L’ombra nera dell’Ucraina
Cari amici d Duc in altum, “denazificare l’Ucraina”, ha dichiarato Putin, è l’obiettivo dell’attacco militare russo. Occorre allora puntare l’attenzione sulla presenza di forze e organizzazioni neo-naziste in Ucraina, e a tale scopo incomincio col proporre qui un articolo (risale al 24 giugno 2021) che offre una fotografia sintetica ma esaustiva della situazione.
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Non sempre quel che luccica è oro. La rivoluzione ucraina di Maidan, che significa piazza, che nel 2014 culminò con la cacciata di Viktor Janukovyc, appoggiata dagli Stati Uniti di Obama, non fu animata solo da sinceri democratici. Frange ultranazionaliste armate, ispirate apertamente ai dettami nazifascisti, vi trovarono ampio spazio di espressione, oggi legittimate dal governo centrale, che inizialmente trovò in esse il bacino con cui alimentare le fila del proprio esercito.
Un esempio per tutti, il battaglione Azov, fondato nel 2014 dal “Fuhrer bianco” Andriy Biletsky, sostenitore della purezza della razza ucraina. Autorizzato dal Ministero dell’interno ucraino insieme ad altre organizzazioni paramilitari di volontari di analoga estrazione nazionalista, è stato poi trasformato in reggimento della Guardia Nazionale ucraina, e addestrato da istruttori Usa e Nato. L’emblema del reggimento è quello della SS Das Reiche, e la sua ideologia è modellata su quella nazista, improntata all’odio contro i russi, il suo campo d’azione incontrastato il Donbas, senza disdegnare la presenza in tante città ucraine, facendo bella mostra di vessilli e simboli nazisti.
Recentemente, i senatori francesi Nathalie Goulet, Jean-Pierre Moga e Joel Guerriau in visita ufficiale in Ucraina in coincidenza con il Kyiv Day, che celebra la fondazione della capitale Kiev, sono stati testimoni di diverse manifestazioni di odio filo-nazista, il cui apice ha riguardato uno spettacolo organizzato dal partito di estrema destra Right Sector, nel quale si invitavano i bambini a sparare con fucili ad aria compressa su bersagli di carta raffiguranti il Cremlino e foto di russi.
Il 10 giugno in una lettera congiunta di denuncia, i tre parlamentari hanno chiesto ufficialmente al governo francese quali misure si adotteranno per impedire il dilagare di una tale ideologia. “I partiti neonazisti stanno sviluppando attività sempre più visibili, anche nel centro di Kiev, con poligoni di tiro, pratiche di montaggio e smontaggio di kalashnikov e uffici di reclutamento dei giovani per le milizie, che rivendicano chiaramente l’ideologia nazista”, si legge in passaggio della lettera riportato da Emerging Europe.
Un allarme che ancora una volta parte dalla Francia, che già nel 2016 fu tra i primi paesi occidentali a denunciare l’estrema destra ucraina, con un reportage mandato in onda dal canale televisivo Canal Plus. Ci fu una fiammata di preoccupazione di diversi governi, che sfociò nel 2018 in una lettera sulla questione degli ambasciatori del G7 inviata al presidente in carica Petro Poroshenko.
Quel che dovrebbe far riflettere è la strategia di questa destra odiatrice e militarista, che non sceglie le vie elettorali, ma si annida saldamente sotto la pelle istituzionale del paese, acquisendo influenza politica e contaminandone i centri decisionali. Anche negli ultimi mesi c’è stato nel paese un proliferare di arresti e di chiusure di mezzi di comunicazione, contro qualsiasi manifestazione di dissenso verso le politiche del governo, emanazione del presidente Volodymyr Zelenskyy, con l’accusa di attività sovversiva filorussa. Negli ultimi anni ci sono state decine di attacchi condotti da quadri di estrema destra contro stranieri, etnia rom, attivisti LGBT+ e politici considerati “non patriottici”. Uno scenario che si pensava sepolto in Europa con la fine della seconda guerra mondiale.
L’esercito ucraino dal 2014 per rafforzare i propri ranghi si appoggia all’estrema destra, incoraggiando la formazione di distaccamenti armati – alcuni ufficialmente parte dell’esercito ucraino – di estetica apertamente fascista e neonazista, che accolgono volontari anche stranieri, provenienti da tutta l’Europa occidentale e dagli Stati Uniti.
Sintomatica di questa situazione la battaglia legale di estradizione tra Ucraina e Stati Uniti per il caso Crag Lang, ex soldato dell’esercito americano che ha combattuto in un’unità paramilitare di estrema destra in Ucraina orientale. A fine 2020, la corte di appello ucraina, dopo il rifiuto del servizio immigrazione di concedergli l’asilo politico, ha approvato l’estradizione di Lang in Florida, dove insieme al suo commilitone Alex Zwiefelhofer, conosciuto in Ucraina nel 2016 nel gruppo di estrema destra Right Sector, è accusato di duplice omicidio a scopo di rapina, ordita per finanziare le loro spese di combattimento all’estero. Entrambi adesso rischiano la pena di morte.
I casi di cittadini americani che si recano in Ucraina orientale per combattere nei gruppi militanti di estrema destra sono tutt’altro che infrequenti, confermando la tendenza interna statunitense verso la violenza estremista e il terrorismo, che ha raggiunto il punto di maggior tensione nell’insurrezione del Campidoglio del 6 gennaio scorso a Washington, organizzata dai Proud Boys. Un problema che preoccupa le autorità e che il presidente Joe Biden intende affrontare perseguendo i suprematisti bianchi, sui quali ha ordinato una revisione sulla loro minaccia alla sicurezza nazionale.
Right Sector, noto per la sua appartenenza neonazista e per le violazioni dei diritti umani, nasce dall’alleanza di gruppi militanti di estrema destra durante la rivolta popolare ucraina nell’inverno 2013, confluita poi in un battaglione da combattimento dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia e con l’esplodere mesi dopo della guerra separatista nell’Ucraina orientale del Donbas. Successivamente, Right Sector si è poi scisso in due gruppi, uno andato sotto il controllo del Ministero della Difesa ucraino, l’altro invece rimasto formazione non ufficiale di combattenti volontari.
I gruppi di estrema destra ucraini godono di buona salute. Incontrastati, organizzano persino campi estivi per giovani, uno dei quali ha causato uno scandalo internazionale al trapelare di foto che mostravano bambini sdraiati a terra a forma di svastica. Come riporta Emerging Europe, è poi emerso che il campo era gestito da una donna affiliata a Right Sector, ex detenuta per omicidio di un uomo nigeriano.
La senatrice francese Nathalie Goulet, il 15 giugno scorso in un tweet ha dato notizia di un funerale ufficiale nella cattedrale di San Michele, nel centro di Kiev, per un membro della Divisione Galizia delle SS, formata quasi interamente di ucraini e tristemente nota per essere stata l’artefice dell’Olocausto ucraino.
L’essere calamita di estrema destra di militanti occidentali in cerca di esperienze di combattimento, e l’impunità con cui protegge i nazionalisti di estrema destra, stanno aumentando i timori in Ucraina che tutto questo possa frenare il processo di ingresso del paese nella Nato e nella Ue, con il rischio di esserne addirittura allontanato. Inoltre, gli elementi che la configurano vivaio del rinascente nazismo, alimentano la propaganda russa, che da tempo dipinge l’Ucraina come un paese fascista.
La crescente attenzione di fonti non russe sulla deriva ucraina neonazista, potrebbe invece favorire le sue credenziali democratiche, spingendo il governo ucraino a dissociarsi da tali odiosi rigurgiti. Ma la situazione internazionale si mostra piuttosto lontana dal prendere una unanime posizione di condanna.
Il Terzo Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 19 novembre 2020 ha adottato il progetto di risoluzione presentato dalla Federazione Russa in collaborazione con una ventina di altri paesi: la Risoluzione “Combattere la glorificazione del nazismo, del neo nazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le contemporanee forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza”. Con essa si lancia l’allarme per la diffusione di movimenti neonazisti, xenofobi e razzisti in molte parti nel mondo, esprimendo profonda preoccupazione per la glorificazione in qualsiasi forma (monumenti, memoriali, eccetera) del nazismo, del neonazismo e degli ex membri delle Waffen SS. La Risoluzione, sottolineando che il neonazismo è un fenomeno contemporaneo, che alimenta le attuali forme di razzismo, discriminazione razziale, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia e intolleranze relative, chiama gli Stati delle Nazioni Unite a intraprendere misure di contrasto. La risoluzione, già adottata dall’ Assemblea delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2019, è stata approvata dal Terzo Comitato con 122 voti favorevoli, tra cui quelli di Russia e Cina (membri permanenti del Consiglio di sicurezza); 2 voti contrari: Stati Uniti (membro permanente del Consiglio di sicurezza) e Ucraina; 53 astenuti, tra cui i 29 membri Nato, i 27 membri UE (di cui 21 sono Nato), vari partner Nato tra cui Giappone e Australia. Il fronte compatto dell’astensione Nato, a parte gli Usa che hanno votato contro, conferma l’uso a fini strategici dei movimenti neonazisti ucraini, che non fanno altro che alimentare una nuova guerra fredda.
Per la cronaca, come riporta un commento del geografo Manlio Dinucci su Il Manifesto, riguardo all’Italia, il fondatore del Partito nazionalsociale ucraino, Andriy Parubiy, capo delle squadre neonaziste dedite ad assassinii e feroci pestaggi, che sfrontatamente ha dichiarato nella tv ucraina che “Il più grande uomo che ha praticato la democrazia diretta è stato Adolf Hitler”, nel ruolo di presidente del parlamento ucraino, si è complimentato con il governo italiano per il non-voto della Risoluzione Onu sul nazismo.
Fonte: mariterremerci.com