Dopo i funerali di Benedetto XVI / Il Papato vilipeso. Come la Liturgia

Cari amici di Duc in altum, voi sapete che in questo blog parlo con grande franchezza, senza nascondermi. Lo faccio dunque anche oggi, dopo i funerali di Joseph Ratzinger, per dire che la confusione e l’ambiguità sono davvero al massimo grado in Vaticano.

Se si pensa che Joseph Ratzinger sia stato davvero il papa emerito – e a quanto risulta è ciò che si pensa in Vaticano, a partire da Francesco – pare incomprensibile il trattamento riservato alle spoglie mortali di Benedetto XVI. Papa emerito vuol dire papa; ma le spoglie mortali di questo papa sono state condotte dalla sua residenza nella basilica di San Pietro quasi furtivamente, a bordo di un furgone che andrebbe bene, al più, per consegnare la posta. Al seguito del feretro c’era la sua famiglia pontificia, ma nessun rappresentante ufficiale della Santa Sede. E il papa emerito (il che significa, lo ripeto, che stiamo parlando del papa) è stato fatto entrare nella basilica di San Pietro da un ingresso laterale.

Lo dirò in modo semplice: penso che chi ha impartito questi ordini dovrebbe vergognarsene.

Se invece si ritiene che Ratzinger non fosse più papa, ma semplicemente il cardinale Ratzinger, nulla avrebbe dovuto richiamare il suo ruolo passato. Quindi non lo avrebbero dovuto vestire da papa e non lo avrebbero dovuto esporre in basilica.

La strada che è stata scelta è un ibrido mostruoso. È come se i vertici vaticani avessero detto: “Va bene, Ratzinger in un modo o nell’altro è ancora papa, ma evitiamo di dargli troppa importanza, così che non si faccia ombra al papa regnante”. Di qui anche la scelta di non chiudere per lutto gli uffici della curia. Come se non fosse successo nulla.

A manifestare apertamente e adeguatamente il lutto per la morte di Joseph Ratzinger hanno provveduto i fedeli, con il loro arrivo in massa; ma, anche in questo caso, quanta scortesia (a dir poco) da parte dell’organizzazione vaticana, con quegli addetti che spingono via i fedeli perché non si fermino neppure un istante davanti alle spoglie di Benedetto XVI. È stato come dire: “Va bene, vi lasciamo entrare a rendere quest’ultimo omaggio, perché non possiamo fare altrimenti. Ma, per favore, sbrigatevi”.

Naturalmente questa situazione incresciosa non è figlia soltanto delle scelte delle autorità vaticane. È figlia, in primo luogo, della rinuncia di Ratzinger e della sua sciagurata invenzione della figura di papa emerito. Alla confusione e all’ambiguità attuali ha dunque contribuito in prima persona, purtroppo, lo stesso Ratzinger.

Si direbbe che a Benedetto XVI sia stato riservato lo stesso destino che è toccato alla Liturgia tradizionale: ammessa nel sacro recinto, ma senza concederle quegli onori che le spettano. Riconosciuta come “mai abolita”, ma trattata come una fastidiosa intrusa. Permessa ufficialmente, ma senza che chi la celebra e chi vi assiste sia trattato con gli stessi diritti di chi celebra e assiste al Novus Ordo. Il messaggio era chiaro anche allora: “Va bene, la Messa di san Pio V in un modo o nell’altro è ancora valida e legittima, ma evitiamo di darle troppa importanza, così che non si faccia ombra al rito ufficiale”.

La riflessione finale non può allora che essere improntata al massimo sconforto.

Davanti a questo quadro sguazzano le tue tifoserie, quella dei bergogliani e quella dei ratzingeriani, come si sono volute creare le tifoserie dei progressisti conciliari e dei conservatori preconciliari. Chi invece non appartiene a nessuna delle due, e cerca soltanto di analizzare la situazione, vede qualcosa di sconvolgente. Il Papato nella confusione, screditato e vilipeso. E non dall’esterno, ma dall’interno. D’altra parte, è quanto è accaduto per la Liturgia, anch’essa nella confusione, screditata e vilipesa da chi nella Chiesa dovrebbe custodirla, difenderla e promuoverla. In questo, possiamo scorgere la nemesi per una grande contraddizione, che vuole accontentare tutti e non scontentare nessuno, ricorrendo ad espedienti umani – la forma straordinaria, il Papato emerito – perché sostanzialmente incapace di riconoscere la realtà, ed ancor più ciò che va fatto e ciò che si deve evitare. Dobbiamo solo sperare e pregare che la sorte riservata da Francesco alla Messa antica non sarà la stessa del rito di commiato di Joseph Ratzinger.

Che il buon Dio ponga rimedio. E che qualche Prelato si svegli, prima che su quel furgone venga messo il cadavere di una chiesa umana (e quindi mortale), a cui la Curia Romana riconosce pubbliche esequie solo per accontentare i fedeli superstiti, senza indire nemmeno un giorno di lutto.

A.M.V.

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