Una suora, due ministri, un presepe / Notizie strane dunque vere

Tocca riesumare di nuovo la rubrica Strano dunque vero. Troppe le circostanze che meritano una segnalazione.

In apertura la “suora giusta al posto giusto” Alessandra Smerilli, profetessa dell’economia francescana (nel senso di bergogliana), docente alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium, membro del Consiglio di Stato del Vaticano, consultrice della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, nonché membro della commissione Donne per un nuovo Rinascimento istituita dal ministro per le Pari opportunità e per la famiglia Elena Bonetti. Insomma, un astro splendente nell’universo francescano (nel senso di bergogliano).

Tanto splendente da aver dichiarato, nel corso di un’intervista: “Per un bene temporaneo – e non voglio sminuire l’importanza del Natale dal punto di vista familiare e religioso – meglio fermarsi. Sappiamo che c’è un bene più grande. Io mi immagino però come, finito tutto questo, magari ci regaleremo una festa nuova, una festa dell’incontro dopo il Covid”.

Meglio fermarsi? Bene più grande? Festa dell’incontro? Essere un astro dell’universo francescano (nel senso di bergogliano) autorizza automaticamente a dire castronerie? E meno male che la reverenda suora non vuole sminuire l’importanza del Natale. Se l’avesse voluta sminuire che cosa avrebbe dichiarato? Che il Natale va abolito per dpcm e i presepi bruciati con il napalm?

Ed eccoci al ministro italiano per gli Affari regionali Francesco Boccia, il quale, sempre sul Natale, ha dichiarato: “Seguire la messa – e lo dico da cattolico – due ore prima o far nascere Gesù Bambino due ore prima non è eresia (…) Non facciamo i sepolcri imbiancati. Il Natale non si fa con il cronometro, ma è un atto di fede”.

Wow! Non sapevo che avessimo un ministro teologo! Ma evidentemente il presidente del Consiglio ha fatto scuola. Dopo che Conte ha espresso il suo alto magistero suggerendo di anticipare l’ora della celebrazione della Messa, ecco il solerte Boccia. Ma, come giustamente ha osservato il mio amico Giuseppe Rusconi, sarebbe un po’ come se il presidente della Conferenza episcopale italiana desse suggerimenti al governo su come, dove e quando celebrare il 2 giugno o il 25 aprile. Apriti cielo! Scatterebbe lo sdegno automatico di tutta quanta l’intellighenzia laicista. Invece se il governo si ingerisce nelle cose della Chiesa, tutto ok. Ma l’articolo 7 della Costituzione italiana (“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani… I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”) è stato forse abolito senza che ce ne accorgessimo? E la stessa sorte è forse toccata al Concordato, il quale (articolo 2, comma 1) dice che “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”? Mah!

“Lo dico da cattolico”, sottolinea Boccia. Già, come Biden. Dirsi cattolici e fare il contrario di quanto dovrebbe fare un cattolico: ormai questa è la moda, assai politicamente corretta.

Restando in argomento feste e dintorni, eccoci alla signora ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, la quale, in un’intervista, circa la possibilità di mandare a scuola gli alunni anche di domenica, ha dichiarato: “Sono decisioni che vanno condivise con tutto il governo, ma, dicevamo, siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Ce lo chiedono diverse Regioni. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cambiati, cadenzati”.

Capito? Il riposo domenicale non sarebbe altro che “un tabù” da far cadere! E se per caso un credente cattolico , ancora assurdamente ancorato al rispetto del terzo comandamento, volesse pure rispettare quanto afferma il Catechismo, e cioè che la domenica è “giorno di grazia e di cessazione dal lavoro”?

E torniamo al Natale per segnalare il presepe allestito quest’anno in piazza San Pietro.  In quanto “presepe monumentale” in ceramica, è stato presentato così dal Governatorato dello Stato di Città del Vaticano: “Quest’anno ancor di più del solito, l’allestimento del tradizionale spazio dedicato al Natale in piazza San Pietro vuole essere un segno di speranza e di fiducia per il mondo intero. Vuole esprimere la certezza che Gesù viene in mezzo al suo popolo per salvarlo e consolarlo. Un messaggio importate in questo tempo difficile a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19”.

Speranzoso, sono dunque andato a vedere, ed eccolo qui il presepe che vuole essere segno di speranza. Un presepe orrendo, che fa paura e certamente farà piangere i bambini.

Ma io dico. Già stiamo vivendo un Natale pieno di incognite, già ci stanno togliendo le Messe di mezzanotte e forse anche le Messe del tutto. Già siamo afflitti dalle brutte notizie e da un sacco di preoccupazioni, e tu, Vaticano, che fai? Anziché proporci un presepe classico, armonioso, bello, che trasmetta pace e serenità, mi metti davanti una cosa che sarà pure monumentale ma è orribile e fa paura? Un presepe i cui personaggi più che la Natività ricordano una tomba egizia con relativi sarcofagi?

Tutto molto strano. Dunque… vero!

A.M.V.

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