Vaccinazione obbligatoria per il personale medico. Una testimonianza controcorrente

Vi propongo la traduzione della lettera della dottoressa Katya Polyakova pubblicata dal British Medicine Journal.
L’autrice è un medico, con esperienza di direttore sanitario in un ospedale del Kent. Il British Medicine Journal, prestigiosa rivista scientifica, ha aperto un dibattito circa l’obbligatorietà della vaccinazione per il personale sanitario in Gran Bretagna.
Ricordiamo che l’Italia è diventata il primo paese in Europa a rendere obbligatoria la vaccinazione contro il Covid-19 per gli operatori sanitari che svolgono l’attività nelle strutture sanitarie, nelle RSA, nelle comunità pubbliche e private, in farmacie, parafarmacie e studi professionali.
Le professioni citate dal decreto sono generiche. Le richieste degli elenchi pubblicate dalle Regioni, invece, sono più specifiche e citano anche veterinari, tecnici sanitari di radiologia, farmacisti, psicologi, logopedisti, nutrizionisti, biologi, iscritti all’Ordine dei chimici e dei fisici, massofisioterapisti, assistenti di studio alla poltrona.
Gli operatori sanitari che rifiutano il vaccino potranno essere trasferiti ad altre mansioni o essere sospesi senza retribuzione fino a un anno.

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Caro direttore,

ho ricevuto più vaccini nella mia vita della maggior parte delle persone e vengo da un luogo di significativa esperienza personale e professionale in relazione a questa pandemia, perché ho gestito un servizio sanitario durante le prime due ondate e tutte le relative contingenze.

Ciò con cui sto lottando in questo momento è la mancata segnalazione della realtà della morbilità causata dal nostro attuale programma di vaccinazione all’interno del servizio sanitario, per il personale medico e infermieristico. I livelli di malattia dopo la vaccinazione sono senza precedenti e il personale si sta ammalando molto, in alcuni casi con sintomi neurologici, il che sta avendo un enorme impatto sul funzionamento del servizio sanitario. Anche i giovani e i sani restano coinvolti per giorni, alcuni per settimane, e in certi casi c’è bisogno di un trattamento medico. Intere squadre sono tenute fuori dal luogo di lavoro perché sono andate a farsi vaccinare insieme.

La vaccinazione obbligatoria è stupida, immorale e irresponsabile quando si tratta di proteggere il nostro personale e la salute pubblica.

Siamo nella fase volontaria della vaccinazione e stiamo incoraggiando il personale a prendere un prodotto non autorizzato che ha un impatto immediato sulla loro salute, e ho esperienza diretta di personale medico che contrae il Covid dopo la vaccinazione e probabilmente lo trasmette. Infatti, è chiaramente indicato che questi prodotti vaccinali non offrono immunità né fermano la trasmissione del virus. Ma allora perché lo facciamo? Non abbiamo a disposizione dati longitudinali [che tracciano lo stesso campione in momenti differenti, ndt] sulla sicurezza (al massimo un paio di mesi di dati di prova) e questi prodotti sono solo sotto licenza di emergenza. Cosa ci dice che non ci sono effetti avversi longitudinali che possiamo affrontare e che possono mettere a rischio l’intero settore sanitario?

L’influenza è un grande killer che ogni anno inonda il sistema sanitario e uccide sia i giovani sia gli anziani con comorbilità, eppure la gente può scegliere se ricevere o meno il vaccino antinfluenzale (in circolazione da molto tempo). E si può elencare tutta una serie di altri esempi di vaccini che, pur proteggendo dalle malattie di maggiore rilevanza, non sono obbligatori.

La coercizione e l’imposizione di trattamenti medici al nostro personale e a membri del pubblico, specialmente quando i trattamenti sono ancora in fase sperimentale, si situano fermamente nel regno di una distopia nazista totalitaria e cadono molto al di fuori dei nostri valori etici in quanto guardiani della salute.

Io e tutta la mia famiglia abbiamo avuto il Covid, così come la maggior parte dei miei amici, parenti e colleghi. Recentemente ho perso un membro della famiglia relativamente giovane che presentava comorbidità per insufficienza cardiaca, risultante dalla polmonite causata dal Covid. Nonostante questo, non mi piegherò mai ad essere d’accordo sul fatto che dovremmo abbandonare i nostri principi liberali e la posizione internazionale sulla sovranità del corpo, la libera scelta informata e i diritti umani per sostenere la coercizione senza precedenti di sottoporre professionisti, pazienti e persone a trattamenti sperimentali con dati di sicurezza limitati. Tutto ciò, e le politiche conseguenti, è un pericolo per la nostra società più di qualsiasi altra cosa che abbiamo affrontato nell’ultimo anno.

Cos’è successo al principio “il mio corpo, la mia scelta”? Cos’è successo al dibattito scientifico e aperto? Se non prescrivo un antibiotico a un paziente che non ne ha bisogno perché è sano, sono un anti-antibiotico? O un negatore di antibiotici? Non è forse ora che la gente rifletta veramente su quello che ci sta succedendo e su dove tutto questo ci sta portando?

Katya Polyakova

Fonte: British Medicine Journal

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