Voto sì, voto no. Dibattito aperto / 2

Cari amici di Duc in altum, il mio articolo Ecco perché sto andando verso il non voto ha provocato numerose reazioni e suscitato un ampio dibattito. Bello vedere tanta passione: ringrazio tutti i lettori che mi hanno scritto. Dopo aver proposto una prima tornata di commenti, eccone una seconda. Chiunque voglia inviare contributi può farlo a questo indirizzo: blogducinaltum@gmail.com

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Caro Dottor Valli,

un breve messaggio per esprimerle piena condivisione delle sue argomentate idee sulle elezioni del 25 settembre. Non v’è dubbio: votare equivarrebbe a legittimare, implicitamente, un sistema macchiatosi, negli ultimi due anni e mezzo, di una gravissima involuzione liberticida. Né le formazioni antisistemiche, le quali pur annoverano nelle loro fila figure degne di stima, potrebbero garantire una via d’uscita, ora come ora, dai tentacoli di un potere che viene da lontano e plasma i governi nazionali con impunito e sempre più svergognato arbitrio.

Resistiamo in Cristo re.

Matteo

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Gentile dottor Valli,

mi permetto di rispondere al suo articolo sul non voto. Non sono solito commentare, ho anche abbandonato i social. Lo faccio solo nella speranza che, in questo importante appuntamento politico, la forza delle persone che sento a me più affini non si disperda.

È del tutto normale non sentirsi completamente rappresentati da alcuna forza politica e mi chiedo anche in quale modo possa mai avvenire di essere ben rappresentati, visto che gli elettori sono una moltitudine, ciascuno espressione di molteplici ideali e richieste, magari simili ma con infinite sfumature. E se anche un partito incarnasse i perfetti ideali, i numeri necessari di candidati a livello nazionale non garantirebbero che tutti li interpretassero allo stesso modo e per tutta la durata dell’incarico. Quindi il compromesso è nella natura stessa del sistema di rappresentanza. Forse ciò che ha definitamente rotto la fiducia degli elettori è l’impossibilità di fare valere la propria delusione nelle tornate elettorali successive. A causa di leggi sempre più complesse ci ritroviamo volenti o nolenti i soliti personaggi che ci hanno traditi.

Tuttavia mi sento di dire che il non voto è sì un giudizio politico, ma non è affatto un voto come tutti gli altri. Perché in quel negozio di giacche una giacca sarà scelta, e noi tutti la indosseremo, la stessa per tutti, per cinque lunghi anni. Abbiamo visto cosa può succedere in soli due anni. Cosa varrà poter dire “quella giacca fa schifo, io non ne ho niente a che fare, l’avete scelta voi”? Qualsiasi cosa diremo sarà con quella giacca addosso.

Fuor di metafora, il sistema politico non guarda il non voto con orrore. Si stracciano le vesti nelle interviste delle prime ore, poi si sfregano le mani, perché quello che conta sono le percentuali in parlamento. Questo per i privilegi terra terra. A livello globale anche le percentuali sono ininfluenti fino a che se le giocano i partiti di sistema, nemici per finta, servi dello stesso padrone. Inoltre non c’è nessun precedente che dimostri che la legittimità della classe politica si fondi sul consenso politico che le viene attribuito. Sono solo belle teorie. Cosa vuole che se ne facciano di queste teorie persone che si fanno leggi su misura, calpestano la Costituzione e, persino di fronte a giudizi di incostituzionalità conclamata, vanno avanti come se niente fosse?

Quindi, chiarito che la nostra negata legittimazione non conta nulla, ha più senso sporcarsi le mani, correre il rischio e dare il voto a qualcuno che, anche se non è il nostro ideale di purezza, incarna uno o più valori che non vogliamo negoziare. Che sia la fermezza sulla deriva abortista? Mai più green pass? Basta armi all’Ucraina per scongiurare il rischio atomico? Se in parlamento non ci sarà neanche un paladino di questi valori, cosa possiamo aspettarci nei prossimi cinque anni?

Veniamo alle forze antisistema. Esse sicuramente non hanno contribuito alla discesa verso l’autoritarismo sostanziale: un punto a favore. Hanno al loro interno persone che potrebbero incarnare alcuni di questi valori (nel condizionale sta il rischio che accettiamo di correre). Che poi non abbiano trovato una forma unitaria, per il momento non prova nulla. Sappiamo benissimo che è facile unirsi all’insegna del “magna magna”, mentre chi cerca comuni ideali all’atto pratico tende a perdersi nei purismi. Ma in parlamento, pur divisi, voteranno insieme, ad esempio, contro nuove pandemie e green pass.

In definitiva, non sto consigliando di turarsi il naso, ma di essere astuti come volpi. Non possiamo aspettare il Partito degli Angeli. Quando vedremo le schiere angeliche, non avremo più problemi da discutere. Nella speranza di averle dato nuove ragioni per il voto, la saluto e la ringrazio per il suo lavoro.

Roberto

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Caro dottor Valli,

seguo il suo blog da molti anni e raramente mi trovo in disaccordo con lei. Ma riguardo all’articolo sul non voto non sono assolutamente d’accordo. Se non ho capito male, lei scrive: l’Italia brucia e io non voto i partiti di sistema perché sono tutti piromani, ma non chiamo nemmeno i pompieri (i partiti antisistema) perché non stanno tutti insieme e poi alcuni vigili del fuoco non sono simpatici, quindi penso che starò alla finestra senza fare nulla.

Ora, considerando che i piromani sono molto più forti dei pompieri, se lei non aiuta i pompieri, col suo non voto aiuta di fatto i piromani. E intanto l’Italia brucia.

Non sarebbe invece meglio aiutare i pompieri, magari utilizzando le sue competenze per consigliarli dove difettano?

Dio la benedica. Con stima e gratitudine.

Bruno

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Caro Valli,

mi ritengo un cattolico vero. Peccatore, come tutti, ma con una fede forte. Sono padre di due adolescenti e marito di un insegnante elementare. Tutti noi non siamo vaccinati.

Abbiamo passato giorni difficili in questi due anni ma la Provvidenza, i legami familiari, l’amore e la presenza di Gesù ci hanno fatto affrontare le situazioni con tanta speranza. È da parecchi anni che ci informiamo attraverso canali e giornalisti indipendenti. Sappiamo in quale contesto viviamo e nel marzo 2020 avevamo subito capito che cosa stava accadendo.

Vengo al dunque. Ho appena finito di leggere il suo articolo sul non voto e mi dispiace, non riesco a capire. Lei, come alcuni esponenti del comitato Liberi in Veritate, pensa di non recarsi al voto. Altri addirittura, come Federica Picchi, la dottoressa De Mari e l’avvocato Gianfranco Amato, consigliano il voto non ai partiti antisistema ma a Fratelli d’Italia per non disperdere i consensi, altrimenti vincerebbe il Pd. Beh, non lo nascondo, rimango sorpreso. Ha detto che sarà la prima volta che non voterà, e ancora di più non capisco. Posso comprendere che i movimenti antisistema appena nati non sono la perfezione, non lo metto in dubbio, però nelle loro liste ci sono candidati che hanno una storia alle spalle. Non sono certo gli sconosciuti. Ecco, io credo che un voto dato a uno di questi candidati, che hanno dimostrato di avere valori importanti, una coerenza professionale e si sono esposti pagando di persona, sia un voto giusto e consapevole. Non faccio preferenze particolari tra i partiti antisistema, guardo alle persone.

Non c’è delegittimazione della classe politica nel non recarsi a votare. Mi chiedo dunque perché una particolare parte del mondo cattolico dichiari l’impossibilità di votare questi movimenti, preferendo non votare.

Concludo ringraziandola per il suo contributo prezioso attraverso gli articoli di Duc in altum.

Alberto

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Carissimo dottor Valli,

mi è dispiaciuto leggere che sta maturando la scelta di non votare, e vorrei provare a convincerla a ritornare su questo orientamento con una considerazione. Il non voto produce un effetto perverso: è come se lei delegasse il suo voto a un vicino di casa o simile. Il voto del vicino conterà e farà sì che sarà eletto un parlamentare forse lontanissimo dalle posizioni della dottrina sociale della Chiesa, contribuendo così a peggiorare sempre più il contesto socioculturale della nostra Italia. Una scelta realista, orientata verso un partito meno lontano dalla dottrina sociale della Chiesa, costituirebbe invece una possibilità di arginare la pervasiva cultura della morte che sta avendo la meglio nel nostro Paese e nel mondo,

Un cordiale saluto

Alessandro

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Gentile Aldo Maria Valli,

la ringrazio infinitamente per l’importante testimonianza del suo blog, in questo panorama informativo piatto e desolante.

Circa il suo prezioso e intelligente articolo sul non recarsi alle urne condivido tutto il ragionamento, con un’unica differenza: andrò a votare e annullerò la scheda (proprio scriverò sulla scheda “nulla”, in modo che non ci sia da tergiversare, come magari accadrebbe con una scheda bianca).

Argomento la mia posizione. Esistono varie interpretazioni sul non recarsi al voto e non sto a elencarle. Nel suo caso, e per restare all’esempio da lei fatto, è come se lei non entrasse neppure nel negozio e quindi non provasse alcuna giacca, né parlasse con i commessi, né esprimesse il proprio disappunto per non aver trovato la giacca adatta. Ora, per tale vaghezza delle motivazioni del non voto, il sistema politico troverà confortanti autogiustificazioni. Invece se si va a votare, e si annulla la scheda, il gesto è politico: i partiti non si trovano di fronte uno che non è andato al seggio, ma uno che ha preso sul serio l’impegno di andarci e ha votato, pur annullando la scheda. Per tornare alla sua metafora, non si tratta di uno che è passato davanti al negozio, ha guardato la vetrina e se ne è allontanato scuotendo la testa, ma di un cliente che è entrato nel negozio, ha provato le giacche e ne è uscito senza far acquisti. E se queste schede annullate fossero una certa percentuale, i partiti dovrebbero chiedersi il perché, mentre ciò non accadrebbe con l’astensionismo.

Appoggio ciò che è già stato scritto da un altro suo lettore: non si tratta di non acquistare una giacca sbagliata (nel suo caso, non entrare neppure nel negozio), ma di disertare una riunione di condominio. Dove, come si sa, gli assenti hanno sempre torto e pagano per ciò che hanno deciso altri.

Mau

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Caro dottor Valli,

ho letto con interesse, ma anche un po’ di dispiacere, il suo articolo Ecco perché sto andando verso il non voto, e anche il successivo dibattito in corso.

Anche se capisco e condivido lo sconforto nel vedere che i partiti antisistema non sono riusciti a unificarsi in un’unica sigla (ma bisogna capire che un’operazione del genere avrebbe richiesto più tempo) devo osservare che il “partito dell’astensione” è da decenni il più votato, ma questo non ci ha risparmiato i “governi dei non eletti” a cui siamo stati sottoposti dal 2010 in poi, tra cui il governo Draghi, che è stato il peggiore di tutti (e non era facile affermarsi in questa perversa competizione!).

Purtroppo, il Pd ha creato una Sinistra (di nome e di fatto) organizzazione di potere che gli permette di controllare la magistratura, l’istruzione, l’informazione, la sanità, l’amministrazione statale (con i nuovi dirigenti nominati ultimamente e lasciati in eredità al governo che verrà), e di continuare a governare anche se il suo consenso è sempre più ridotto. Pertanto, ritengo che dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti possibili, inclusa la scelta se votare e per chi, per cercare di opporci a questa specie di cosca mafiosa che da decenni sta distruggendo il Paese.

A me sembra che, indipendentemente da chi andrà in parlamento, un voto a un partito antisistema dia un segnale di dissenso e di opposizione molto più forte di un’astensione. Inoltre, mi sembra giusto incoraggiare e premiare tante brave persone che si sono impegnate in questa campagna elettorale.

Penso che sarebbe molto interessante, non solo per me, conoscere in proposito il parere di monsignor Viganò.

Mario

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Caro Aldo Maria Valli,

apprezzo il suo lavoro, molto. Ho letto il suo articolo sul non voto e mi sono preoccupata. Vedo che troppi cattolici vanno verso l’astensione. Lo fanno per una questione di purezza, ma in quanto cattolica non condivido. Di fronte al Partito democratico e a tutto l’apparato di Sinistra, io non posso stare a guardare dalla finestra. Da tre anni ho dismesso la tv e da allora seguo le voci che dissentono. Ora, con le elezioni, sento di di non dover perdere questa occasione. Vado a votare con questa consapevolezza. L’esito lo affido a Nostro Signore.

Daniela

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Caro Aldo Maria,

dopo aver letto il suo articolo continuano a girarmi in testa due o tre dubbi riguardo al “non voto ragionato”.
1) Lei fa l’esempio del negozio di abbigliamento: beh, dire che se non trova la giacca che non le piace o che non le sta a pennello lei può “benissimo uscire senza acquistare nulla”, a mio avviso, sarebbe giusto se lei avesse a disposizione almeno un’altra giacca nel suo armadio. Ma a mio parere oggi siamo tutti vestiti a brandelli o praticamente nudi! E allora di un vestito pur che sia abbiamo bisogno! Non si può andare troppo per il sottile!
2) poi dice che non votare “può essere espressione di qualunquismo… come quello espresso da chi dice che la politica fa schifo” però subito dopo aggiunge che “la condanna del non voto sa tanto di ricatto… da chi vuole il tuo voto ad ogni costo, e cerca solo di utilizzarti per entrare nel palazzo del potere” ma questo non è lo stesso come dire che “la politica fa schifo”? Senza tralasciare poi che, dal momento che non è possibile esporre le ragioni del proprio non voto, si può finire per passare comunque come qualunquista.
3) Lei afferma che se molti degli aventi diritto non votassero parlamento e governo sarebbero privi di credibilità. Ma, mi perdoni, finora quali parlamenti e governi abbiamo avuto? Sono nati da soli, senza elezioni e se ne impippano di avere una seppur minima credibilità.
Io credo che loro finora abbiano lavorato proprio per abituare gli italiani a un “non voto costante” e per il potere di sottomettere e mettere a tacere – con una sorta di “tachipirina, vigile attesa e mascherina” – il pensiero politico della maggioranza degli italiani e facendo così venire meno non la propria credibilità ma proprio la credibilità del diritto al voto di “color che son sospesi“.

Allora, forse, andare a votare potrebbe corrispondere a mandare un segnale: ci sono persone rimaste vive, pensanti, magari col vestito a brandelli, ma ancora capaci di mostrare che il solo decidersi a votare è segno di una umanità credibile!

Laura

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