Processo in Vaticano / Tra Becciu e Pell è ormai lotta senza esclusione di colpi

Askanews

Il cardinale George Pell replica al cardinale Angelo Becciu su quello che ritiene un “misterioso” versamento indirizzato nel 2017 e nel 2018 dalla Segreteria di Stato verso l’Australia. Questi trasferimenti, sui quali si sono svolte negli anni scorsi indagini sia a Roma che in Australia, avvennero mentre erano in corso le inchieste e il processo a carico del cardinale George Pell per presunti abusi sessuali su minori. L’allora prefetto dell’Economia della Santa Sede, autosospesosi dall’incarico vaticano a giugno del 2017, tornò nel suo paese dove fu condannato in primo e secondo grado e fu poi prosciolto dall’alta corte, dopo svariati mesi in carcere.

Poiché sin dai tempi di Roma tra Pell, allora ministro delle Finanze, e Becciu, allora sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato, non correva buon sangue, questi finanziamenti verso l’Australia hanno suscitato già da tempo i sospetti del porporato australiano, che oggi è tornato a Roma e vive a poca distanza da Becciu.

Nel corso della sua testimonianza fiume dinanzi al tribunale vaticano, giovedì, Becciu, oggi imputato nel processo sulla compravendita-truffa di un palazzo al centro di Londra, ha voluto parlare anche della “vergognosa accusa di aver addirittura finanziato false testimonianze in danno di un confratello, il cardinale Pell, con i soldi della Segreteria di Stato”. Il cardinale sardo ha voluto “spazzare via questa gravissima insinuazione con le parole del cardinale segretario di Stato, Parolin, che ha accertato e dato conto della assoluta falsità di questa ignobile e insopportabile illazione”. Becciu ha così reso nota “la lettera del 29 aprile u.s. nella quale, tra l’altro, il cardinale Parolin afferma testualmente che ‘il cardinale Pell continua a sollevare dubbi circa il trasferimento di 2,3 milioni di dollari australiani in Australia, sospettando che tali fondi siano stati utilizzati dal cardinale Becciu per influire negativamente nel processo penale che lo vedeva imputato per abusi su minori. La somma invece, come più volte ricordato, servì per il pagamento del dominio Internet .catholic’. Questa informazione è stata opportunamente comunicata all’Ambasciata di Australia presso la Santa Sede con nota verbale 2112/21/RS del 18 febbraio 2021”.

La conclusione di Becciu al processo è stata rivolta direttamente a Pell: “La mia amarezza è ancora più profonda nell’apprendere, dalla lettura del carteggio che produco, che ad autorizzare il pagamento di detta somma fu proprio il cardinale Pell, con una lettera datata 11 settembre 2015”.

La replica di Pell non si è fatta attendere. “Ieri nel tribunale vaticano il cardinale Becciu ha fatto un’energica difesa del ruolo dei suoi irreprensibili sottoposti nelle finanze vaticane. Tuttavia la sua testimonianza era per certi versi incompleta”, ha dichiarato il cardinale australiano in una nota. “Non ha spiegato il rifiuto da parte della Segreteria di Stato del ruolo di supervisione, approvato dal papa, affidato al nuovo Consiglio per l’Economia e alla nuova Segreteria per l’Economia. Non ha spiegato il suo ruolo nel licenziamento dei consulenti di Price WaterhousCoopers e nelle dimissioni rassegnate dal revisore generale, Libero Milone; entrambi con il mandato di indagare sulle finanze della Segeteria di Stato. La sua curiosa testimonianza su come la Segreteria di Stato spenda l’intero ammontare dell’obolo di San Pietro (“Cosa mai restava quindi dell’Obolo? Niente!”, in italiano, ndr) fa a pugni con la pubblicità ufficiale per il fondo, quello che i cattolici pensano e i rapporti annuali sulla finanza vaticana. Parlare dell’Apsa è irrilevante. L’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, ndr) non ha mai avuto un ruolo di supervisione con la Segreteria di Stato”. “Tuttavia – prosegue il cardinale Pell – il mio obiettivo principale è di commmentare le dichiarazioni finali del cardinale Becciu sul pagamento di 2,3 milioni di dollari australiani a Neustar per il dominio internet .catholic il 4 settembre 2015. Il pagamento veniva dal Consiglio per le comunicazioni sociali o dalla Segreteria di Stato? Già l’inizio di questa dichiarazione non fa che approfondire il mistero. L’affermazione del cardinale Becciu nel tribunale vaticano è anche interessante, diversa dal messaggio che mi inviò il 17 dicembre 2020 nel quale mi diceva che la destinazione dei fondi della Segreteria di Stato all’Australia non era affare mio, ma era noto al Santo Padre. I dubbi, ovviamente, vengono sgombrati dai fatti, dall’evidenza, non dalle affermazioni. Purtroppo, non ho informazioni relative ai pagamenti a Neustar Australia nel 2015 oltre 150 mila dollari statunitensi che il Consiglio per le comunicazioni sociali ha pagato come caparra. Non era mia abitudine firmare pagamenti della Segreteria di Stato”.”Il mio interesse si concentra su quattro pagamenti del valore di 2,3 milioni di dollari australiani fatti dalla Segreteria di Stato nel 2017 e nel 2018 a Neustar Australia, due dei quali di un valore di 1,236 milioni di dollari australiani autorizzati da monsignor Becciu il 17 maggio 2017 e il 6 giugno 2018. Ovviamente, si tratta di pagamenti distinti da quello dell’11 settembre 2015 che io avrei autorizzato. Quale era lo scopo? Dove sono andati i soldi dopo Neustar? Vedremo. La verità – conclude Pell – è figlia del tempo”.

Fonte: askanews.it

 

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