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Democrazia addio. La Transizione costituzionale procede spedita

di Patrizia Fermani

«Ho visto lo spirito del mondo che, seduto su un cavallo, si protende sul mondo e lo domina… e da giovedì a lunedì progressi così grandi sono stati possibili solo grazie a quest’uomo straordinario che è impossibile non ammirare…».

Non lo ha detto Myrta Merlino a Lilli Gruber raccontando estatica, da sotto il casco del parrucchiere, di aver sognato Mario Draghi uscire dal Quirinale in groppa a Mattarella, ma, come è noto, lo ha scritto, il giorno della battaglia di Jena, un altro pensatore: quell’Hegel che era stato rapito dalla stella di Napoleone, mentre stava ultimando la Fenomenologia dello spirito.

Però il paragone è inevitabile e calzante, e rispecchia lo stato d’animo di una maggioranza virtuosa e lungimirante. Anche allora si apriva una nuova era, si inaugurava il mondo nuovo, c’era una transizione epocale, impersonata da quell’uomo solo al comando. E, ora come allora, le più accorte e i più accorti ne sono rimasti giustamente rapiti. II genio economico che tutti ci invidiano, tornato con generosità alla politica, già col discorso di insediamento ha promesso molte transizioni in cambio della nostra resilienza, ovvero della nostra capacità di incassare ogni colpo senza fare una grinza. Capacità peraltro già manifestata da mesi grazie al pensiero telepandemico dispensato al popolo delle migliori e dei migliori.

Poi ultimamente, dopo il ritrovo au pair con gli altri grandi governanti del mondo, ci ha fornito l’informazione decisiva: «Abbiamo superato il protezionismo per i prodotti sanitari. Abbiamo intensificato i legami tra finanza e salute, anche perché questo è necessario per prevenire le nuove pandemie e per assicurare la preparazione ai prossimi purtroppo inevitabili drammi sanitari». Questo, bisogna riconoscerlo, è parlare chiaro. Con la sicumera spavalda di chi sa che in ogni caso il gregge, anche se capisse e si mettesse a belare, può essere messo facilmente a tacere, con acqua, manganelli, interdizioni e misure di prevenzione. Insomma, ha annunciato ufficialmente quella che è stata definita giustamente la “transizione sanitaria”.

Invece, in nessuno dei suoi storici discorsi l’uomo che tutti ci invidiano ha ancora fatto cenno alla madre di tutte le transizioni, quella costituzionale, che pure è iniziata già da anni e che il popolo sovrano ha imparato ad assorbire a poco a poco, ben prima che fosse brevettata la resilienza. Ma ora è giunto il momento di portare a compimento la trasformazione di un intero ordinamento giuridico con tutto il suo assetto istituzionale. Una trasformazione preparata da tempo anche per mezzo della nota dottrina elaborata in seno alla Commissione Europea: qualunque balordaggine e qualunque vessazione può essere imposta senza inciampi purché venga fatto il passo avanti, ci si fermi ad aspettare l’effetto che fa, e quindi, se non succede nulla, si proceda col passo successivo.

Questa dottrina ha fatto scuola in ogni campo. È servita ad abituare al peggio soprattutto quanti, avendo a che fare ogni giorno con le difficoltà della vita quotidiana, non hanno avuto neppure il tempo di avvertire l’inganno, e tanto meno quello di elaborare una strategia difensiva.

Così, il cosiddetto popolo ha potuto giovarsi di leggi demenziali promulgate e applicate in suo nome e capaci di scavargli sotto i piedi la terra di una vita moralmente sana, e praticamente decorosa. Poi è arrivato il fatto pandemico capace di accelerare tutte le transizioni in gestazione, grazie all’effetto paralizzante della paura su ogni funzione cerebrale e quindi anche sullo spirito critico.

Il potere non ha avuto più bisogno neppure di fare una pausa tra un passo chiodato e l’altro per vedere l’effetto che fa. Con la gente inebetita dal timore, ma in vigile attesa del miracolo, il potere ha tirato dritto senza inciampi abbattendo tutti gli ostacoli logici e giuridici. Ha elargito magnanimamente le pozioni magiche quasi ad inverare la leggenda delle famose brioche regali. E se le brioche non aggradano a tutti perché molti si ostinano a volerne conoscere la composizione, bisogna imporle agli schizzinosi, sotto ricatto. Infatti, nonostante la forza persuasiva sprigionata dalla robusta logica politica, televisiva, ed ecclesiastica al comando, in mezzo alla mandria rimane sempre qualche capo recalcitrante, che se scappa può portare dietro molti altri e dunque occorre riacchiapparlo con il mezzo più efficace a disposizione. Nel West usavano il lazo, quello che anche Brunetta, in sella al suo pony, ha fatto roteare minacciosamente, e che appunto, qui si chiama ricatto.

Il fatto è che il popolo dei non migliori, refrattario ai ricatti di stampo mafioso, resiste e si appella alla logica. Vede come sia mancata ogni proporzione tra le misure antipandemiche adottate e la gravità oggettiva di una malattia i cui dati sono stati truccati. Sa che la pozione magica è illusionismo a scopo di lucro. Cosa ammessa onestamente sin dall’inizio dagli stessi prestigiatori, che hanno rimandato la certificazione degli effetti benefici al 2023. lo hanno ammesso i piazzisti ministeriali che attraverso la manovalanza sanitaria, all’atto della somministrazione chiedono allo spaesato “paziente” di essere sollevati da ogni responsabilità. Questa che dovrebbe essere la prova del nove dell’imbroglio, è in fondo il dato curiosamente più trascurato anche da chi vede lo scandalo o lo denuncia, mentre le migliori e i migliori, ansiosi di assicurarsi la salvezza del corpo e dell’anima, sottoscrivono compunti l’impegno ad assicurare l’impunità ai propri benefattori.

Eppure, se il pataccaro che anni fa usava vendere i rolex nell’area di servizio avesse chiesto all’acquirente l’impegno a non sporgere denuncia per truffa, la cosa avrebbe messo in allarme anche il più sprovveduto degli allocchi. Oggi no. Il fedele votato alla nuova religione salvifica ci tiene ad assicurare anche a se stesso la impossibilità di essere risarcito da danni prossimi o futuri.

Ma quelli che diffidano della beneficenza a scopo di lucro e senza responsabilità ingrossano le proprie fila e cercano di uscire dalla mandria incamminata verso dove non si sa. La Lamorgese si è innervosita. Speranza ha mantenuto la propria inespressione facciale, impavida come quella dello spirito del mondo a cavallo. Ma tutti sono un po’ più nervosi.

Ecco dunque che i tempi sono maturi per portare celermente a compimento la transizione costituzionale. Tanto la corte costituzionale è stata la prima a dubitare della necessità stessa di una costituzione. Da tempo ha avviato la transizione etica insieme alla corte di cassazione, con la quale in tempi ormai lontanissimi pure ingaggiò epici bracci di ferro in difesa dei principi democratici. Ma ora, da buon organismo politico e fortemente legato alla ideologia del potere dominante, interpreta la Costituzione secondo le direttive di questo, ovvero secondo il vento che tira. Un presidente della repubblica che venisse dalle fila della corte non garantirebbe di essere super partes, al pari di quelli che lo hanno preceduto.

La Costituzione nella versione originale è stata messa da parte per primi da quelli che ne cantavano la immortale bellezza. Ma anche la legge ordinaria ha cominciato ad essere disapplicata con disinvoltura laddove fosse utile al potere dominante. Da tempo hanno cominciato a cadere tutte le barriere giuridiche su cui è stata costruita l’epica repubblicana resistenziale e antifascista, che non siano funzionali al trionfo del mondo nuovo e del suo spirito. E tutto questo è avvenuto, ovviamente, grazie alla preventiva politicizzazione dei giudici di qualunque ordine e grado, in barba ad ogni irrinunciabile esigenza di indipendenza e di imparzialità.

Così è potuto crollare tutto l’argine che la legge dovrebbe erigere tra l’arbitrio del potere e il cittadino, secondo il principio base di quello sbandierato Stato di diritto che oggi viene evocato a sproposito anche dalle parti di Bruxelles per ottenere il contrario, cioè la sottomissione degli individui alle disposizioni più cervellotiche elaborate in quei palazzi. Grazie a questa torsione della magistratura, il cittadino, ormai abbandonato a se stesso, si è ridotto a vedere in ogni esperienza processuale solo una incognita pericolose e infida. D’altra parte, sulla applicazione arbitraria e quindi illegittima di leggi vigenti, è calato il mutismo dei giuristi in generale.

A fronte di qualche isolato giudice onorario, di qualche avvocato di provincia che incredulo brandisce ancora i codici e i libri su cui ha studiato, c’è il mutismo non solo della magistratura ma anche degli ordini professionali, come dei singoli professionisti. Un silenzio superato soltanto da quello della accademia che, nello sforzo di adeguarsi allo spirito del tempo, ha pensato di chiudere i battenti dell’università per lavori in corso di definitiva ristrutturazione ideologica. Così nessuno si azzarda a dire che sia illegittima la applicazione alla crisi sanitaria di norme ideate per fenomeni diversissimi, quali quelli di competenza della protezione civile. Nessuno si mette a ricordare che le norme eccezionali non possono essere estese per analogia, secondo uno dei principi basilari del diritto e della civile convivenza “democratica”.

Nessuno fiata su decisioni politiche che contraddicono leggi ordinarie e norme costituzionali senza adeguata giustificazione nei fatti. Infatti, tutte le decisioni prese in merito alla gestione della cosiddetta crisi pandemica sono risultate illegittime, perché si sono basate su presupposti di fatto indimostrati o adulterati. Ogni misura straordinaria è stata applicata senza rispettare i criteri di adeguatezza, convenienza e proporzionalità che devono legittimarla, e tanto meno si è tenuto conto del principio del bilanciamento degli interessi. Ora, in un crescendo davvero spettacolare, agli idranti diversamente democratici sono seguiti i divieti di riunione e alla fine la misura personale di polizia, totalmente arbitraria e illegittima.

Tutta roba fresca come antipasto per i piatti forti prossimi venturi. Brunetta, uscito dalla Casa delle libertà, si inebria all’aria che spira dal ministero dell’Interno, e sente esaltato di avere nello zaino un bastone di maresciallo. Speranza, per piegare il popolo che scende in strada, alza il prezzo e prende in ostaggio i bambini. La chimica aiuta sempre.

Insomma, i tempi sono maturi perché la transizione costituzionale, sia sul piano dei principi giuridici fondamentali, sia su quello delle strutture istituzionali, sia portata a compimento. Però, siccome non sta bene proclamarlo ufficialmente, lo si fa annunciare da uno dei giullari di corte. Come dire: la festa deve essere a sorpresa, ma non troppo.

La corte costituzionale si prepara a dichiarare in via interpretativa che viene restaurata la monarchia. Lo spirito del mondo a cavallo pare ancora incerto se incoronarsi in san Pietro o farsi incoronare al Quirinale da Mattarella, dato che il primo, in mancanza d’altro, viene impiegato per gli usi devozionali privati di CL sotto l’alto patrocinio di Marta Cartabia.

Prima dell’incoronazione basterà informare ufficialmente il popolo della avvenuta transizione costituzionale. Anzi, bisognerà avvertirlo come non valga più neppure la regola che morta una costituzione se ne fa un’altra. Un mondo veramente nuovo della costituzione può fare a meno.

Basta un fatto costituente, il solo capace di esprimere schmittianamente la vera sovranità. Lo spirito del mondo a cavallo non ha bisogno di leggi fondamentali. Ha solo bisogno di fedeli esecutori di una volontà superiore che incarna tutte le altre.

Del resto, la massa delle migliori e delle migliori può fare a meno della democrazia, tanto che a nominarla sono rimasti solo quelli costretti di giorno a pagare per lavorare, e a prendere manganellate sulla schiena la sera. La finanza, ci ha detto il genio che tutti ci invidiano, ispirato come il veggente di Patmos, si occuperà della nostra salute quando i nuovi flagelli di cui egli conosce i segreti grazie anche a nuove sedute spiritiche organizzate da Romano Prodi, si abbatteranno su tutti noi, ma soprattutto sugli agnostici di dura cervice. Insomma tutto pare sia stato scritto e aspetta solo di essere consacrato. Tutto è sotto controllo. E dunque è inutile agitarsi?

No, perché è capitato che anche dopo Jena siano successe tante altre cose. E allora possiamo confidare che, alla fine di questa storia di straordinaria follia, anche lo spirito del mondo, di questo nuovo mondo alimentato dai deliri di menti insane, finirà per pagare il giusto prezzo delle proprie allucinazioni. Come è naturale che sia, come è sempre accaduto, e non può non accadere.

Fonte: ricognizioni.it

Titolo originale: Lo Spirito del mondo a cavallo & la Transizione costituzionale

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