Gavin Ashenden / Maria, i miracoli eucaristici, il magistero. Ecco la mia strada verso la Chiesa cattolica

Il 22 dicembre, durante la Santa Messa della quarta domenica d’Avvento, il vescovo anglicano Gavin Ashenden, già cappellano della regina Elisabetta II dal 2008 al 2017, è stato accolto nella Chiesa cattolica nella Cattedrale di Shrewsbury, in Inghilterra, dal vescovo Mark Davies. In questo modo i suoi ordini anglicani sono stati sospesi e Ashenden, la cui moglie Helen è già diventata cattolica due anni fa, è ora un teologo cattolico laico.

Perché questa scelta? Con lucidità, Ashenden spiega che i cristiani si confrontano oggi con un fenomeno nuovo, “un violento assalto alla cultura e al sistema di valori giudaico-cristiani da parte di un secolarismo utopico, spietato e furioso”, un assalto il cui obiettivo è il dissolvimento non solo della morale cristiana, ma della ricerca della verità e della visione degli esseri umani come creature volute da Dio a sua immagine.

Poiché la Chiesa d’Inghilterra, argomenta Ashenden, ha ceduto progressivamente al mondo, mettendo l’uguaglianza sociale al posto della salvezza e in generale adottando il punto di vista della cultura secolarizzata, a questo punto solo la Chiesa cattolica romana può ancora difendere la fede e l’uomo stesso.

“Sono particolarmente grato – dice Ashenden – per l’esempio e le preghiere di san John Henry Newman”, il cardinale convertitosi a sua volta dall’anglicanesimo al cattolicesimo. L’instancabile ricerca della verità condotta da Newman traccia la strada anche per noi oggi, verso “la nostra vera casa ecclesiale”, verso il papa che è la roccia.

Tempo fa Ashenden, noto per il suo linguaggio chiaro, si schierò senza mezzi termini alla lettura del Corano nella cattedrale episcopale di St. Mary a Glasgow, in Scozia.

“È stata una gioia speciale – ha detto il vescovo Davies – accompagnare Gavin Ashenden negli ultimi passi di un lungo viaggio verso casa, nella Chiesa cattolica. Sono consapevole della pubblica testimonianza che Ashenden ha dato alla fede e ai valori storici su cui è stata costruita la nostra società. Prego che questa testimonianza continui a essere un incoraggiamento per molti”.

Per lungo tempo Ashenden ha cercato di resistere nella Chiesa anglicana, ma ha capito di non avere altra scelta che diventare cattolico quando ha visto che l’anglicanesimo “ha capitolato totalmente di fronte alle richieste sempre più intense e non negoziabili della cultura secolare”.

Decisivo nel processo di conversione è stato anche l’incontro con il mariologo René Laurentin, esperto di apparizioni mariane, un’amicizia che ha dato vita a una profonda dipendenza dal Rosario. Ma un altro fattore è stato scoprire il fenomeno dei miracoli eucaristici. “Il fatto che tali miracoli siano sconosciuti tra coloro che celebrano la versione anglicana dell’Eucaristia ha implicazioni ovvie. È di grande sollievo appartenere alla Chiesa nella quale la Messa è veramente la Messa”.

Inoltre Ashenden è stato attirato dal magistero papale. Poiché “puoi trovare un diverso anglicanesimo per ogni giorno della settimana e, anzi, quasi per ogni ora del giorno, ho capito che solo la Chiesa cattolica, con il peso del magistero, possiede l’integrità ecclesiale, la maturità teologica e la potenza spirituale per difendere la fede, rinnovare la società e salvare le anime nella pienezza della fede”.

Secondo Ashenden la Chiesa cattolica resta l’unica alternativa alla tirannia del marxismo culturale. “All’inizio degli anni Ottanta, da giovane prete anglicano, ho portato di nascosto di tutto, dalle bibbie alle medicine, ai cristiani ortodossi e cattolici al di là della cortina di ferro. Nei miei viaggi a Praga portai libri di teologia in un seminario cattolico clandestino che continuò l’attività nonostante il divieto di ordinare preti. La Chiesa cattolica sotterranea era l’unica alternativa organizzata al totalitarismo lì. Quando poi il muro di Berlino crollò, nel 1989, pensai che fosse la fine del marxismo, ma, come molti altri, mi sbagliai. Ancora non sapevo che le mie esperienze nella Chiesa cattolica sotterranea in Cecoslovacchia avrebbero agito da catalizzatore e da esempio per condurmi nella mia vera casa spirituale”.

Come ho già detto in molte altre occasioni, ho una passione per le storie dei convertiti al cattolicesimo. Noi, che siamo cattolici di nascita, troviamo nei loro racconti innumerevoli spunti di riflessione. Soprattutto i convertiti ci spiegano perché essere cattolici è un preziosissimo dono. E anche una responsabilità grande in un mondo che non solo non è più cristiano, ma è sempre meno umano.

A.M.V.  

 

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