Lettera ad Aldo Maria Valli sulla maschera e il volto

di Aurelio Porfiri

Caro Aldo Maria,

ho appena finito di leggere un libro in inglese edito da uno studioso americano che è spesso ospite nei miei streaming. Il libro è l’autobiografia di Joseph Turmel. Allora, ti riassumo la questione. Questo Turmel, vissuto all’inizio del secolo passato e ordinato sacerdote, dopo quattro anni perde completamente la fede. Anzi, si convince che il cristianesimo sia una frode e scrive sotto pseudonimo trattati con l’intento di dimostrare l’infondatezza della religione cristiana. Malgrado questo, continua a indossare l’abito clericale e a dire Messa, almeno fino a che non viene scomunicato vari decenni dopo.

In questa autobiografia (“Martyr to the truth”. The autobiography of Joseph Turmel) ci sono passaggi che ti voglio sottoporre, in una mia traduzione: “Le credenze della mia giovinezza sono scomparse il giorno in cui ho stabilito che non provenivano in alcun modo da Dio e che la loro origine era esclusivamente umana. Questa osservazione è avvenuta quando la Bibbia, che è una delle loro fonti, è diventata per me una raccolta di affermazioni che erano in gran parte bugie. Quando seppi che il libro di Daniele era opera di un falsario, che il Deuteronomio era opera di un altro falsario, che la legislazione chiamata mosaica non esisteva al tempo di Isaia, che gli scritti del Pentateuco erano leggende prive di ogni coerenza (passo sotto silenzio una miriade di altri esempi), fu allora che le mie convinzioni svanirono. La loro scomparsa è avvenuta automaticamente, meccanicamente. Ero il suo spettatore addolorato e frantumato: non vi ho preso parte (…). In Francia ci sono cinque o seicento di noi sacerdoti in questo stato. Ma saremmo a migliaia se gli ecclesiastici desiderosi di istruirci fossero meno rari. Congratularsi con la grande massa del clero francese per la sua fedeltà all’ortodossia è rendere omaggio all’indolenza; e anche dimenticare il primo dovere di un uomo intelligente, che è quello di lavorare secondo i suoi mezzi per conoscere la verità (…). Gli altri hanno ragione? Parlo ora dei laici illuminati e dico loro: che i fedeli mi condannino è per loro un dovere imperativo, poiché la Chiesa, da cui sono ingannati, presenta loro i suoi dogmi come tesori che il Cielo ha affidato alla sua cura; poiché considera l’eresia il più grande dei delitti e ancora oggi rivendica il diritto di mettere a morte gli eretici. Non potendo aiutarla a esercitare il suo diritto di mettere a morte gli eretici, diritto che questi tempi sfortunati hanno reso nullo, almeno in Francia, i fedeli devono benedire i segugi che ne raccolgono il fiuto e riportano la preda alla Chiesa; quelli che prima denunciavano le eresie di Loisy, Batiffol, Lagrange, Duchesne; quelli che recentemente, con metodi speciali, sono riusciti a scoprirmi. Devono essere gioiosi quando la Chiesa ricompensa questi buoni servitori. Tuttavia, non hai la mentalità dei fedeli. Per voi i dogmi sono prodotti della mente umana; prodotti effimeri che ieri non erano e domani non ci saranno più. Non c’era confessione al tempo di san Giovanni Crisostomo; non c’era una presenza reale al tempo di sant’Agostino. San Bernardo, san Tommaso, san Bonaventura vietavano ai fedeli di credere nell’Immacolata Concezione; e, al tempo di Bossuet, la supremazia del papa sui concili con l’aggiunta dell’infallibilità pontificia non era accettata dal clero francese. L’eresia di ieri è l’ortodossia di oggi e l’eresia di oggi potrebbe essere l’ortodossia di domani. I dogmi non sono niente; solo le anime contano qualcosa. E poiché solo le anime contano, la loro educazione è l’unico vero ministero del sacerdote”.

Ovviamente leggere questo mi ha fatto riflettere molto su questa attenzione alle anime che rimane però al di fuori del fatto religioso. Mi sembra già un annuncio del post teismo, fatto con vari decenni di anticipo.

Ma soprattutto mi ha spinto a chiedermi quanti sacerdoti indossano una maschera come Turmel e invece di avviarci alla fede ci sviano. Tutti noi in un momento o l’altro della nostra vita abbiamo dovuto celare il nostro volto dietro una maschera, le convenzioni sociali a volte ci portano a comportarci in una maniera che può tradire la nostra vera natura. A volte questa maschera è indossata a fin di bene, con nessun intento demolitorio. Ma coloro che dal di dentro tentano di distruggere quello per cui i fedeli li hanno in considerazione? Indossare una maschera per distruggere, offendere, denigrare, dice molto sulle persone che lo fanno. Quanti sociologi studiano quei poveri imbecilli che usano uno pseudonimo e passano il tempo a insultare gli altri su Facebook, Twitter, YouTube e via dicendo? Non vi è dubbio che siano dei poveracci, che non meritano attenzione. Ma cosa succede quando persone a cui diamo fiducia si rivelano come Joseph Turmel? Nell’intervento che ho riportato sopra dice che c’erano circa seicento sacerdoti nelle sue condizioni. Solo in Francia! Ecco perché non dobbiamo mai abbassare la guardia, soprattutto in un tempo come questo in cui la dottrina cattolica è divenuta così liquida, così tenue.

 

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