Francesco nomina la Commissione materie riservate

Cari amici di Duc in altum, riprendo da Vatican News questa notizia, riguardante le attività economiche del Vaticano. 

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Papa Francesco ha nominato presidente e membri della Commissione materie riservate. Lo ha annunciato la Sala Stampa Vaticana.

“Il Santo Padre in data 29 settembre 2020 ha nominato Presidente della Commissione di Materie Riservate il Card. Kevin Farrell e Segretario S.E. Mons. Filippo Iannone. Sono stati altresì nominati Membri di detta Commissione S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga, S.E. Mons. Nunzio Galantino ed il Rev. P. Juan Antonio Guerrero”.

Sarà questa commissione a stabilire caso per caso su quali atti di natura economica è necessario mantenere la riservatezza. Per comprendere il significato della decisione bisogna infatti tornare a quanto si legge nelle “Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”, pubblicate nel giugno scorso. Nell’articolo 4 di quel testo approvato dal Papa – sinteticamente definibile Codice per gli appalti – era specificato che l’applicazione della normativa veniva applicata a tutti i contratti pubblici ad esclusione di alcuni casi.

Tra i casi in cui non si applica la normativa, al punto “d” dello stesso articolo, venivano citati i “contratti stipulati direttamente dalla Segreteria di Stato e dal Governatorato, per quanto di competenza”, e che abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche”:

“Siano necessari per adempiere gli obblighi internazionali, qualora lo stesso strumento detti direttamente le regole per aggiudicare gli appalti”;

“Siano in tutto o in parte finanziati da un’organizzazione internazionale o da un’istituzione finanziaria internazionale e le Parti contraenti si siano accordate sulle procedure di aggiudicazione applicabili”;

“Attengano a materie coperte dal vincolo di segretezza di cui all’art. 39 del Motu Proprio La Cura Vigilantissima”;

“Attengano all’Ufficio e alla sicurezza del Romano Pontefice, della Santa Sede e della Chiesa Universale ovvero siano necessari o funzionali ad assicurare la missione della Chiesa nel mondo e garantire la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede o dello Stato della Città del Vaticano”.

L’articolo 4 del Codice per gli appalti si concludeva con un breve paragrafo (comma 2), nel quale veniva specificato che “un Comitato di controllo nominato dalla Superiore Autorità vigila sui Contratti di cui al precedente paragrafo 1 lettera d”. La Commissione istituita nei giorni scorsi assume dunque questi compiti di controllo e vigilanza.

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Proprio oggi, rivolto ai dirigenti e al personale dell’Istituto cassa depositi e prestiti, ricevuti in udienza in Vaticano, Francesco ha detto no al profitto che riduce l’uomo a cosa.

Ecco la sintesi del discorso nel servizio di Vatican News.

Costruttori di pace e di giustizia che non cedano alla corruzione negli affari e che siano animati da trasparenza e ricerca di buoni risultati. Così Papa Francesco delinea le caratteristiche di chi lavora nell’istituzione Cassa Depositi e Prestiti a 170 anni dalla sua fondazione. Ricevendo in udienza in Vaticano il personale e i dirigenti, il Pontefice ricorda che la Dottrina sociale della Chiesa propone una visione nella quale davanti alla giusta remunerazione delle risorse, gli investitori sono chiamati a finanziare iniziative che favoriscano la promozione sociale e collettiva.

Il pensiero cristiano non è contrario per principio alla prospettiva del profitto, piuttosto è contrario al profitto a qualunque costo, al profitto che dimentica l’uomo, lo rende schiavo, lo riduce a cosa tra le cose, a variabile di un processo che non può in alcun modo controllare o al quale non può in alcun modo opporsi… Nell’esercizio delle proprie responsabilità è necessario saper distinguere il bene dal male. Infatti, anche nel campo dell’economia e della finanza, retta intenzione, trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono mai essere disgiunte.

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Fin qui la cronaca di Vatican News. Da parte nostra aggiungiamo che i richiami alla “corruzione negli affari”, alla “trasparenza” e alla “ricerca di buoni risultati”, così come la condanna del “profitto a qualunque costo”, sia pure riferiti a un altro contesto,  non possono non far tornare alla mente le vicende che hanno tenuto banco negli ultimi giorni, con le accuse rivolte ad Angelo Becciu di aver trasferito denaro del Vaticano ai propri fratelli e di aver realizzato investimenti quanto meno non limpidi attraverso una rete internazionale di società.

Secondo quanto riferito dal Corriere della sera, e da noi riportato, Becciu avrebbe inoltre  fatto trasferire una somma pari a 700 mila euro da conti del Vaticano a un conto australiano, durante il processo al cardinale Pell, allo scopo di foraggiare gli accusatori dell’ex arcivescovo di Melbourne e Sidney nonché ex prefetto della Segreteria  vaticana per l’economia.

A questo proposito è di oggi la notizia secondo cui Robert Richter, l’avvocato che ha guidato la difesa del cardinale George Pell in Australia, afferma che sulle accuse dovrebbe essere avviata un’indagine internazionale, ma al momento né la polizia federale australiana né quella dello Stato di Victoria sono state informate di indagini di tal genere.

“Nego categoricamente di aver interferito in alcun modo nel processo al cardinale Pell”, ha detto Becciu.

A.M.V.

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