Il segretario del papa: “E’ bene che le chiese rimangano aperte”

Cari amici di Duc in altum, riprendo dal blog messainlatino:

Vi proponiamo di seguito il testo, che ci è giunto da un’altissima fonte vaticana, del messaggio, scritto a titolo personale ma approvato dal pontefice, di uno dei segretari particolari del sommo pontefice Francesco, don Yoannis Lahzi Gadi e inviato ad un certo numero di persone e il cui contenuto è chiarissimo: “Nell’epidemia della Paura che stiamo vivendo tutti, a causa della Pandemia del coronavirus, rischiamo tutti di comportarci da salariati e non da pastori. Non possiamo e non dobbiamo giudicare, ma viene alla mente l’immagine di Cristo che incontra Pietro impaurito e sfuggente non per rimproverarlo ma per andare a morire al posto suo. […] È bene che le chiese rimangano aperte. I sacerdoti devono essere in prima linea.

Quo vadis, Domine? (Signore, dove vai?)

È un episodio attribuito all’apostolo Pietro che, secondo la tradizione, fuggiva da Roma per sottrarsi alle persecuzioni di Nerone, avrebbe incontrato Cristo, che portava sulle spalle un Croce e andava verso Roma. Pietro domandò a Gesù “Domine, quo vadis?”, ovvero “Signore, dove vai?”, e alla risposta di Gesù, “Eo Romam iterum crucifigi”, “Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo”, Pietro capì che doveva tornare indietro per affrontare il martirio.

Pietro aveva, umanamente parlando, tutto il diritto di fuggire per salvare la sua vita dalla persecuzione e magari per poter fondare altre comunità e altre chiese, ma in realtà, si agiva, secondo la logica del mondo, come Satana, cioè pensando come gli uomini e non secondo Dio. Gesù “voltandosi, disse a Pietro: lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Lc 9,18-22).

Cristo, nel Vangelo di Giovanni, parlando del “Buon Pastore” e del mercenario, si autodefinisce il “Buon Pastore”, che non solo si prende cura delle pecore ma le conosce personalmente e addirittura dà la sua vita per loro. Gesù è “la guida” sicura del popolo che cerca una strada che porta a Dio e verso i fratelli.

Nell’epidemia della Paura che stiamo vivendo tutti, a causa della Pandemia del coronavirus, rischiamo tutti di comportarci da salariati e non da pastori.

Non possiamo e non dobbiamo giudicare, ma viene alla mente l’immagine di Cristo che incontra Pietro impaurito e sfuggente non per rimproverarlo ma per andare a morire al posto suo. Pensiamo a tutte le anime impaurite e lasciate sole perché noi pastori seguiamo le istruzioni civili – il che è giusto e in questo momento certamente necessario per evitare il contagio – ma rischiamo di mettere da parte le istruzioni divine – che è un peccato. Pensiamo come gli uomini e non secondo Dio. Ci mettiamo tra gli impauriti e non tra i medici, gli infermieri, i volontari, gli operai e i padri di famiglia che stanno in prima linea. Penso alle persone che vivono nutrendosi dall’Eucarestia, perché credono nella reale presenza di Cristo che si dona nella comunione, penso a queste persone che ora devono accontentarsi seguendo la messa trasmessa in streaming. Penso alle anime che hanno bisogno di conforto spirituale e di confessarsi. Penso alle persone che certamente abbandoneranno la Chiesa, quando questo incubo sarà finito, perché la Chiesa le ha abbandonate quando ne avevano bisogno.

È bene che le chiese rimangano aperte. I sacerdoti devono essere in prima linea. I fedeli devono trovare coraggio e conforto guardando i loro pastori. Devono sapere che possono correre in qualsiasi momento e rifugiarsi nelle loro chiese e parrocchie e trovarle aperte e accoglienti. La Chiesa deve essere davvero in uscita, anche attraverso “un numero verde” a cui chiunque può chiamare per essere confortato, per chiedere di essere confessato, comunicato; o per chiederlo per i suoi cari.

Dobbiamo aumentare le visite alle case, casa per casa, utilizzando tutte le precauzioni necessarie per evitare il contagio, ma mai chiudendoci, rimanendo a guardare. Altrimenti accade che vengono portati a domicilio i pasti, le pizze, e non la comunione per chi volesse comunicarsi perché anziano, malato, bisognoso. Accade che rimangano aperti i supermercati, le edicole e le tabaccherie, ma non le chiese.

Il governo ha il dovere di garantire le cure e i sostegni materiali al popolo ma noi abbiamo il dovere a fare lo stesso alle anime. Che non sia mai detto: “non vado in una chiesa che non si è venuta a trovarmi quando avevo bisogno”.

Applichiamo dunque tutte le misure necessarie ma non lasciamoci condizionare dalla paura. Chiediamo la Grazia e il coraggio di comportarci secondo Dio e non secondo gli uomini!

Don Yoannis Lahzi Gadi

Fonte: blog.messainlatino.it

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