Lettera / Comunione sulla lingua. Se il diacono-infermiere conta più della Conferenza episcopale

Caro Valli,

segnalo quanto accaduto di recente presso la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Napoli.

Con il desiderio di comunicarmi, dopo circa due anni che non lo facevo causa l’obbligo di prendere la comunione sulle mani e mio conseguente rifiuto dato che non mi considero indegno di toccare con le mie mani non consacrate il Corpo di Nostro Signore, una domenica di fine agosto mi sono recato presso la suddetta parrocchia per partecipare alla celebrazione della Messa. Conoscendo l’opposizione del clero alla ricezione della Comunione sulla lingua, al fine di evitare sgradevoli problemi ho prima chiesto al confessore se potevo ricevere la particola così, alla luce delle recenti disposizioni della Conferenza episcopale. e il confessore mi ha rassicurato in tal senso, consigliandomi di mettermi per ultimo in fila (per evitare che gli altri potessero vedermi?). Al momento della distribuzione della Comunione mi sono dunque messo in fila e, dato che il parroco celebrante non distribuiva l’ostia ma a ciò incaricava (non so a quale titolo) una ragazza, una signora anziana e un diacono, ho scelto la fila del diacono. Quando è arrivato il mio turno ho giunto le mani facendo segno di voler ricevere l’ostia sulla lingua, e grande è stata la mia sorpresa quando il diacono mi ha negato la particola, umiliandomi pubblicamente e costringendomi a prenderla sulle mani profittando del mio senso di smarrimento e confusione.

Alla fine della Messa, sentendo montare la rabbia, mi sono recato in sacrestia per chiedere spiegazioni al parroco. Il suddetto mi ha ricevuto alla presenza di alcune persone, e alle mie rimostranze, con fare da amicone, dandomi del tu e con una pacca sulla spalla, mi ha detto che conosceva le disposizioni della Conferenza episcopale ma che il diacono, essendo un infermiere, teneva all’igiene e quindi non dava l’ostia sulla lingua. Il parroco faceva presente inoltre che il diacono non aveva tutti i torti in quanto la procedura di posizionare l’ostia sulla lingua poteva rendere la particola infetta e quindi diffondere il Covid. Alle mie rimostranze che non stava parlando di una caramella ma del Corpo di Cristo e che comunque le mani sono il peggior veicolo di virus, germi e batteri, e prendendo atto che in quella parrocchia valgono le decisioni del diacono-infermiere più di quelle della Conferenza episcopale, ho salutato prete ed astanti e sono andato via. Per dovere di cronaca informo che una parrocchia vicina retta dai Francescani consente la comunione sulla lingua (per carità, però sempre a patto di mettersi in fila per ultimi al fine di non scandalizzare nessuno).

Lettera firmata

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