di Claudio Traino
Gentilissimo Valli,
le scrivo in conseguenza di due articoli di Duc in altum (quello in morte di Piero Angela e quello su Nicola Cabibbo) nei quali si mette in evidenza il fatto che esiste sicuramente una Scienza (con la S maiuscola) la cui matrice è diversa da quella acriticamente illuminista.
Il mio professore di Fisica 2 all’università una volta disse che alla domanda “cosa porteresti con te su un’isola deserta se fossi l’unico sopravvissuto a una catastrofe planetaria” avrebbe senza esitazione risposto: “Le equazioni di Maxwell”. E Maxwell (una delle personalità più importanti della fisica di tutti i tempi) era un credente.
Uno dei più grandi matematici (e logici) del secolo scorso, Kurt Gödel, autore dei due famosi teoremi di incompletezza in cui si dimostra che nessun sistema coerente (per esempio l’aritmetica, ma non solo) può essere completo, e cioè che all’interno di un sistema coerente esistono enunciati veri ma non dimostrabili (la dimostrabilità è una nozione più debole della verità, come sostiene Douglas Hofstadter nel suo Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante) era credente (luterano, ma comunque cristiano). Egli ha addirittura preteso di dimostrare logicamente l’esistenza di Dio (una prova ontologica sulla scia di quanto fatto da Anselmo d’Aosta e da Leibniz, per esempio): la brillante dimostrazione, di sicuro interesse dal punto di vista della logica formale, è stata pubblicata molti anni dopo la sua morte.
Come diceva san Tommaso, Fede e Ragione sono tutt’altro che antitetiche. Fede e Scienza sono quindi tutt’altro che antitetiche se per Scienza si intende una possibile spiegazione razionale della realtà.
Dal punto di vista della rivoluzione culturale che, a mio parere, è necessario portare avanti prima di tutto all’interno della Chiesa (perché da questa possa poi irradiarsi all’intera società, persa in uno smarrimento esiziale), è molto importante che la non contraddittorietà tra Fede e Ragione, tra Fede e Scienza, venga evidenziata con forza.