Hai pregato in silenzio? Arrestata! In Gran Bretagna lo psicoreato è realtà

In Gran Bretagna lo psicoreato immaginato da Orwell è realtà. A Birmingham una volontaria pro vita è stata fermata dalla polizia con l’accusa di aver pregato in silenzio nei pressi di una clinica per aborti. Nel romanzo 1984 Orwell immaginò lo psicoreato come il più temibile strumento repressivo escogitato dalle istituzioni totalitarie. Nel reato di pensiero non ammesso incorre chiunque, anche solo all’interno della propria mente, elabori pensieri in contrasto con le direttive del Grande Fratello. Ci siamo arrivati.

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Una volontaria pro vita è stata fermata a Birmingham, Gran Bretagna, per aver pregato in silenzio, in strada, nei pressi di una clinica per aborti.

La polizia si è avvicinata a Isabel Vaughan-Spruce che stava in piedi, in silenzio, vicino alla BPAS Robert Clinic a Kings Norton. Isabel non portava alcun segno. Eppure la polizia è andata da lei chiedendole che cosa stesse facendo e, quando la donna ha risposto che stava pregando, l’ha prelevata.

Commenta Isabel: “È terribilmente sbagliato che io sia stata perquisita, arrestata, interrogata dalla polizia e accusata semplicemente di aver pregato nella privacy della mia mente. Quello che ho fatto è stato tutt’altro che dannoso: stavo solo esercitando la mia libertà di pensiero e di religione. Nessuno nel Regno Unito dovrebbe essere criminalizzato per aver pensato qualcosa e pregato in uno spazio pubblico”.

Isabel è stata fermata dalla polizia su segnalazione di qualcuno che si è sentito disturbato dalla sua presenza. Le misure introdotte dalle autorità di Birmingham prevedono di colpire le persone percepite come “impegnate in qualsiasi atto di approvazione o disapprovazione o tentativo di atto di approvazione o disapprovazione” in relazione all’aborto, anche attraverso “strumenti verbali o scritti, preghiera o consulenza”.

Quando la polizia le ha mostrato le sue foto fuori dalla struttura per l’aborto, a Isabel Vaughan-Spruce è stato chiesto se stesse pregando. Lei ha detto che non poteva rispondere: alcune volte in effetti aveva passato il tempo a pregare, altre volte era stata distratta e pensava ad altre cose, come al suo pranzo. “In ogni caso – ha detto alla polizia – si tratta di pensieri inoffensivi e nessuno dovrebbe essere criminalizzato”.

Per Jeremiah Igunnubole, consulente legale di ADF UK, l’organizzazione che sostiene Isabel, siamo di fronte a un fatto “profondamente preoccupante per tutti coloro che credono che valga la pena proteggere i nostri diritti fondamentali duramente combattuti”. “È davvero sorprendente che la legge abbia concesso alle autorità locali una discrezionalità così ampia e irresponsabile, tanto che ora anche i pensieri ritenuti sbagliati possono portare a un arresto umiliante e a un’accusa penale”.

“Una democrazia matura – argomenta Igunnubole – dovrebbe essere in grado di distinguere tra condotta criminale ed esercizio pacifico di diritti costituzionalmente protetti. Isabel, una donna di buon carattere, che ha servito instancabilmente la sua comunità fornendo assistenza caritatevole a donne e bambini vulnerabili, è stata trattata come una criminale violenta. Dobbiamo chiederci se siamo un paese veramente democratico impegnato a proteggere l’esercizio pacifico del diritto alla libertà di parola. Corriamo il serio rischio di entrare irragionevolmente come sonnambuli in una società che accetta, normalizza e persino promuove la tirannia della maggioranza”.

Come parte delle condizioni per la libertà su cauzione, a Vaughan-Spruce è stato detto che non avrebbe dovuto contattare un prete cattolico locale coinvolto anche lui in attività a favore della vita, condizione successivamente lasciata cadere.

Isabel Vaughan-Spruce è la direttrice della Marcia per la vita del Regno Unito e da molti anni fa volontariato a sostegno delle donne in gravidanza che si trovano in difficoltà. “Ho dedicato gran parte della mia vita a sostenere le donne in gravidanza in crisi fornendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno per fare una scelta consapevole per la maternità. Mi occupo anche di sostenere le donne che hanno abortito e ne stanno affrontando le conseguenze. La mia fede è parte centrale di ciò che sono, quindi a volte vado vicino a una struttura per aborti e prego per questo problema. L’ho fatto praticamente ogni settimana negli ultimi vent’anni della mia vita. Prego per le donne che hanno sperimentato l’aborto e per le donne che ci stanno pensando”.

L’arresto di Isabel fa seguito a un altro recente fatto avvenuto a Bournemouth, dove le autorità locali hanno ordinato a una donna di andarsene mentre stava pregando al di fuori della zona di censura locale.

L’anno scorso, una nonna di Liverpool, dopo essere stata arrestata e multata per aver pregato in silenzio vicino a una struttura per aborti durante il lockdown, è riuscita a difendersi accusando le autorità di aver violato i suoi diritti umani fondamentali.

A Westminster, i parlamentari stanno valutando la legislazione per introdurre zone di censura in Inghilterra e Galles. L’articolo 9 del disegno di legge sull’ordine pubblico, attualmente in discussione, vieterebbe ai volontari pro-vita di “influenzare”, “consigliare”, “convincere”, “informare”, “occupare spazi” o anche “esprimere opinioni” in prossimità di una struttura per aborti. Coloro che violano le regole rischiano fino a due anni di carcere.

Una revisione del governo fatta nel 2018 sul lavoro dei volontari pro-vita al di fuori delle strutture per l’aborto ha rilevato che i casi di molestie sono rari e la polizia ha già il potere di perseguire le persone impegnate in tali attività. Le attività più comuni dei gruppi pro-vita sono risultate essere la preghiera silenziosa e l’offerta di volantini sul sostegno di beneficenza a disposizione delle donne che vorrebbero prendere in considerazione opzioni alternative all’aborto.

Stabilite in 150 metri, le zone di censura sono più grandi di un campo da calcio. Nello spazio equivalente, se un portiere dovesse pregare per l’altro portiere – indipendentemente dall’impatto o dalla visibilità – sarebbe un’infrazione.

Le disposizioni censorie del disegno di legge parlamentare hanno suscitato critiche sostanziali da parte dei membri della Camera dei Lord, tra cui Lord Beith, pari liberaldemocratico, che ha ritenuto la clausola “la più profonda restrizione alla libertà di parola che abbia mai visto in qualsiasi legislazione del Regno Unito”. Lord Farmer ha definito la clausola “fondamentalmente imperfetta” e ha detto: “Quando ci si passa davanti, si vede che le veglie sono spesso di piccoli gruppi di pensionati innocui, principalmente donne. Perché dovrebbero essere bandite e messe a tacere?”.

La baronessa Claire Fox, che pure sostiene l’aborto, ha sottolineato che “creare divieti di protesta questione per questione non è un modo appropriato per fare legge. Stabilisce un precedente che porterà inevitabilmente a tentativi di impedire la parola, l’espressione, la condivisione di informazioni, il diritto di riunione”.

Fonte: adf.uk

Nella foto, Isabel Isabel Vaughan-Spruce

 

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