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Il vero Ratzinger e quello dipinto dai mass media. Un clamoroso caso di disinformazione

L’ultima delle figure monumentali del cattolicesimo del XX secolo non ha alcuna somiglianza con la caricatura creata dai suoi nemici.

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di George Weigel 

Il Joseph Ratzinger che ho conosciuto per trentacinque anni – prima come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf), poi come papa Benedetto XVI e poi papa emerito – era un uomo brillante e santo che non aveva nulla a che fare con la caricatura creata dai suoi nemici teologici e poi fissata nel cemento mediatico.

Il Ratzinger del cartone animato creato dai mass media era un inquisitore/esecutore ecclesiastico cupo e implacabile, “il rottweiler di Dio”. L’uomo che conoscevo era un consumato gentiluomo con un’anima gentile, un uomo timido che tuttavia aveva un robusto senso dell’umorismo, un amante di Mozart che era fondamentalmente una persona felice, non un pazzo acido.

Nel cartone animato Ratzinger era incapace di comprendere o apprezzare il pensiero moderno. Il Ratzinger che conoscevo era senza dubbio l’uomo più istruito del mondo, con una conoscenza enciclopedica della teologia cristiana (cattolica, ortodossa e protestante), della filosofia (antica, medievale e moderna), degli studi biblici (ebraici e cristiani) e della teoria politica (classica e contemporanea). La sua mente era luminosa e ordinata e, quando gli veniva posta una domanda, rispondeva in paragrafi completi, anche usando la sua terza o quarta lingua conosciuta.

Il fumetto Ratzinger era un politico reazionario, scombussolato dalle proteste studentesche del 1968 in Germania e desideroso di una restaurazione del passato monarchico; i suoi nemici più feroci accennavano alle simpatie naziste (da qui il brutto soprannome di Panzerkardinal). Il Ratzinger che conoscevo era un tedesco che, in una visita di stato nel Regno Unito nel 2010, ringraziò il popolo britannico per aver vinto la battaglia d’Inghilterra; un democristiano bavarese (il che lo collocherebbe leggermente a sinistra del centro in termini politici statunitensi) il cui disprezzo per il marxismo era sia teorico (per lui non aveva senso filosoficamente) sia pratico (non ha mai funzionato ed era intrinsecamente totalitario e omicida). La vignetta Ratzinger era il nemico del Concilio Vaticano II. Il Ratzinger che conoscevo era stato, quand’era sulla trentina, uno dei tre teologi più influenti e produttivi del Vaticano II, l’uomo che, come prefetto della Cdf, lavorò a stretto contatto con Giovanni Paolo II per dare al Concilio un’interpretazione autorevole, che ha poi approfondito durante il suo pontificato.

Il cartone animato Ratzinger era un troglodita liturgico determinato a riportare indietro l’orologio della riforma liturgica. Il Ratzinger che ho conosciuto è stato profondamente influenzato, spiritualmente e teologicamente, dal movimento liturgico del XX secolo. Rispetto al suo successore Ratzinger fu un papa molto più generoso nell’abbracciare il legittimo pluralismo liturgico, perché Benedetto XVI riteneva che da un tale vitale pluralismo i nobili obiettivi del movimento liturgico che lo formò sarebbero stati infine realizzati in una Chiesa potenziata dal culto riverente per la missione e il servizio.

La vignetta Ratzinger era la storia di ieri, un vecchio intellettuale i cui libri presto si sarebbero coperti di polvere per poi sgretolarsi senza lasciare alcuna impronta nella Chiesa e nella cultura mondiale. Il Ratzinger che conoscevo era uno dei pochi autori contemporanei che poteva essere certo che i suoi libri sarebbero stati letti anche tra secoli. Sospetto anche che alcune delle omelie di questo papa, il più grande predicatore papale dai tempi di san Gregorio Magno, finiranno per trovare posto nella preghiera quotidiana ufficiale della Chiesa, la Liturgia delle Ore.

Il fumetto Ratzinger bramava il potere. Il Ratzinger che conoscevo tentò tre volte di dimettersi dal suo incarico in Curia, non aveva alcun desiderio di essere papa, nel 2005 disse che lui non era “un uomo di governo”, e accettò la sua elezione al soglio pontificio solo per obbedienza a quella che considerava la volontà di Dio, manifestata attraverso il voto schiacciante dei suoi fratelli cardinali.

Il cartone animato Ratzinger era indifferente alla crisi degli abusi sessuali clericali. Il Ratzinger che ho conosciuto ha fatto più di chiunque altro, come cardinale-prefetto della Cdf e poi come papa, per ripulire la Chiesa da ciò che brutalmente e accuratamente descrisse come “sporcizia”.

La chiave del vero Joseph Ratzinger, e della sua grandezza, era la profondità del suo amore per il Signore Gesù, un amore affinato da una straordinaria intelligenza teologica ed esegetica, manifestata nella sua trilogia, Gesù di Nazareth, che considerava la pietra angolare del suo progetto accademico di una vita. In quei libri più di sei decenni di apprendimento sono stati distillati in un resoconto voluto per aiutare gli altri ad amare Gesù come lui lo amava, poiché, come ha insistito in così tante variazioni sul grande tema, “l’amicizia con Gesù Cristo” è l’inizio, sine qua non, della vita cristiana. E promuovere quell’amicizia è lo scopo della Chiesa.

Ora l’ultima delle figure monumentali del cattolicesimo del XX secolo è tornata alla casa di Dio. E Dio non mancherà di ricompensare il suo buon servitore.

Fonte: ncregister.com

 

Aldo Maria Valli:
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