Essere europeo?

Cari amici di Duc in altum, Fabio Battiston mi ha inviato questa invettiva anti-europea e anti-europeista. La propongo alla vostra attenzione, ma mi permetto una postilla. A differenza dell’amico Fabio, io mi sento europeo. Mi sento tale, soprattutto, quando uscendo dall’Europa misuro tutta l’incomparabile ricchezza culturale e spirituale del nostro continente rispetto al resto del mondo. Posso anche dire che in passato ho creduto nell’ideale dell’Europa unita, che certamente però non è stato realizzato e non è rappresentato dall’attuale apparato chiamato Ue. Il progetto di raccogliere differenti visioni dell’Europa all’interno di un unico soggetto istituzionale e burocratico è fallito. Ciò non toglie che una collaborazione su questioni specifiche, come l’energia o i trasporti, sia necessaria. Discorso complesso, che magari riprenderemo. Intanto ecco il contributo di Battiston.

A.M.V.

***

di Fabio Battiston

Essere europeo. E perché mai dovrei esserlo o sentirmi tale?

La stragrande maggioranza di coloro che si ritengono europei ed europeisti:

  • Non parlano la mia lingua.
  • Non professano più la mia fede religiosa.
  • Per secoli hanno invaso la mia terra con i loro eserciti, portando lutti, violenze, fame ed epidemie.
  • Credono, promuovono e cercano di impormi i loro “valori”, che disprezzo nel profondo: eutanasia, aborto, lgbt e relativi riconoscimenti/diritti familiari, multietnicità, multiculturalismo, immigrazione selvaggia, ambientalismo ed ecologismo fideistico, animalismo, scientismo, liberismo senza regole, feroce dogmatismo economico-finanziario.
  • Negano le radici greco-giudaico-cristiane europee su cui si fonda il pensiero e la più che bimillenaria storia, cultura e spiritualità del mio mondo, quello occidentale (che ormai si sta drammaticamente trasformando in un apparato di morte). Al loro posto un fetido melting pot condito in salsa pseudo-religiosa di stampo sincretistico, con la benedizione dell’euro-giullare di Santa Marta.
  • Vogliono impormi una dittatura tecnologica che, nel nome della per loro miracolistica digitalizzazione di massa, sta concretizzando un controllo totale, quotidiano e pervasivo sulla vita di ogni singolo individuo.
  • Mi hanno imposto una moneta senza stato – strumento di potere politico ed economico/finanziario – ad unico vantaggio delle due potenze dominanti, cioè Germania e Francia con il codazzo dei loro cortigiani nordeuropei.
  • Hanno organizzato, e mi fanno eleggere, un parlamento inutile, crudelmente burocratico, ultra-costoso e che non ha potere esecutivo. Nello stesso tempo hanno creato un vero organo di potere decisionale i cui rappresentanti ed il cui programma non sono sottoposti al vaglio della volontà popolare.
  • Hanno fatto strame di diritti, libertà e rispetto umano pianificando ed attuando una mostruosa dittatura sanitaria degna delle migliori satrapie nazi-comuniste.
  • Stanno portando il mondo – ubbidendo ai diktat guerrafondai del mostro americano a trazione liberal ultra radicale – alle soglie di un conflitto mondiale di cui nessuno potrà garantire il controllo.

Ecco, questo è il quadro. Ma allora per quale nobile motivo dovrei sentirmi europeo e condividere questo grande “progetto” di unità? Ecco l’incredibile risposta del pensiero unico degli oligarchi continentali: “Perché solo in questo modo potremo definitamente lasciarci alle spalle secoli di guerre, violenze, divisioni, sopraffazioni e dittature”.

Chi sostiene con maggior vigore questa vergognosa tesi? Quello che, oggi, viene definito come mainstream, ma soprattutto la “mostruosa coppia”: Francia e Germania. Già, quei popoli e quelle nazioni che, a partire dal giorno di Natale dell’anno 800, avviarono col Sacro Romano Impero il loro dominio totale sui destini di questo continente. Per undici secoli, fino al 1945, essi sono stati i protagonisti indiscussi di una storia nella quale hanno scatenato la stragrande maggioranza delle guerre europee (e mondiali). Alla fine, non potendo più contare sulle loro rivoluzioni sanguinarie, sugli imperialismi/colonialismi più nefasti e – soprattutto – sulle loro “grand armée” e “panzer division”, hanno sviluppato la grande idea: l’Europa unita.

Tutto chiaro, no? Gli artefici dei periodi più crudeli e luttuosi del continente sono gli stessi che, da più di sessant’anni, offrono all’Europa ed al mondo la loro miracolosa medicina. Ovvio che per essi l’obiettivo resta sempre il medesimo: dominare su tutta Europa. Solo gli strumenti sono cambiati. Niente armate, battaglioni di SS e Tiger 2; niente Generale Michel Ney o Feldmaresciallo Erich von Manstein. Al loro posto: ignobili sepolcri imbiancati che vogliono ipocritamente imporci i loro modelli etici, familiari e comportamentali (assecondati in questo da un clero cattolico rappresentato dai miserabili lacchè della Conferenza episcopale europea); banchieri ed economisti senza scrupoli; consiglieri dell’Ecofin; abili manovratori delle nuove divisioni corazzate che oggi si chiamano Euro, Spread, Recovery Fund, mortiferi strumenti finanziari assurti ad arma di ricatto contro ogni forma di opposizione (politica, giuridica e sociale) degli stati aderenti, specialmente i più deboli ed i più “ribelli”. Guardiamo, ad esempio, al “trattamento” – degno delle peggiori dittature – riservato dall’Ue a Grecia, Polonia ed Ungheria ed alle ritorsioni contro l’Italia ogniqualvolta le elezioni esprimono governi e coalizioni “sgradite” ai Gauleiter di Bruxelles e Strasburgo.

Agli inizi della seconda guerra mondiale – siamo nei momenti precedenti l’invasione della Polonia – i socialisti francesi, per bocca di un loro esponente, coniarono la famosa espressione “Morire per Danzica? Giammai!” Parafrasando il detto, posso oggi senz’altro affermare: “Essere europeo? Giammai!”

Prima di chiudere consentitemi una digressione in rima tra il rabbioso, l’amaro e l’ironico. Tempo fa, al colmo dell’indignazione per uno dei tanti ignobili soprusi di questa maledetta Unione, buttai giù questo piccolissimo e certamente ingenuo “strambotto”:

 È un palazzo di vetro, acciaio e cemento,

il suo nome è Louise-Weiss e fa gran meraviglia,

e l’augurio che faccio ad un tal monumento,

è che presto diventi la nuova Bastiglia!

Ciao Europa.

 

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