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Musica benedetta e musica maledetta

di Aurelio Porfiri

Con l’avanzare della musicologia, e recentemente con gli studi nel campo delle neuroscienze, la ricerca sulla musica ha fatto passi da gigante. Un fatto importante, perché la musica è parte della nostra vita e certamente non possiamo ignorarla.

Spesso si parla dei benefici che la musica ha su di noi, ma non sempre si riflette sull’altra faccia della medaglia: se la musica può convertire, può anche pervertire.

Ecco perché occorre essere molto attenti alla musica che si esegue nella liturgia, perché essa può elevarti a Dio ma può anche abbassarti ancora di più nella tua condizione di miseria umana.

La musica non è neutra: ha la possibilità di essere benedetta ma anche di essere maledetta, cioè di portare chi l’ascolta a comportamenti nocivi o distruttivi. Pensiamo per esempio ai rave che intendono alterare lo stato di coscienza di chi vi partecipa, anche con l’uso concomitante di droghe.

Abbiamo notizia di questa duplicità anche nella Bibbia (2Sam 6, 13-16) quando la moglie di Re Davide, figlia del Re Saul, disprezza Davide per il modo in cui si esalta al suono della musica: “Quando quelli che portavano l’arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa d’Israele trasportavano l’arca del Signore con tripudi e a suon di tromba. Mentre l’arca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo”. C’è da dire che Davide è anche esempio del potere positivo della musica, perché con il suono e il canto sapeva placare la malattia del Re Saul.

In Theology and the Arts, il teologo Karl Rahner sostiene che possiamo giudicare se una melodia è religiosa o no solo dal contesto. Questo vorrebbe dire che l’impiego di un canto gregoriano in un concerto rock lo rende musica rock? Purtroppo è mancata del tutto, specie in Italia, la riflessione sul male che la cattiva musica liturgica fa alla liturgia e a chi vi partecipa. E quando parlo di cattiva musica liturgica, intendo quella che basa la sua azione sul sentimentalismo (invece che sul sentimento) e sul rincorrere il mondo, dimenticando che ai fedeli è chiesto invece di essere nel mondo ma non del mondo.

Oramai si ritiene normale non preoccuparsi troppo di cosa si canta e si suona in chiesa, visto che la liturgia ha preso una strada tutta sua, nelle mani di sacerdoti che spesso la celebrano a capriccio. La musica che abbiamo oggi è figlia di questa liturgia e viceversa.

Del resto, per capire cosa la Chiesa pensi oggi della musica sacra basterebbe vedere come vengono occupate le posizioni di responsabilità in quel campo. Si imparerebbe molto.

Aldo Maria Valli:
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