Siria: la drammatica situazione degli ospedali cattolici

Stralci della lettera di una suora italiana di Aleppo sulla drammatica situazione in cui si trovano gli ospedali cattolici in Siria. Prima la guerra poi le sanzioni: la nazione siriana è in ginocchio. E continua l’esodo dei cristiani (Aleppo sino al 2011 era la terza città per presenza cristiana del vicino Oriente). 

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Oggi la guerra non è più quella delle armi, ma è molto più devastante e grave: è la guerra della fame, dell’accattonaggio, della corruzione, della penuria, della disoccupazione, e dell’inflazione della moneta che aumenta di giorno in giorno.

Le rigorose sanzioni in vigore da undici anni stanno uccidendo lentamente la popolazione. Gli abitanti di Aleppo rimpiangono il periodo della guerra; rimpiangono di non aver preso la decisione di lasciare il Paese per rifugiarsi altrove. Oltre alla miseria, la pandemia del coronavirus, la crisi economica in Libano e recentemente la guerra in Ucraina hanno aumentato il numero di persone affamate. Giorno dopo giorno, i prezzi dei beni di prima necessità salgono alle stelle, tanto che i poveri vengono privati di tutto. La gente non mangia carne da diversi anni. Vanno al mercato, si guardano intorno ma non riescono a comprare. I cassonetti nelle strade sono diventati una fonte di cibo per i poveri. Ed è molto triste vedere il nostro personale così affamato da finire i vassoi dei malati: fenomeni impensabili prima della guerra!

La Siria è un Paese lacerato e dimenticato, dove manca tutto: manca l’elettricità (quando tutto va bene, il servizio elettrico è offerto solo due volte al giorno e per due ore); manca il gas (bisogna attendere almeno sessanta giorni per avere una bombola); scarseggia il gasolio per riscaldarsi (il nostro personale raccoglie i sacchi di plastica e le sacche delle flebo vuote per utilizzarle come combustibile perché l’inverno è stato davvero duro); c’è penuria di benzina (i trasporti pubblici sono diventati molto cari e sono quasi inesistenti); e soprattutto c’è mancanza di pane, la gente è costretta a fare lunghe ore di coda per poter avere la razione quotidiana e adesso con la guerra in Ucraina i forni sono chiusi ogni venerdì, perché non c’è farina sufficiente. Il personale ci domanda regolarmente un pacco di pane, alimento di prima necessità per poter vivere, soprattutto i più poveri.

E dire che la Siria è ricca di petrolio, gas, grano e di cereali, ma è espropriata dei suoi beni e oggi vive nella miseria.

Il settore sanitario è in una situazione drammatica: ammalarsi è diventato un dramma a causa della carenza di farmaci, del loro costo elevato. Cure mediche, ricoveri e interventi chirurgici sono diventati inaccessibili per la maggior parte della popolazione.

Ci dispiace molto che proprio adesso, quando le persone hanno più bisogno di aiuto, il progetto (Ospedali aperti in Siria, ndr) abbia tagliato e ridotto al minimo il suo contributo. Ci fa male il cuore vedere persone che se ne vanno con le lacrime agli occhi, dopo aver aspettato il loro turno, solo per sapere che sono state respinte.

Fonti:

oraprosiria.blogspot.com

centrostudifederici.org


blogducinaltum@gmail.com

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