Nella ricerca della Verità il cristiano non può prescindere dalla preparazione dottrinale

Cari amici di Duc in altum, ricevo da un lettore, assiduo frequentatore del blog, questa lettera che volentieri condivido.

A.M.V.

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Caro A.M.V., (uso l’acronimo con affetto), è sempre un piacere dello spirito e alimento per la Fede e il sapere, leggere e ascoltare quanto proponi in libri, articoli e video, anche insieme ad altri uomini di Dio quali il cardinale Sarah, monsignor Bux, il professor de Mattei, il professor Fontana eccetera. Ecco perché ho pensato di inviarti questa lettera, da confidente, con una domanda: può un cristiano, per annunciare e conservare la Fede, prescindere da una preparazione dottrinale?

Ultimamente sto sperimentando che quando difendo le ragioni della fede dal punto di vista della Scrittura, del Catechismo della Chiesa cattolica, degli articoli del Credo, dal Codice di diritto canonico, del magistero secolare e storico della Chiesa, dei messaggi mariani, dalla vita dei santi, ebbene, quando cito esempi e passi tratti da tutte queste fonti, ricevo spesso, per tutta risposta, avversione e astio. Mi attaccano come formalista (dicono: nel culto, quel che conta è la sostanza), scissionista (bisogna obbedire sempre alle autorità ecclesiastiche), presuntuoso (a che titolo mi permetto di criticare encicliche, riforme liturgiche o documenti e iniziative pastorali?), tradizionalista (la Chiesa deve parlare all’uomo moderno a partire dal mondo in cui vive).

Non entro nel merito delle varie questioni. Desidero solo condividere con te alcune riflessioni che, non lo nascondo, m’inquietano.

Anche nostro Signore, nella sua vita pubblica terrena, aveva occasione di disputare con persone di varia estrazione (farisei, consoli, discepoli, gente comune) e rispondeva, argomentava e ammaestrava secondo la Verità rivelata dal Padre, citando le Scritture e i profeti. Insomma, si appoggiava a basi solide. Ma questo della verità oggettiva oggi è un problema, perché ormai, anche nella gerarchia cattolica, regnano un relativismo e un soggettivismo che fanno scadere ogni confronto nel “secondo me”, nella trappola delle varie interpretazioni, per cui “si voleva affermare…”, “s’intendeva piuttosto…”, “bisogna vedere il contesto…” eccetera. Tu l’hai chiamata la Chiesa del “sì, ma anche no”. A fronte di argomenti storici e fatti oggettivi, si reagisce con etichette, giudizi personali o motivazioni che esulano dalla verità, dalle cose, dai fatti.

Un esempio. Discuto con il vicedirettore di un seminario circa il caso Viganò, e di come papa Francesco abbia tenuto nascosta l’informazione da lui ricevuta (e da lui stesso richiesta) circa gli abusi commessi dall’allora cardinale McCarrick, e il buon prete mi risponde stizzito che è tutta una montatura, un falso, che Viganò ha parlato così, con un’iniziativa “pericolosa per la Chiesa cattolica”, solo perché non era stato nominato cardinale, e aggiunge che l’ex nunzio avrebbe truffato il fratello per questioni d’eredità. Ora, a parte il fatto che Viganò, circa la vicenda del fratello, ha già chiarito che non c’è stata alcuna truffa, il modo di ragionare del prete di cui sopra è significativo. Di fronte a circostanze oggettive, non fornisce argomenti e controprove, ma divaga; non si occupa della cosa in sé, non cerca la verità.

Durante questi confronti mi accorgo che spesso proprio le persone che si mostrano allineate alla gerarchia e dicono che criticare è un cattivo servizio alla comunione in realtà non hanno letto i documenti, conoscono poco il Catechismo e, insomma, non hanno basi. Allora mi domando: com’è possibile difendere ciò che si conosce poco e male?

Concludo tornando sull’osservazione iniziale. Per sottrarsi all’ambiguità e all’inganno di certi insegnamenti (nei quali c’è anche lo zampino del demonio) bisogna essere ben preparati dottrinalmente e conoscere la Scrittura. Certo, prioritarie sono una buona vita di fede, la carità verso il prossimo, la preghiera, ma quanti cattolici hanno oggi uno spessore di fede e una preparazione tali da smascherare errori, insidie e false dottrine?

Caro A.M.V., ti ascolto e ti leggo sempre grato, così come leggo e ascolto altri autori che il mio sensus fidei mi consiglia di frequentare. Ma noto, ahimè, che tra i miei fratelli in Cristo sono pochi quelli che hanno il desiderio di approfondire e studiare. Come se un sano e vero amore, fine ultimo del cristiano ed essenza stessa di Dio, non scaturisse da una Fede integra, innestata nella dottrina di Gesù Cristo.

Ciro Patitucci

 

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