Il cardellino che non può sbagliare

di Rita Bettaglio

Ieri, sabato 1° ottobre 2022, si è svolta la XV edizione del Pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Montenero, organizzato dal Coordinamento toscano “Benedetto XVI”.

Secondo tradizione ormai consolidata, il pellegrinaggio ha preso le mosse dalla piazza della Carrozze ed è salito in processione fino al Santuario, recitando il Santo Rosario.

Giunti ai piedi della SS. Vergine patrona della Toscana, è stata celebrata la Santa Messa solenne tradizionale. Ha celebrato monsignor Marco Agostini, cerimoniere pontificio, con l’assistenza pontificale del cardinale George Pell. Erano presenti numerosi sacerdoti, tra cui il delegato di monsignor Giusti, vescovo di Livorno, il provinciale italiano dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, don Joseph Luzuy, altri canonici, seminaristi e le Suore Adoratrici del Cuore Regale, ramo femminile dell’ICRSS.

Per chi, come me, vi partecipa quasi tutti gli anni, è stato un intenso momento di preghiera in cui presentare alla Madonna di Montenero le lodi e i ringraziamenti per i doni ricevuti e le suppliche di nuove grazie, più che necessarie agli smarriti Suoi figli. È stato anche un piacevole momento di fraternità.

Come ci ha ricordato monsignor Agostini, nella vibrante omelia, la vita del cristiano è un pellegrinaggio e la SS. Vergine Odigitria ne indica il cammino. Se seguiamo le indicazioni della Madonna, non possiamo sbagliare. Abbiamo la Sacra Scrittura, i Sacramenti, la Sacra Tradizione, il Codice di diritto canonico: con queste guide il cristiano non può sbagliare, ci ha esortato monsignor Agostini.

Ci ha fatto notare che sul braccio destro della SS. Vergine di Montenero c’è un cardellino: quel cardellino è il cristiano, nelle braccia dell’Onnipotente per grazia, come invochiamo nella supplica alla Madonna di Pompei. La patrona della Toscana tiene con un braccio il bambino Gesù e sull’altro è posato il cardellino, legato da una catenella che il Re bambino tiene in mano. Ma gli anelli intorno alle zampette dell’uccellino sono larghi ed egli può fuggire, se vuole. Il Dio bambino, Seconda Persona della SS. Trinità, rispetta la libertà e guida con dolcezza chi prende su di sé il Suo giogo, che è dolce e soave.

Potremmo essere confusi, provati da difficoltà e sofferenze, ma se resteremo tra le braccia di Maria, gli occhi fissi su Gesù, nessuno potrà toglierci la pace di Dio.

Ben lo sa il cardinale Pell, che nel suo semplice e conviviale intervento del pomeriggio ci ha ricordato il valore della fraternità in un mondo che vuole isolare sempre più le persone. Sapeva bene di cosa parlava, lui che è stato imprigionato in carcere per oltre un anno, falsamente accusato. In quei momenti, ha detto, lo ha sostenuto il pensiero di offrire “le mie piccole sofferenze” in unione a quelle di Gesù.

A tal proposito il cardinale Pell ha raccontato alcuni episodi della sua vita, in cui l’invito a offrire le sofferenze in unione a quelle di Gesù ha trasformato il dolore in un prezioso talento da trafficare. Quando era vescovo, il presule australiano visitò un ospedale e gli fu detto dagli infermieri che c’era una vecchia donna che, con la sua carità, dava un grande esempio di bene, di luce e di pace. Allora egli entrò nella stanza della donna e le disse: “Mi dicono che lei fa un gran bene a questa comunità… “. “Forse”, rispose lei, “ma è stata una lunga strada”. La donna aveva sofferto per vent’anni e aveva infine deciso di suicidarsi. Aveva già preparato le pillole, ma poi si era resa conto che avrebbe dato un grande dolore ai familiari. Allora si rivolse a Dio: “Non mi suiciderò, accetterò tutto ciò che viene e offro tutte le sofferenze, ma Lei, Dio, deve in cambio guidare e proteggere i miei nipoti… E mi sembra che Dio abbia accettato”. Da lì, da quest’unione con Cristo, veniva la carità e la pace di questa donna. La Sua pace, non come la dà il mondo.

Un altro insegnamento di Gesù che appare strano al nostro mondo, ha continuato il cardinale Pell, è il perdono. Se si è sinceramente pentiti, ogni cosa può essere perdonata. Non importa quanto grande, importa solo la sincerità del pentimento. Non importa se si è Stalin o Pol Pot o Mao Tze Tung: con un sincero pentimento si ottiene il perdono di Dio, come l’ottenne il buon ladrone sulla croce.

Allora, per tornare al cardellino che monsignor Agostini ha additato ad esempio, noi siamo quel cardellino, un cardellino che non può sbagliare la via del cielo: è la croce che sta fissa mentre il mondo gira vorticosamente. È la mano della Santa Vergine che guida silenziosamente e amorevolmente a Cristo, è l’unione intima delle nostre piccole sofferenze a quelle del Redentore.

Come fece il grande assente di oggi, ma in realtà presente nel cuore e nelle preghiere di tutti noi, Alessandro Giunti, lo storico presidente del Coordinamento Benedetto XVI. Alessandro ci ha lasciati un anno fa, perché un cardellino deve volare in cielo verso quel Cristo a cui ha elevato il proprio canto con amore, dedizione e travolgente simpatia per tutta la vita.

 

 

 

 

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