Saccheggiare i monasteri: lo scandalo finanziario nascosto del Vaticano

Cari amici di Duc in altum, il seguente articolo, che vi propongo nella versione in italiano, apre squarci inquietanti su vicende tenute accuratamente nascoste. Mi riferisco allo scandalo finanziario che gira intorno a monsignor José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Quel monsignor Carballo che con Cor orans, istruzione applicativa della costituzione apostolica Vultum Dei quaerere sulla vita contemplativa femminile, minaccia l’autonomia dei monasteri, indebolisce la loro indipendenza e, con la scusa dell’aggiornamento e della formazione, mette in discussione l’idea stessa di vita di clausura. Ricordo, a questo proposito, il mio libro Claustrofobia. La vita contemplativa e le sue (d)istruzioni (Chorabooks) dedicato proprio all’analisi dei due documenti. 

A.M.V.

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di Mary Cuff

Crisis Magazine

In Vaticano è in corso il processo a carico del cardinale Angelo Becciu, accusato di appropriazione indebita e abuso d’ufficio per il suo coinvolgimento, con altri nove indagati, nell’acquisto multimilionario di immobili di lusso londinesi. Resta da vedere se Becciu sarà ritenuto colpevole di uno degli abusi finanziari di più alto profilo che abbiano coinvolto la Curia dei tempi moderni. Egli sostiene la sua innocenza e afferma di essere stato incastrato.

Che Becciu sia innocente o colpevole, è importante che ci sia un’indagine ufficiale sui rapporti di un potente prelato segnato da scandali e intrighi. I cattolici in buona fede dovrebbero esigere un resoconto completo, non limitato alle vicende che sono diventate troppo grandi o scomode perché lo Stato vaticano possa ignorarle.

A questo proposito penso in particolare al vergognoso silenzio sceso sul misterioso scandalo finanziario che gira intorno a monsignor José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

I lettori non pensino che io stia sostenendo una caccia alle streghe nella Curia. C’è una particolare urgenza di trasparenza riguardo a Carballo. Nel 2018 egli ha voluto Cor orans, un nuovo regolamento per gli ordini contemplativi femminili. Tra le altre cose, Cor orans ha portato all’eutanasia dei monasteri, al fine di semplificarne la chiusura. Nei suoi regolamenti, i beni di questi monasteri chiusi con la forza possono essere rivendicati da una federazione monastica burocratica, dalla diocesi e dal Vaticano (regolamenti 72 e 73). Dal 2018 il numero dei monasteri costretti alla chiusura ha raggiunto livelli che suor Maria Johanna Lauterbach, dell’ordine cistercense, ha definito un’estinzione .

Carballo ha assunto un ruolo attivo nella chiusura di questi monasteri a livello mondiale, rivendicando per il Vaticano un uso che spesso equivale a milioni di euro in beni e proprietà. Proprio lo scorso dicembre, Carballo ha tenuto il discorso di apertura a un simposio parigino dedicato al tema dell’ottimizzazione degli immobili provenienti dai monasteri chiusi specificamente da Cor Orans. Un altro relatore principale e organizzatore è stato dom David d’Hamonville, abate emerito dell’abbazia di Saint-Benoit d’En Calcat, specializzata in un enorme investimento alberghiero.

Gli hotel di lusso acquistati dai beni monastici sembrano essere una fissazione particolare di Carballo: un’eredità vergognosa e domande senza risposta profondamente inquietanti. Mentre era ministro generale dei frati minori, Carballo approvò l’acquisto e il restauro di una proprietà romana che divenne Il Cantico, un albergo così lussuoso che un giornale italiano lo definì uno schiaffo allo spirito di san Francesco. Il luogo, a pochi passi da Santa Marta, sembra essere spesso frequentato da esponenti della Conferenza episcopale italiana.

I frati minori hanno creato l’hotel come fonte di denaro per le loro attività di beneficenza, ma l’albergo ha in realtà contribuito alla rovina finanziaria dell’ordine.

Prima che una serie di morti portasse all’archiviazione dell’indagine ufficiale della polizia e la storia cadesse fuori dai riflettori della stampa, Il Cantico era al centro di un mistero: che fine hanno fatto gli oltre venti milioni di euro di denaro dei frati minori? Nel 2018, il giornalista italiano Alberto Nerazzini tentò di avere alcune risposte a questa domanda, ma non le ha mai ottenute. Ciò che ha messo insieme richiede risposte da Carballo, che non ha mai spiegato in modo soddisfacente il suo ruolo nella grave cattiva gestione finanziaria. È particolarmente urgente che i cattolici richiedano una spiegazione poiché egli ha trascorso gli anni dalla sua nomina alla Curia nel 2013 sequestrando proprietà monastiche e sostenendo la creazione di uno sviluppo immobiliare più lussuoso in nome della carità.

Secondo la ricerca di Nerazzini, nel 2007 Carballo, insieme a tre tesorieri francescani regionali, i padri Giancarlo Lati, Renato Beretta e Clemente Moriggi, incontrò un intermediario piuttosto misterioso di nome Leonida Rossi, che apparentemente era coinvolto in massicce operazioni finanziarie con pochi altri ordini religiosi dell’epoca. Il risultato di questo incontro fu una partnership decennale in cui i tesorieri hanno rilasciato milioni di euro a Rossi perché li investisse. Furono costruiti Il Cantico e hotel di lusso in Kenya, e in queste imprese svanirono ingenti somme di denaro. Sembra che si stesse verificando una sorta di riciclaggio di denaro, che ha lasciato un buco di venti milioni di euro.

La cosa strana è che il denaro non è mai stato trovato e nessuno sembra averne tratto profitto. Quando è scoppiato lo scandalo, Leonida Rossi si è suicidato prima che qualcuno potesse interrogarlo, anche se Nerazzini suggerisce che le circostanze della sua morte sono alquanto preoccupanti. In ogni caso, gli inquirenti non hanno mai trovato la minima traccia del denaro nei suoi conti o altrove. Con una decisione particolarmente strana, Rossi, che sembra non aver avuto parenti stretti o amici, lasciò frate Beretta, uno dei tesorieri coinvolti, come suo erede. Beretta rifiutò ufficialmente l’eredità, anche se non ce n’era da avere.

I tribunali italiani iniziarono a indagare sui tre tesorieri francescani coinvolti. L’altra persona presente all’incontro del 2007, oltre a Carballo, era padre Francesco Bravi, l’ex vicario generale. Bravi è stato nominato dal giudice inquirente uno dei principali testimoni dello scandalo finanziario. Tuttavia, come riportato dalla stampa italiana, prima che la sua testimonianza fosse assicurata, anche Bravi è morto. Anche se sembra essere morto per problemi cardiaci, la stampa non ha potuto trattenersi dal notare che il tempismo era sospetto.

I tre tesorieri sono stati assolti da tutte le accuse perché, incredibilmente, il termine di prescrizione in Italia è stato lasciato scadere prima che i loro casi fossero finalmente portati in giudizio nel 2018. I frati minori hanno inviato due di loro, Lati e Beretta, in oscuri conventi, mentre Moriggi, che si rifiutò di andare in esilio, fu ridotto allo stato laicale.

I frati erano tutti chiaramente colpevoli di qualcosa: Moriggi ha persino ammesso di aver nascosto sotto un frigorifero documenti incriminanti. Quando Nerazzini ha rintracciato Beretta, il frate ha affermato di aver ricevuto dai suoi Superiori l’ordine di mantenere il silenzio sull’intera situazione. È significativo, tuttavia, che i soldi non siano mai stati ricondotti a questi tre: sembrano aver commesso gravi crimini finanziari gratuitamente.

A questo punto, Carballo era un membro di alto rango della Curia, coperto da immunità diplomatica, anche se sembra che non ne abbia mai avuto bisogno. Quando Nerazzini tentò di chiedergli un commento sullo scandalo avvenuto durante la sua amministrazione dei frati minori, Carballo rifiutò di rispondergli. Sembra che non abbia mai detto nulla pubblicamente sulla questione e non sia mai stato formalmente indagato. La gerarchia dei frati minori insiste semplicemente sul fatto che non ne sapeva nulla, anche se era presente all’incontro che ha dato inizio a tutto e milioni e milioni di euro sono svaniti nel nulla fino a poco dopo la sua partenza.

In uno scandalo segnato da tempi sospetti, la nomina di Carballo alla Curia poche settimane dopo l’elezione di Francesco, e pochi mesi prima che lo scandalo scoppiasse pubblicamente, è forse la cosa più preoccupante.

Sembra ovvio che ovunque siano finiti i soldi e chiunque ne abbia beneficiato, gli acquisti immobiliari, apparentemente per beneficenza, hanno giocato un ruolo centrale nel riciclaggio di milioni di euro. Eppure Carballo continua a promuovere in modo aggressivo l’utilizzo dei beni sequestrati dei monasteri per lo sviluppo di beni immobiliari di lusso di beneficenza. Quando, ad esempio, Roma ordinò la chiusura del contemplativo monastero domenicano di Marradi, in Italia, vecchio di quattro secoli, una delle prime cose che i visitatori del Vaticano chiesero furono i documenti immobiliari. Era il 2019. Le monache non obbedirono e, conoscendo i loro diritti secondo la legge italiana, rifiutarono di lasciare il loro monastero.

Sfortunatamente, molti altri monasteri si sono piegati sotto un’intensa pressione espressa come santa obbedienza. In Francia, dove Carballo ha guidato il recente simposio sugli immobili monastici, il giornale francese Golias Hebdo ha denunciato che il Vaticano ha tentato di fare pressioni sulle suore affinché donino volontariamente beni che secondo la legge francese non possono essere rivendicati legalmente dalla Chiesa secondo la legge francese. Ad esempio, nel 2016 le clarisse contemplative di Lourdes hanno scoperto tramite il giornale locale che i loro edifici stavano per essere svenduti a beneficio della Diocesi. Hanno anche collaborato con avvocati e hanno mantenuto il controllo del loro monastero.

Poi c’è la situazione che coinvolge i frati francescani dell’Immacolata. Senza entrare nelle questioni che riguardano la soppressione del loro ordine, è importante notare la preoccupante e costante insistenza da parte dei funzionari vaticani sul fatto che l’ordine sborsasse oltre trenta milioni di beni che un tribunale civile aveva già ordinato di restituire ai suoi proprietari laici originari. L’indagine sui frati francescani dell’Immacolata e la loro successiva soppressione fu il primo ordine del giorno intrapreso da Carballo quando assunse l’incarico di segretario alla vita religiosa. Trattandosi di un ordine religioso maschile, i frati non erano ufficialmente soggetti alle regole finanziarie che Carballo istituì per la proprietà monastica femminile in Cor orans; tuttavia, si vocifera che una versione maschile di quel documento stia per essere pubblicata.

Perché non c’è stata alcuna insistenza per avere risposte? Se il Vaticano vuole ristabilire la fiducia nella Curia e cerca veramente una riforma finanziaria, la cui promessa ha contribuito a portare Francesco alla Cattedra di Pietro, Carballo deve confessare ciò che sapeva in questo scandalo finanziario: uno scandalo che sembra di gran lunga più grave di quello in cui si trova attualmente coinvolto il cardinale Angelo Becciu. E Roma farebbe meglio a fornire alcune risposte sul motivo per cui dozzine e dozzine di monasteri femminili in tutto il mondo per la conservazione della vita contemplativa sono stati costretti a pagare il prezzo della empia ossessione di un arcivescovo per gli investimenti immobiliari di lusso.

Fonte: crisismagazine.com

Titolo originale: Pillaging the Monasteries: The Vatican’s Hidden Financial Scandal

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