) ed è più volte difeso dal grande teologo gesuita tridentino Alfonso Salmeron (Commentari in Evangel. +  1585).

I papi degli ultimi tre secoli hanno ripetutamente proposto la corredenzione di Maria, con papa Pio XI che ha esplicitamente usato tre volte il titolo di Corredentrice e il grande papa San Giovanni Paolo II che si riferì a Maria come Corredentrice in sette occasioni distinte, come insegnamento della dottrina della Corredenzione mariana, onnipresente in tutto il suo pontificato. Per esempio: “Crocifissa spiritualmente con suo Figlio crocifisso … contemplò eroicamente la morte del suo Dio … al Calvario, si unì al sacrificio di suo Figlio, che portò alla fondazione della Chiesa … In effetti, il ruolo di Maria come Corredentrice non cessò con la glorificazione di suo Figlio” (31 gennaio 1985, Guayaquil, Ecuador).

La straordinaria serie di santi canonizzati di recente, che hanno legittimamente definito Maria come Corredentrice, include san Padre Pio da Pietrelcina, santa Teresa di Calcutta, san Massimiliano Kolbe, santa Teresa Benedetta della Croce, san Josemaría Maria Escrivá de Balaguer, san John Henry Newman e, ancora una volta, papa san Giovanni Paolo II. La grande veggente di Fatima, suor Lucia, usa e spiega in modo sublime il titolo di Corredentrice per Maria in numerose occasioni nel suo ultimo scritto, Chiamate dal messaggio di Fatima.

Ma perché Maria merita in modo univoco il titolo di “corredentrice” di tutta l’umanità, e anche tra i più alti angeli?

Maria è davvero superiore a tutta l’umanità nel suo ruolo di corredentrice umana con Gesù in virtù del suo ruolo irripetibile di Madre di Dio. Solo Maria può dire del Redentore che è “osso del mio osso; carne della mia carne.” Dio non usò Maria come un tipo di “madre surrogata”, utilizzandola esclusivamente come baby maker fisica, e quindi ponendola lontana dal Figlio. Il sì di Maria all’Annunciazione fino al suo sì al Calvario la rende Corredentrice permanente del suo Figlio Redentore.

Un’altra risposta al “perché” di Maria Corredentrice è essenzialmente legata alla sua Immacolata Concezione. Maria fu creata “piena di grazia” e senza peccato, in modo da unirsi fedelmente a Gesù nella sua opera di Redenzione senza infedeltà alla sua missione, per essere il suo perfetto partner umano nella missione redentrice senza alcun “punto debole” con Satana. L’Immacolata Concezione permise anche a Maria di dare a Gesù la sua immacolata natura umana, che sarebbe diventata lo strumento della Redenzione (Ebr. 10:10). Come spiegato dal vescovo Josef Punt di Haarlem-Amsterdam in Un vescovo spiega Maria ai protestanti: “… il Padre ha potuto solo concepire l’Incarnazione di suo Figlio insieme alla Donna, dalla quale suo Figlio avrebbe preso la carne. E oggi, attraverso la scienza, sappiamo meglio cosa significa carne: non solo muscoli, ossa eccetera, ma tutto il suo DNA, il suo ‘patrimonio genetico’, tutto il suo potenziale umano e le sue qualità. Oltre alla sua divinità e alla sua anima umana, tutto il resto veniva da Maria e da Lei sola. Come diceva semplicemente Madre Teresa: ‘Niente Maria, niente Gesù’. Pertanto, nella comprensione cattolica, Maria non poteva essere un essere peccaminoso. Il peccato originale influenza anche il nostro DNA. Per grazia di Dio, una grazia derivata in anticipo dalla Redenzione, Lei è stata quindi creata nella purezza originale e nella libertà originale, non ancora corrotta dal peccato. Noi la chiamiamo Immacolata Concezione”. Doveva essere così.

Solo in quella vera libertà, nel nome di tutta l’umanità, Maria poteva dire “sì” a Dio, dove Eva ha detto “no”, e con questo atto libero, e con la sua libera sofferenza con Cristo dalla nascita alla morte, ha corretto il peccato di Eva, e divenne la “causa di salvezza per sé stessa e per l’intera razza umana”, come scrive il padre della Chiesa sant’Ireneo già nel II secolo. Il suo “sì” è cruciale nella storia dell’umanità come il “no” di Eva. Mentre Eva collaborò con Adamo nel peccato, Maria collaborò con Gesù nella Redenzione. Cristo è il nostro unico divino Redentore, ma nel senso umano Maria merita davvero di essere chiamata Corredentrice con Gesù, non solo perché è sua Madre, ma, di nuovo, perché è l’Immacolata Concezione.

È ancora possibile che il titolo di Corredentrice per Maria possa essere frainteso nel senso che pone in qualche modo Maria a un livello di uguaglianza con Gesù? Certamente potrebbe. Ma anche il primo titolo dogmatico di Maria “Madre di Dio” potrebbe essere frainteso nel senso che Maria era la madre di Dio Padre o la madre dello Spirito Santo. Ecco un’altra ragione per cui una solenne dichiarazione di che cosa intende esattamente la Chiesa quando chiama Maria Corredentrice potrebbe mettere ordine in tutto ciò.

Questi sono i motivi per cui Maria è veramente Corredentrice. Queste sono anche le ragioni per cui il popolo di Dio nel mondo continua a pregare e a presentare rispettosamente una petizione al nostro santo padre papa Francesco, per una sua solenne definizione.

Inoltre sarebbe inesatto valutare la caratterizzazione mariana del pontificato di papa Francesco solo sulla base di alcuni commenti spontanei durante la sua omelia non scritta del 12 dicembre scorso. L’influenza mariana in questo pontificato è invece evidente, nelle stesse azioni di papa Francesco, come ad esempio nell’aver stabilito la festa di Maria Madre della Chiesa, con il suo profondo significato pneumatologico il lunedì dopo la Pentecoste; la diffusione della potente devozione della Madonna che scioglie i nodi a livello globale; l’elevazione della celebrazione liturgica della Madonna di Loreto; il suo ripetuto insegnamento sull’importanza del Rosario; la sua testimonianza devozionale mariana iniziando e terminando ogni viaggio internazionale portando fiori e pregando davanti alla famosa icona Salus Populi Romani di Santa Maria Maggiore a Roma; la sua fervida devozione e il pellegrinaggio per Fatima; la sua approvazione senza precedenti dei pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje, anche prima della sua formale approvazione di autenticità; il suo motto più volte ripetuto secondo cui “Un cristiano senza Maria è un orfano”, i suoi recenti ripetuti riferimenti alla Madonna come “Madre di tutti i popoli” (20 ottobre 2019; 8 dicembre 2019), che è la dottrina mariana generale che si richiede che possa essere solennemente definita come dogma.

Il cuore di papa Francesco è aperto alla Madre. Questo è il motivo per cui continueremo a pregare e a presentare una petizione per la solenne definizione di maternità spirituale della Madonna, inclusiva delle sue tre funzioni materne di Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata, ma sempre in completa obbedienza, fedeltà e rispetto per il vicario di Cristo sulla Terra.

Mark Miravalle

St. John Paul II Chair of Mariology

Franciscan University of Steubenville

 

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