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Lettera / Un voto per chi si batte contro il nuovo autoritarismo

di Marco Bongi*

Vorrei partecipare al dibattito pre-elettorale con alcune considerazioni maturate in questi ultimi anni. Innanzitutto rilevo il venir meno di ogni argomento relativo a un possibile “voto utile” da contrapporre a una inutile “scelta di bandiera”.

Un simile discorso poteva avere un senso ai tempi della netta contrapposizione di un blocco politico rispetto a un altro. L’esperienza di questa ultima legislatura, nella quale tutti hanno governato con tutti, e tutti si sono prontamente allineati a direttive superiori, senza sentirsi minimamente vincolati da programmi o idee di fondo, fa venir meno, anche nell’elettore, ogni fiducia nei confronti di chi ha tradito i principi basilari del proprio impegno politico.

Dunque, in una simile situazione, il vero “voto utile” è quello che dimostra, al di là di ogni barriera ideologica, il profondo disagio vissuto dai cittadini nei due anni di “dittatura emergenziale” imposta in nome di presupposti assolutamente inconsistenti sul piano fattuale.

In altre parole: si sono inferte ferite profonde e, al momento, insanabili che hanno minato irrimediabilmente la mia fiducia nelle forze politiche tradizionali, sia di destra che di sinistra.

Alcuni ricordi dolorosissimi imperversano ancora pesantemente nella mia memoria di cattolico e cittadino: il carabiniere che sale sull’altare e interrompe la Santa Messa di don Lino Viola; i portuali triestini che pregano mentre la polizia li manganella o usa gli idranti; i non vedenti (come me) che, non potendo guidare l’automobile, erano impossibilitati a salire sui mezzi pubblici; l’amico colpito da improvviso edema maculare il giorno dopo la somministrazione del vaccino; i tanti conoscenti, fra cui alcuni fisioterapisti non vedenti,  sospesi senza stipendio e chiusi impietosamente in casa.

Ai molti di loro che mi hanno chiesto di intervenire ho dovuto far presente che nessun organo d’informazione avrebbe mai pubblicato un comunicato di protesta o una presa di posizione dissonante. Sono stati anni duri nei quali, anche all’interno dell’associazione che ho fondato, ho dovuto subire umiliazioni, come il rifiuto dei tecnici di diffondere una newsletter nella quale semplicemente annunciavo che avremmo pagato noi le spese per i tamponi ai dipendenti non vaccinati.

Nonostante tutto, ho tenuto duro e non mi sono mai piegato ai ricatti del regime, ma le ferite sono profonde e non si rimargineranno facilmente.

Fatte queste premesse, ho deciso che il mio voto andrà a una delle forze del dissenso che hanno messo in lista alcuni degli “eroi” della resistenza alla dittatura. Ritengo infatti che non avrebbe alcun senso astenersi dal voto: anche se si recassero infatti alle urne solo poche centinaia di elettori, per il sistema non cambierebbe nulla, anzi. Questi elettori sarebbero un numero così esiguo che potrebbero essere controllati ancor più facilmente.

Certo, esiste un rischio anche nella mia scelta: così come hanno fatto le forze anti-sistema nel 2018 (Lega e M5S), anche quelle nuove potrebbero potenzialmente tradire la fiducia in loro riposta. Qualche rischio va comunque inevitabilmente accettato.

Resta un ultimo punto da trattare. Quale movimento alternativo votare, visto che se ne sono presentati almeno quattro? Questa circostanza è sicuramente negativa: si rischia infatti la dispersione dei voti e la concreta possibilità che nessuno raggiunga il quorum necessario all’elezione di un parlamentare. C’è però anche un aspetto positivo: mancando un vero e proprio leader carismatico, è possibile un radicamento più profondo sui programmi e sul confronto delle idee.

La mia scelta, dopo una lunga riflessione, andrà a favore di Italia sovrana e popolare. Ciò eminentemente per lo sforzo portato avanti alla ricerca di una auspicabile unità e per la capacità dimostrata, fino ad ora, di evitare le provocazioni e concentrare la polemica contro i veri nemici e non contro gli altri movimenti di opposizione. Il programma presentato mi sembra inoltre chiaro e credibile; la presenza, fra i candidati, del “comunista” Marco Rizzo non mi appare, almeno fino a quando il programma sarà mantenuto, un ostacolo insormontabile. Anche perché Marco Rizzo, ben inserito nelle reti Mediaset, mi sembra piuttosto un nostalgico idealista più che un feroce materialista.

Italia sovrana e popolare mi ha dato infine l’impressione di una maggiore capacità organizzativa. Inoltre, lo spazio concesso, nelle sue manifestazioni, agli appelli di monsignor Carlo Maria Viganò sembra offrire qualche garanzia in più sul piano dei principi non negoziabili portati avanti dal mondo cattolico.

*presidente di Apri Onlus (Associazione pro-retinopatici e ipovedenti)  

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Aldo Maria Valli:
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