San Francesco raccontato da Piero Bargellini

San Francesco d’Assisi, Confessore, 1182-1226 

Chi non conosce il «poverello d’Assisi», il «giullare di Dio», lo sposo di «Madonna povertà», l’«alter Christus», il lodatore di Dio per mezzo delle sue creature, l’attore dei Fioretti? Stamane, per celebrarne la festa, converrebbe recitare soltanto il suo Cantico, il Cantico ch’egli chiamò di Frate Sole, e che è più conosciuto col nome di Cantico delle Creature.

«Altissimo omnipotente bon Signore – tue son le laude, la gloria e l’onore – et onne benedictione: – Ad te solo, Altissimo, se konfanno – et nullo homo ene digno – te mentovare.

«Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature – specialmente messer lo frate sole – lo quale iorna et illumina noi per lui; et ellu è bellu e radiante – cum grande splendore: – de te, Altissimo, porta significatione.

«Laudato sie, mi’ Signore, per sora luna e le stelle; – in cielo l’hai formate clarite – et pretiose et belle. – Laudato sie mi’ Signore per frate vento – e per aere et nubilo et sereno et onne tempo, – per lo quale alle tue creature dai sostentamento. – Laudato sie mi’ Signore per sora aqua, – la quale è molto utile et humile – et pretiosa et casta.

«Laudato sie, mi’ Signore, per frate foco – per lo quale enallumini la notte; et elio è bello et iocundo et robustoso et forte. – Laudato sie, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sostenta et governa et produce diversi fructi – con coloriti fiori et herba.

«Laudato sie, mi’ Signore – per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengono infirmitate et tribulatione; – beati quelli kel sosterranno in pace – ka da te, Altissimo – saranno incoronati. – Laudato sie, mi’ Signore – per sora nostra morte corporale – da la quale nullo homo vivente può skappare. – Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali -beati quelli ke troverà ne le tue santissime voluntati, – ka la morte seconda nol farà male. – Laudate et benedicete il mi’ Signore – et ringratiate et serviteli – cum grande humilitate».

Bisogna pensare che quando San Francesco innalzava quest’inno di riconoscenza e di letizia al Signore, si trovava a San Damiano, disfatto dalla malattia, quasi cieco, piagato dalle Stigmate, e usciva da una nottata tormentosa passata insonne sulla paglia della capanna, preparatagli da Santa Chiara nell’orto del convento, e invasa da topi feroci e fastidiosi.

Eppure, al risorgere del sole, il povero infermo era uscito in quell’inno di ringraziamento, perché il grande segreto del Santo consisteva nella letizia, non tra gli agi e i piaceri, ma nell’abbandono e nella tribolazione.

La perfetta letizia di San Francesco era serenità nel tormento, gioia nel dolore, letizia nel sacrificio. L’amore verso Dio, verso gli uomini e verso tutte le creature, riscattava ogni male e letificava ogni patimento.

Era nato ad Assisi nel 1182, figlio d’un ricco mercante di lana, che l’aveva voluto chiamare Francesco, cioè francese, in omaggio alla merce che importava d’Oltralpe. Giovane piacente e intraprendente, aveva seguito i piaceri terreni e gli onori mondani; poi, un giorno, a 24 anni, si era spogliato di tutto, ricchezza, ambizione, superbia, per sposare «Madonna povertà» e per proporre a una società di orgogliosi, di rapaci e lussuriosi i tre voti di umiltà, povertà e castità.

Creduto da prima pazzo, suscitò poi uno dei più vasti e profondi movimenti spirituali. Infatti, il cosiddetto «francescanesimo», lievitò e animò il Duecento, il Trecento e anche nei secoli successivi, fino ai nostri giorni, fu l’araldo di perfezione evangelica e d’ideale missionario.

Nel 1224, sul «crudo sasso», della Verna, San Francesco ricevette, come a sigillo della sua fedeltà agli insegnamenti di Cristo, le Stigmate. Due anni dopo, nel 1226, a soli 44 anni, moriva sulla «nuda terra» nella Porziuncola di Santa Maria degli Angioli, presso Assisi. Due anni dopo, con una inconsueta rapidità, la Chiesa lo proclamava Santo.

È Patrono d’Italia, Patrono dei missionari, Patrono dei mercanti, e ora (1957, ndr) si chiede che sia dato Patrono anche ai turisti, egli che viaggiò, sempre a piedi scalzi, lodando ognora l’opera del Signore, diffondendo ovunque la gioia spirituale e accettando con perfetta letizia tutte le fatiche e i disagi del lungo e tribolato suo camminare.

Profilo tratto da: Piero Bargellini, I santi del giorno, Vallecchi, Firenze 1958.

Fonte: centrostudifederici.org

 

 

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