I cattolici al tempo del coronavirus / 8
Cari amici di Duc in altum, eccoci a un’altra puntata della nostra serie I cattolici al tempo del coronaviorus. Continuate a scrivermi via Facebook. Raccomando di precisare sempre da dove scrivete. Grazie.
A.M.V.
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Qui Mantova
Domenica mattina presto abbiamo ricevuto la notizia di una Messa clandestina. Per me e mio marito è stata una gioia incredibile. Ci siamo sentiti un po’ come i nostri fratelli dei paesi in cui i cristiani sono perseguitati. Personalmente avevo già deciso che non avrei seguito alcuna Messa in streaming o in tv, perché la sola idea mi provoca un misto di angoscia, depressione e fastidio. La Santa Messa clandestina è stata molto sentita e commovente.
Lettera firmata
Mantova
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Qui Milano
Vedo che nelle chiese, lì dove è ancora possibile celebrare le Messe, non è stata sospesa la raccolta dell’elemosina, eppure si pretende che l’Eucaristia sia ricevuta sulle mani. Quelle stesse mani che hanno toccato i soldi, le panche, la porta d’ingresso… Follia.
Lettera firmata
Milano
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Qui Lucca
Abito in Toscana, precisamente a Lucca, e qui, grazie a Dio, non ci sono state, finora, restrizioni. Tuttavia, pensando alle regioni in cui le Messe sono state vietate, e pur non volendo andare contro le disposizioni del governo e dei vari vescovi, mi sembra che quella di non celebrare le Messe con i fedeli e, a maggior ragione, tenere chiuse le chiese, sia pura follia. Non vedo il nesso tra contagio e chiesa. E allora gli altri luoghi pubblici? Caso mai, se si vogliono evitare assembramenti, il numero delle Messe andrebbe moltiplicato. Dunque, che riaprano le chiese e si lasci entrare la gente a pregare e a partecipare alla Santa Messa e alle varie funzioni.
Silvana Russo
Lucca
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Qui Friuli
Egregio dottor Valli, anche nella diocesi di Trieste, guidata dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, sono state sospese le Sante Messe per tutta la settimana, domenica 1° marzo inclusa. Ho visto l’avviso esposto sulla porta della chiesa di San Giovanni Decollato e, leggendo l’ordinanza del governatore regionale Massimo Fedriga, mi pare di aver capito che chi non ubbidisce rischia pene severe, fino al carcere.
Ho scritto dunque all’arcivescovo Crepaldi dicendo tra altro: “Non per voler essere polemico, ma mi sembra che dalla divisione tra Chiesa e Stato siamo arrivati alla sottomissione della Chiesa nei confronti dello Stato. E proprio nei giorni di quaresima. E se questa situazione andasse avanti ancora per qualche settimana? Il 12 aprile sarà Pasqua. Seguiremo le celebrazioni per radio e televisione, come scritto nelle disposizioni della diocesi? Cosa possiamo dire ai cattolici perseguitati nel mondo, che mettono a repentaglio la loro stessa vita pur di andare alla Santa Messa? E che cosa possiamo dire ai preti che percorrono migliaia di chilometri per portare la Santa Eucaristia nei posti più remoti della terra?
Per noi fedeli di lingua slovena nel territorio regionale del Friuli Venezia-Giulia c’è poi una soluzione molto semplice, grazie a Dio: fare neanche dieci chilometri in macchina per partecipare alle Sante Messe nella vicina Sežana, a Nova Gorica, a Koper, dove, per ora, tutto prosegue normalmente. Mi è stato di grande conforto poter andarvi con la mia famiglia. Ceneri incluse. Ma devo dire che dei miei concittadini non ho visto nessuno. Spaventati? Scoraggiati?
Ho letto che lo Stato, in base al concordato, non può vietare nulla. Di fatto sono stati i vescovi a vietare. Dio mi perdoni, ma mi chiedo come abbiano potuto.
Nel frattempo, anche in Friuli Venezia-Giulia ci sono dei casi di coronavirus. Abbiamo dunque colto l’occasione per un pellegrinaggio al santuario di Sveta Gora (Monte Santo), dove abbiamo potuto confessarci e partecipare alla Santa Messa. All’ingresso era esposta una lettera della Conferenza episcopale slovena con le solite raccomandazioni: evitare di avvicinarsi troppo l’uno all’altro, non scambiarci il segno della pace (che certamente non rimpiango) e prendere la comunione sulla mano. Visto però che alcuni fedeli ricevevano senza problemi la comunione sulla bocca, l’ho fatto anch’io. Deo gratias! Alla fine della Messa il celebrante ha ricordato le raccomandazioni dei vescovi, ma a proposito del ricevere la Comunione sulle mani ha aggiunto “se possibile”.
Igor P. Merkù
Trieste
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Qui Canton Zugo (Svizzera)
Caro Aldo Maria, desidero far sapere che nel cantone svizzero di Zugo, dove vivo e dove non c’è stato finora nessun caso di positività al coronavirus, nelle chiese sono state svuotate le acquasantiere e sono apparsi cartelli, tipo quelli stradali, con il divieto di scambiarsi il segno della pace (comunque non necessario) e di distribuire la Santa Comunione sulla lingua. Così, poiché non voglio ricevere la Comunione sulla mano, mi sono trovato nell’impossibilità di comunicarmi.
Qui frequento la Santa Messa della Missione cattolica italiana.
Paolo
Cantone di Zugo (Svizzera)
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Qui Airuno (Lecco)
Qui ad Airuno (Lecco) don Ruggero Fabris, della parrocchia intitolata ai Santi Cosma e Damiano, ha deciso di disobbedire al vescovo Delpini e, con una lettera inviata sia al segretario dell’arcivescovo di Milano sia al vicario episcopale della zona pastorale di Lecco della Chiesa ambrosiana monsignor Maurizio Rolla, ha annunciato che presiederà almeno una funzione ogni giorno: “Se ci togliete l’Eucaristia – scrive – non ci resta più speranza. Non lo fecero neppure san Carlo Borromeo durante la peste né il cardinale Ildefonso Schuster durante la Seconda guerra mondiale. Invece di invitare a pregare e dar coraggio, ci fate alzare bandiera bianca”. Don Ruggero terrà però chiuso l’oratorio e forse diserterà il raduno dei cresimandi previsto allo stadio San Siro di Milano il 29 marzo.
Lettera firmata
Airuno (Lecco)