In grata memoria di Piero Vassallo

di Rita Bettaglio

Piero Vassallo ha lasciato questa terra nel giorno del santi Pietro e Paolo, nella sua Genova, così avara di riconoscenza verso i suoi figli illustri, a meno che non siano politicamente corretti.

E tutto si può dire di Piero tranne che fosse politicamente corretto.

Corretto sì, oltremodo, tanto che viveva del suo lavoro senza trarre vantaggio personale da nessuno e da niente che non fosse farina (preziosa) del suo sacco.

Non doveva dire grazie a nessuno il professor Vassallo, se non a Dio che lo aveva fornito di un intelletto così acuto e di una coscienza tanto retta.

Laureatosi in filosofia, essendo filosofo nell’animo ancor prima che in cattedra, insegnò al seminario di Genova al tempo del cardinale Siri (allora non erano tanti i laici che insegnavano nei seminari). Collaborò con Renovatio, la rivista voluta dal cardinale stesso e diretta da Baget Bozzo.

Fu esponente di primo piano della destra cattolica, quella destra cattolica alla Michelini, soffocata da una gerarchia ecclesiastica che guardava alla Dc (che fin da De Gasperi era volta a sinistra) e dal “partito del frigorifero”, il Msi di Almirante.

Classe 1933, filosofo, storico, cattolico (e tomista) tutto d’un pezzo, Piero Vassallo ha dedicato la vita a difendere la verità, cioè la Verità, con innumerevoli scritti e interventi. Qui si può trovare la sua bibliografia.

Si formò alla scuola di Federico Sciacca, Cornelio Fabro da una parte; Giano Accame, Primo Siena dall’altra. Solo per fare alcuni nomi.

Conobbi quello che allora chiamavo rispettosamente professor Vassallo cinque lustri orsono. Non ricordo neppure chi mi invitò. Andammo a casa sua e fu il primo di moltissimi incontri. Piero amava invitare a casa, nel suo piccolo studio ingombro di libri, amici di una vita e giovani alla ricerca della verità. In quello studio che dava su un viale alberato, nella penombra e nella discrezione, Piero ci ha insegnato tanto e tanto ha fatto per noi.

Tanto schivo e riservato nella sua persona quanto un fiume in piena quando prendeva la penna in mano o ci parlava e dimenticava il tempo che scorreva.

Le prime volte ho faticato a seguirlo per la profondità e la vastità dei riferimenti filosofici e storici che lui maneggiava con assoluta naturalezza. Poi, a poco a poco, mi ha insegnato a sentire l’odore sgradevole della gnosi e dell’esoterismo con cui la cultura moderna, filosofica e spirituale, infarcisce ogni suo prodotto. Un veleno sottile che uccide poco a poco e che si mescola in un abbraccio mortale.

Ricordo quando ci parlava di Vico e le intemerate contro Evola, star di una certa destra oscura e tenebrosa. Questo lo denunciava in tempi in cui non era tutto così evidente come ora, quando il gioco si è fatto praticamente scoperto.

Non ringrazierò mai abbastanza Piero per avermi sempre incoraggiato a studiare e a scrivere. Chiedeva la serietà assoluta perché quella per la verità e contro l’errore è la battaglia di Cristo, con Cristo e per Cristo.

La sua umiltà era una perla preziosa che faceva da corona al suo vastissimo sapere e lo rendeva disponibile a tutti coloro che fossero disposti ad impegnarsi.

“Dovete studiare”, diceva sempre, “leggere i libri fino in fondo, dalla prima all’ultima pagina”. Non fece mai- me lo disse come monito, quando cominciò a farmi fare recensioni- recensioni senza aver letto per intero il libro, per pessimo che fosse.

Ha combattuto fino in fondo la buona battaglia, ha formato molti, ha sofferto incomprensione, tradimento, derisione ed oblio.

Ma ha vinto perché poteva dire, come Guareschi al ritorno dal lager: “Io non odio nessuno”.

Ai funerali il sacerdote ci ha lasciato il testamento spirituale di Piero. Nel loro ultimo incontro, Piero gli disse: “La mia più grande ricchezza è la croce di Cristo”.

Questo dice anche a noi, che lo piangiamo e ci sentiamo in colpa per aver preso tanto da lui e aver dato così poco.

 

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