Dibattito / Per chi votare alle prossime elezioni? Nuovi contributi

Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui altri contributi arrivati dai lettori sul tema “chi votare alle prossime elezioni”. Il tema è caldo, i messaggi tanti. Per forza di cose, sono costretto a selezionare. In generale emerge un gradissimo disorientamento. Non mancano, come vedrete, i giudizi forti. Preciso che pubblicare questi contributi non vuol dire, per me, necessariamente condividerli. Ringrazio tutti i lettori che, pur senza nascondere la passione, riescono a moderare i toni.

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Caro Valli, mi permetto di scrivere anche la mia opinione sull’argomento “per chi votare”.

Prima cosa, bisogna votare. Non votare significa votare Pd, che è quello che il regime vuole, ed è un errore da non fare. Il panorama politico è sconfortante, ma bisogna ragionare per priorità. Dobbiamo cacciare il Pd, questa è la priorità. Il Pd non è più il vecchio Ulivo, che votavo anch’io e in cui era forte l’influenza dei cattolici democratici. Ora il Pd è un partito liberal all’anglosassone, il partito dei benestanti e dei radical chic, ateo e fortemente anticristiano, e totalmente succube dei folli della Ue e delle loro politiche scellerate, ecologismo in primis, e che si vanta del fatto che i suoi elettori “hanno la mentalità protestante”. Impossibile votarlo, per dei cattolici.

Se si volesse poi scendere nel programma, il Pd vuole confermare la legge Fornero (pensione a minimo sessantasette anni!), e vuole la persecuzione fiscale del risparmio degli italiani, attraverso il feroce inasprimento delle tasse di successione, dell’Imu e delle tasse sugli affitti, nonché l’aumento delle tasse sui rendimenti dei titoli di Stato e sui fondi pensione.

Insomma, per loro, come diceva Proudhon, “la proprietà è un furto” (con sinistre analogie con il programma “nel 2030 non possiederai nulla e sarai felice” degli oligarchi di Davos”).

Impossibile votarlo anche per dei lavoratori che vogliono andare in pensione a una età non indecente, ed impossibile votarlo per i risparmiatori.

Il Pd al governo significa altri cinque anni di Speranza ministro della Salute, con conseguenti cinque anni di dittatura sanitaria e di limitazioni alle libertà costituzionali. Bisogna votare per chi può batterlo.

Quindi turarsi il naso e votare Centrodestra, e per me sarà la prima volta dal 1994.

Lo dico: voterò Lega, il partito più sensibile al mondo dei lavoratori e dei futuri pensionati, e quello meno europeista. E poi è il partito più cattolico della coalizione.

Fratelli d’Italia è un Pd allo specchio (sono ex fascisti ed ex comunisti, non provengono da una tradizione democratica e si vede), non a caso i giornali dei poteri forti già ipotizzano un’alleanza Pd – Fratelli d’Italia dopo le elezioni, e poi lo statalismo non mi piace.

Forza Italia è un partito ambiguo, a forte rischio di inciucio con il Pd dopo le elezioni, e con il rischio che il parlamentare di Forza Italia lasci il Centrodestra per finire nel Gruppo misto o nella palude centrista in formazioni che si creano appositamente in Parlamento.

Certo, anche a me piacerebbe votare Italia sovrana e popolare, e ho grande simpatia per Giorgio Bianchi e Marco Rizzo. Ma è un voto buttato via, perché è un voto disperso che non serve a sconfiggere il Pd.

S se esistesse una sola lista antisistema, magari supererebbe la soglia del 3% ed avrebbe una rappresentanza parlamentare, cosa che sarebbe molto importante. Ma la galassia antisistema è in preda al frazionismo esasperato, come l’estrema sinistra, per cui di liste antisistema ce ne sono almeno dieci, il che vuol dire zero possibilità per una di loro di superare la soglia del 3%.

Se poi, come spero, vincerà il Centrodestra, dovremo incalzarlo sui temi etici e sensibili, difendendo anche il Natale che è sotto l’attacco della Ue, e cominciando la battaglia culturale contro i liberal.

Grazie per l’opportunità, cordiali saluti.

Marco

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Caro Valli, faccio veramente fatica a trovare un filo logico in certe prese di posizione che arrivano dalla nostra area (chiamiamola così per semplificare), per non parlare della totale assenza di progetti organici dotati di una qualche visione strategica. Sono rimasto perplesso anche (e soprattutto) dall’ultimo intervento di monsignor Viganò circa le linee guida per un voto cattolico. Sia ben chiaro, personalmente ritengo che la Nato non dovrebbe esistere e che l’Unione europea così com’è oggi faccia rabbrividire, ma non sono assolutamente posizioni che scaturiscono dal mio essere o meno cattolico. Trovo molto poco prudente affermare che un vero cattolico dovrebbe volere l’uscita dall’euro, piuttosto che da certe organizzazioni sovranazionali. Porre certi paletti significa solo creare fratture ancora più profonde tra i cattolici stessi, in un momento storico in cui le divisioni sono già fortemente marcate. La politica e l’economia non dovrebbero essere approcciate con slogan roboanti, ma con assoluto pragmatismo. Senza nemmeno aver gettato le basi per un’alternativa credibile, uscire domani dalla Nato o dall’euro avrebbe solo conseguenze disastrose per un paese come il nostro che, parliamoci chiaro, è relegato da secoli in una condizione di subalternità allo straniero perché non è in grado di darsi una sovranità autentica, e questo perché c’è un prezzo che molti italioti non sono disposti a pagare. Se non riuscì Mussolini in vent’anni a dare un’identità vera e una dignità ai popoli (uso il plurale) che vivono in questa penisola, figurarsi se ci può riuscire in pochi mesi un pugno di personaggi (sicuramente in buona fede) assolutamente non attrezzati per il compito.

Insomma, ho ritrovato nel messaggio di monsignor Viganò vecchi cavalli di battaglia di una certa destra radicale che ben conosco, e di cui conosco soprattutto i limiti strategici e la miopia operativa. Il mondo è cambiato, e sono necessariamente cambiate le modalità con cui è possibile difendere il cosiddetto “interesse nazionale”. Un conto è combattere le politiche immigrazioniste (e qui sono fermamente convinto che un vero cattolico dovrebbe essere saldamente anti immigrazionista), ben altro è invece volere l’Italia isolata diplomaticamente ed economicamente, in un contesto globale di feroce competitività tra superstati con centinaia di milioni di cittadini ed eserciti ben più sviluppati del nostro.

Facile dire “usciamo da questo e da quell’altro organismo”, ma prima bisognerebbe ragionare su come costruire alternative credibili, sia nel campo delle alleanze politico-militari sia in quello (molto più complesso) economico-monetario. Evidente come certi nazionalismi, certi movimenti no euro o no Ue siano operazioni destabilizzanti incoraggiate proprio dagli Usa (e se dobbiamo dirla tutta, anche dalla Russia). Tutto questo solo per dire quanto sia complesso lo scenario in cui ci troviamo, e quanto ingenuo, e poco serio, sia un approccio semplicistico alla questione.

Mi stranisce osservare come persone ben più istruite e preparate del sottoscritto si lascino trascinare e fuorviare dal fervore ideologico. Ora più che mai occorre giudizio, lucidità di pensiero e soprattutto di azione. In quanto cristiani dobbiamo avere una marcia in più rispetto a chi agisce mosso esclusivamente dalle ideologie.

Venendo alla questione elezioni, credo sia già stato detto tutto e il contrario di tutto. Cercando di fare un po’ di ordine, emerge da più parti la convinzione di dover anzitutto evitare un governo di Centrosinistra. Ora, che i governi di Centrosinistra siano il male peggiore lo sappiamo e non credo ci sia molto da aggiungere. Se non fosse stato per Berlusconi (che ha inventato e tenuto insieme il Centrodestra per decenni) oggi avremmo una legislazione molto più progressista sui temi morali e bioetici. Ma a conti fatti è una piccola vittoria di Pirro.

Il Centrodestra è pieno di gente senza Dio e di pensiero (e comportamento) libertario. Gli invertiti e i sodomiti abbondano anche lì. Gli abortisti sono sicuramente la maggioranza. Per cui c’è ben poco da rallegrarsi. Tuttavia, venendo alle cose pratiche, il Centrodestra è ancora oggi l’unico schieramento in cui sia possibile candidare e far eleggere dei buoni cattolici conservatori.

Una strada assolutamente percorribile per noi sarebbe quella di adottare (con le dovute proporzioni) il modello statunitense, dove le comunità cristiane cercano di eleggere propri rappresentanti nel partito repubblicano (che non è certo il partito dei Buoni e dei Giusti, ma è l’unico che abbia politici e giudici che portano avanti agende contro-rivoluzionarie). Quindi nessun piccolo partito cattolico/tradizionale/anti-tutto: si usino i partiti già esistenti e che offrono maggiori possibilità di vittoria.

Ovviamente gli ultimi due anni hanno avvelenato i nostri cuori, soprattutto nei confronti del Centrodestra che si è reso complice di tutto il male causato dalla follia sanitaria. Io per primo non ho intenzione di fare sconti a chi non si è nemmeno pentito o scusato per avermi perseguitato e trattato come un lebbroso, per aver ricattato la mia famiglia e le persone che amo. Sono innumerevoli i crimini commessi in questi due anni con la complicità di tutte le forze politiche, e quindi capisco bene il punto di vista di chi vorrebbe boicottare tutto il sistema proponendo soggetti nuovi. Purtroppo però, al netto della rabbia legittima, i ragionamenti sono piuttosto infantili. Credere che basti eleggere una ventina scarsa di deputati tra Camera e Senato per poter contrastare le prossime eventuali schifezze che Davos ha in serbo per noi è quantomeno ingenuo. Il parlamento è stato esautorato di ogni potere reale, l’hanno ampiamente dimostrato (ma è solo l’ultimo esempio) governando a colpi di Dpcm.

Ma se proprio si ritiene opportuno tentare la strada parlamentare con soggetti nuovi, bisognerebbe decidersi una volta per tutte su quali sono le priorità e agire di conseguenza. Non venticinque punti programmatici, e nemmeno dieci. Si faccia un cartello elettorale antisistema di scopo, con pochi punti chiari (oggi come oggi potrebbero essere il contrasto alla dittatura sanitaria e alle politiche guerrafondaie) e si tenti di rovesciare il tavolo almeno su un paio di temi forti. Lasciando libertà di voto sugli altri temi non condivisi.

Non è granché come prospettiva? Non è lecito per un cattolico votare o sostenere un cartello elettorale con dentro comunisti, esoterici e altra gentaglia?

Ma allora non è mai stato lecito per un cattolico andare a votare dal 1948 in avanti, visto che non c’è mai stato veramente un partito cattolico, almeno come lo intendono molti di noi.

In pratica siamo punto a capo. Probabilmente non c’è soluzione dell’enigma, sicuramente dovremmo indirizzare le nostre energie verso progetti più radicali che non daranno certo frutti il 25 settembre 2022, ma potranno salvare molte anime a tempo debito.

Occorre allearci e organizzarci in maniera organica ovunque sia possibile, ma non come partito, bensì come comunità cristiana. Investire tutto quello che abbiamo in progetti di scuole cattoliche, nel sostegno ai sacerdoti tradizionali, alle famiglie numerose. La politica poi verrà, ma sarà la naturale conseguenza di tutto questo.

Grazie per l’attenzione e buona battaglia.

Michael 

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