Sui dieci anni di Francesco (2013 – 2023)

Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini.

1 Corinzi 7,23

di Aldo Maria Valli

Per commentare i dieci anni del pontificato di Francesco basterebbero le parole scritte da Demos (alias il compianto cardinale Pell) nel memorandum che un anno fa volle distribuire a tutti i cardinali: “Un disastro sotto più aspetti, una catastrofe”.

Bergoglio è riuscito nella bella impresa, possibile solo a certi soggetti particolarmente dotati, di distruggere senza ricostruire. Fu eletto per portare aria fresca. Dopo dieci anni l’aria è irrespirabile. E la papolatria che imperversa in questi giorni, in occasione dell’anniversario, la rende ancora più mefitica.

In Vaticano sembra di essere a Pyongyang, sotto un regime dispotico, capriccioso e crudele. In un clima da basso impero, spie e informatori dominano la scena. Ma più che trame ci sono tremori. Tutti hanno il terrore di finire sotto lo sguardo del tiranno. Che sia per una condanna o per un improvviso moto di amore, essere notati dal ras vuol dire farsi stritolare in un abbraccio mortale. E allora molti preferiscono fingersi morti per risultare invisibili.

Giornalisti sottomessi gli fanno sempre le stesse domande inoffensive e lui dà sempre le stesse risposte. Le interviste si moltiplicano, ma sono tanti copia e incolla all’insegna di una mortificante piaggeria.

Intanto la Chiesa cattolica è allo sbando (vedasi Germania) e Pietro, anziché fare da roccia, alimenta confusione e ambiguità.

In questo quadro a molti viene spontaneo rimpiangere Benedetto XVI, ma bisogna dirlo chiaramente: per quanto si sia reso conto del disastro, Ratzinger non ha potuto fare nulla contro la deriva, perché egli stesso è stato parte del progetto di distruzione. Un progetto che ha un nome, Concilio Vaticano II, e una radice precisa: il modernismo.

Paradossalmente, a Francesco dovremmo essere grati. Con le sue intemperanze ha reso evidente a tutti (tranne, ovviamente, a chi non vuol vedere) ciò a cui il modernismo mirava e ha finalmente ottenuto: sottomettere la Chiesa al mondo. Se Benedetto XVI, con le sue marce indietro, riuscì almeno in parte a nascondere la catastrofe, con Francesco tutto è diventato chiaro: il cattolicesimo fluido propugnato dai modernisti ha conquistato pienamente il soglio di Pietro. Infatti le prediche che da lì arrivano sono in tutto simili ai discorsi dei globalisti massoni. Non c’è più distinzione. La saldatura è avvenuta.

Prendersela con Bergoglio, allora, è come preoccuparsi per l’ultimo raffreddore in un organismo minato da tumori devastanti e metastasi galoppanti.

La prova? Chiedete a un bravo cattolico del nostro tempo, uno che magari va ancora a messa regolarmente, se crede nella regalità sociale di Gesù Cristo. Se crede che Gesù Cristo sia davvero re di tutte le nazioni e Signore dell’universo. Se crede che Colui che è il Creatore e il Redentore della natura umana possieda, di conseguenza, il potere sovrano sugli uomini, sia come singoli sia come comunità sociali.

Il cattolico in questione vi guarderà come si guarderebbe un marziano e, ammesso che capisca il vostro linguaggio, incomincerebbe a sostenere che in realtà bisogna conciliare la fede con il mondo, che non si può imporre nulla, che occorre dialogare, discernere e camminare insieme, che c’è la libertà religiosa, che occorre tener conto dei diritti umani, che anche nelle altre fedi c’è del buono… Sono trascorsi circa cent’anni, non mille, da quando i papi ancora proclamavano la regalità sociale di Cristo (l’enciclica Quas primas di Pio XI che introdusse la solennità di Cristo Re è del 1925), ma di quella Chiesa e di quell’insegnamento non conserviamo neppure un pallido ricordo. La Rivoluzione è penetrata nella Chiesa e l’ha conquistata dall’interno. I guastatori modernisti hanno ottenuto lo scopo per cui si sono tanto impegnati. L’uomo è stato messo al posto di Dio.

Considerato il lavoro che è stato fatto dal modernismo (molteplici le gallerie scavate nell’organismo vivo della Chiesa per impiantarvi i virus dell’apostasia), il pontificato di Francesco è una logica conseguenza e come tale dobbiamo considerarlo.

E allora? A fronte della Rivoluzione, l’unica soluzione è la Contro-rivoluzione. Ma occorre saperlo: comporta il martirio. Prendere o lasciare. Se si prende, non ci si illuda di poter evitare persecuzione e sofferenza.

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