Comunione / Quando l’abuso nasce da malafede e ignoranza

Caro Valli,

l’episodio che sto per raccontare è accaduto a Bologna nella basilica di Sant’Antonio di Padova (quella del complesso conventuale francescano dove è ubicato l’Antoniano).

Con la scusa del Covid (ancora), lì usano distribuire la Comunione in mano, con tanto di annuncio dell’accolito ai fedeli e nonostante il fatto che le disposizioni anti-Covid della Cei da alcuni mesi siano state alleggerite. Sembra, se non ho capito male, che la diano in mano per evitare che le dita di chi la consegna possano contaminarsi venendo in contatto con la saliva del comunicando. Problema che sarebbe facilmente risolvibile raccomandando al fedele di aprire bene la bocca per consentire l’appoggio della particola consacrata (il che riuscirebbe ancora meglio se ai fedeli venisse concesso di inginocchiarsi).

Da qualche mese alcuni frati consegnano la Comunione in bocca, ma solo a chi la chiede e si mette in fila per ultimo, come se fosse una concessione riservata agli “strani”, da tenere un po’ nascosta, e non un diritto.

Aggiungo che a volte la concessione viene fatta pesare: qualche frate infatti si mostra sbrigativo e non nasconde di agire controvoglia.

Una domenica mia moglie si è vista negare la Comunione in bocca dall’accolito, il quale ha sostenuto di non avere il permesso di consegnarla così. Per non fare discussioni, mia moglie ha accettato di ricevere la particola sulla mano, ma dopo la Messa si è recata in sacrestia per ricordare al frate celebrante e all’accolito che le nuove disposizioni Cei consentono di distribuire la Comunione in bocca. Al che l’accolito, rivolto al frate, ha esclamato: “Ma come? La Comunione in bocca è stata ripristinata e voi non mi avete detto niente? Perché mi fate fare gli annunci che raccomandano di ricevere la Comunione sulla mano?”. Risposta del frate parroco: “Ma non la chiede più nessuno sulla bocca!”.

Questa scenetta si commenta da sola. Malafede e ignoranza si mescolano dando come risultato una discriminazione inaccettabile.

Gian Paolo Capuano

Bologna

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