Il pauperismo ecologista, l’informazione idiota e il pubblico inebetito

di Fabio Longo

Leggendo la nota di Fabio Battiston sugli eccessi ecologisti mi è tornato in mente un recente episodio di comunicazione penosa.

Forse due settimane fa (non ricordo la data) un telegiornale della Rai in prima serata ha mandato in onda, tra una guerra e una crisi economica, tra un femminicidio e un terremoto, un lungo giulivo servizio nel quale, con dovizia di foto e cronache mondane, si mostrava la principessa Kate d’Inghilterra che indossava un certo abito che aveva già usato in un’altra occasione alcuni anni fa: grande giubilo della cronista che evidenziava come persino i membri della famiglia reale sono attenti alla salute del pianeta con un comportamento responsabile bla bla bla…

Ora, capisco che la platea è anestetizzata e fortemente intorpidita da anni di idiozie sorridenti, quando non terrorizzata e tenuta a cuccia da anni di coprifuoco sanitario allo scopo di impedire qualsiasi attività cerebrale spontanea, ma legare la salvezza del pianeta al fatto che qualcuno utilizzi due volte lo stesso vestito è veramente ridicolo, così come è ridicola l’esultanza del servizio del telegioronale di prima serata e la mancanza di qualsiasi reazione della gente.

Quindi abbiamo imparato che per salvare il pianeta non dobbiamo mai più comprare scarpe nuove, oppure un maglione per l’inverno, altrimenti il pianeta muore, poverino.

E tutti gli spostamenti che la famiglia reale effettua con jet privati non sono forse leggermente più inquinanti di un misero vestito nuovo?

E non appartiene forse al re Carlo, di cui si ricordava nel servizio la sensibilità ecologica di vecchia data, l’80% della costa della Gran Bretagna sulla quale si spinge sempre di più la costruzione di pale eoliche salva-pianeta con enorme profitto per la Corona stessa?

E a proposito di Gran Bretagna, ricordiamo sempre una cosa che solo gli addetti ai lavori conoscono: l’intero fabbisogno energetico necessario per raffreddare le server farms del mondo (impianti guarda caso molto isolati e ben sorvegliati, occorrenti per l’attività di tutti gli smartphone, vale a dire connessioni internet, social e giocherelli vari) è pari al fabbisogno energetico totale di un Paese come la Gran Bretagna.

Questo significa che c’è un’intera nazione virtuale di sessantacinque milioni di persone, pesantemente industrializzata, con trasporti, ospedali, case eccetera, che consuma questa quantità incredibile di energia per consentirci di giocherellare con gli smartphone: tutto ciò davvero a danno del pianeta, altro che lampadine e cibi a chilometro zero.

Significa, di conseguenza, che ogni singolo cellulare fa consumare alle server farms per le sue attività in rete tanto quanto un frigorifero.

Ma queste sono notizie scomode e fastidiose, meglio riutilizzare i vestiti vecchi… estasi pauperistica di un’informazione sempre più stupida per un pubblico sempre più inebetito e passivo.

 

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