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Chiesa bergogliana e poteri globali. Pappa e ciccia. Contro l’uomo

di Fabio Battiston

Tutti noi cattolici “minoritari”, che ormai da anni affrontiamo una difficile convivenza con l’attuale Chiesa temporale, abbiamo sinora combattuto la nostra battaglia sul piano quasi esclusivamente spirituale. Voglio dire che le tematiche e gli aspetti sui quali si sono espresse le nostre inquietudini hanno riguardato, di volta in volta: il rapporto della Chiesa cattolica con la triade Tradizione, Scrittura e Magistero e col rispetto (!) del Depositium fidei; i suoi eccessi verso il sincretismo religioso e il mondialismo relativista; la progressiva desacralizzazione del ministero petrino e della liturgia, eccetera. Quello che invece, a mio avviso, si è finora sottovalutato è il ruolo che oggi la Chiesa riveste in ambiti diversi da quelli spirituali e di fede. Qual è il suo spazio, quale la sua importanza sui piani socio-politico, economico e morale, come interlocutrice degli altri poteri secolari? In che termini essa sostiene, sviluppa e rafforza – o vi si oppone contrastandole – le decisioni globali che hanno un impatto decisivo sull’esistenza umana, fino a toccare la quotidianità di ogni famiglia e di ogni individuo?

Vorrei tentare di rispondere a queste domande cercando il più possibile di considerare la Chiesa nella sua sola dimensione terrena, privandola del suo fondamentale connotato spirituale e della sua prospettiva escatologica. Analizzarla e valutarla, insomma, come fosse un’organizzazione socio-politica o etico-filantropica sia pure a livello planetario. Al tempo stesso cercherò di analizzare il tema non tanto da cattolico praticante quanto da semplice cittadino, facente parte a vari livelli di questa piccola/grande città degli uomini. L’obiettivo è comprendere se questa Chiesa, priva della sua vera essenza, è una speranza, un pericolo, un’opportunità o chissà che altro.

Perché quest’operazione, apparentemente priva di senso? Molti potrebbero infatti sostenere, e con argomentazioni non banali, che disgiungere la missione fondamentale della Chiesa (Lumen gentium n. 5) dalla sua presenza “operante” nella storia del mondo sarebbe come trattare la vita, il pensiero e l’opera dell’uomo Gesù privandolo della sua trascendentale dimensione cristologica. Nondimeno intendo seguire questa strada; desidero capire (ed è un esercizio che propongo anche a chi avrà la pazienza di leggere sino alla fine questo mio contributo) quali orientamenti, obiettivi e risultati questa Chiesa solo “umana” intende perseguire.

Baserò il tentativo sull’analisi di alcuni scenari globali che stanno attualmente focalizzando l’attenzione delle governance planetarie e su cui la Chiesa sta da tempo esprimendo – con pensieri, parole, opere e documenti – una posizione piuttosto chiara. Per fare questo utilizzerò una linea guida assolutamente indiscutibile: l’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Lo farò per due motivi. Il primo, perché essa ha definito nel 2015 i famosi 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile dell’umanità (indirizzi strategici, finalità generali, sotto-obiettivi e meta-strumenti di attuazione) su cui si è avuta unanime condivisione da parte dei 193 paesi aderenti. Il secondo motivo è che la Chiesa cattolica temporale ha ufficialmente e pubblicamente manifestato la sua adesione ai principi ispiratori e ai contenuti dell’Agenda 2030 sin dall’atto della sua promulgazione. Per verificarlo è sufficiente spendere un po’ di tempo nell’analizzare le fonti informative più diverse dalle quali emerge, inequivocabile, la stretta affinità tra le direttive Onu e una larga parte della pastorale cattolica. Tale vicinanza è prepotentemente emersa in questi ultimi anni attraverso autorevoli prese di posizione ecclesiastiche, encicliche e atti concreti.

Ma quali tematiche affrontano i 17 obiettivi? Lo spazio di questo mio contributo non consente di analizzarli nel dettaglio (le informazioni a riguardo, per chi fosse interessato, sono peraltro facilmente reperibili), tuttavia qualche significativo chiarimento può essere dato.

Anzitutto occorre segnalare un elemento generale ma che è fondamentale in quest’analisi. Il documento Onu è un pronunciamento planetario di tipo esclusivamente “laico”. In esso si parla del mondo, dei suoi grandi problemi e delle possibili soluzioni in una chiave e in una prospettiva solamente umana. Non vi è alcuna idea di trascendenza, di spiritualità né, tantomeno, di richiamo a valori religiosi universali (tanto cari al grande architetto di Santa Marta) su cui possa basarsi un’umanità alla ricerca del bene e del benessere comuni. Semplificando ma non troppo, per l’Organizzazione delle Nazioni Unite, Dio semplicemente non esiste o quantomeno non ha, non deve e non può avere alcun ruolo nell’esistenza umana e nel suo progredire verso un’idea di bene. L’Onu, per sua natura, non ha connotati confessionali o interconfessionali, non è questo in discussione. Tuttavia un’impostazione così univocamente agnostica è già di per sé poco commendevole, non foss’altro per rispetto di quei 6,8 miliardi di essere umani (sugli 8 totali) che si richiamano alle cinque più grandi religioni. Ma che addirittura la principale Chiesa cristiana non abbia mai manifestato il sia pur minimo “disappunto” su quest’aspetto, dichiarandosi anzi entusiasticamente vicina a tale agenda, appare quantomeno discutibile.

Ma veniamo al merito specifico delle questioni trattate nell’agenda, iniziando da quelle che oggi sono maggiormente all’ordine del giorno: ambiente e clima. A questi temi l’Agenda dedica, direttamente o indirettamente, ben 5 dei 17 obiettivi; quasi un terzo: Energia pulita ed accessibile (7); Città e comunità sostenibili (11); Lotta contro il cambiamento climatico (13); La vita sott’acqua (14); La vita sulla Terra (15). Al di là delle specifiche differenze, vi è un elemento fondamentale che predomina incontrastato (pur se mai scientificamente dimostrato): la certezza – quasi un dogma – che alla base di tutti i problemi ecologici, ambientali e climatici del pianeta vi sia un solo responsabile: l’uomo, le sue azioni, il suo lavoro, le abitudini, gli stili di vita. Finanche il suo stesso esistere su questo pianeta pare essere la causa prima delle sofferenze della natura. E, si badi bene, non qualsiasi uomo ma – in particolare – il becero rappresentante del mondo più prospero, il prototipo dello sterminato ceto medio globale dell’emisfero settentrionale che continua a inquinare col suo riscaldamento domestico. Colui che non intende smettere di mangiare carne (qualche volta) e girare con la macchina a benzina (pagata in cinque anni). L’omuncolo che non si rende conto di come ogni figlio messo al mondo aumenti il CO2 globale! Quanto sono vicini questi cinque obiettivi Onu a ciò per cui sta lottando la nostra Chiesa! L’enciclica Laudato sì’ lo ha chiaramente dimostrato, come pure i ripetuti anatemi di Bergoglio contro il per lui più grande peccato dell’uomo: quello contro l’ambiente. Questo pover’uomo nordmondista che, tra poco, si troverà oberato dai debiti a causa della green economy e sarà costretto a mangiare locuste e millepiedi per far abbassare le temperature e far felici i seguaci pseudocattolici della pachamama amazzonica! E che il vero pericolo per il pianeta sia l’essere umano l’Onu lo certifica all’obiettivo 12 (Consumo e produzione responsabili) dove si afferma testualmente: “Se la popolazione mondiale raggiungesse 9,6 miliardi entro il 2050, servirebbero tre pianeti per soddisfare la domanda di risorse naturali necessarie a sostenere gli stili di vita attuali”. Ora, state bene attenti, questo documento è stato emesso nel 2015. Oggi siamo a 8 miliardi. Supponendo nei prossimi ventisette anni il medesimo ritmo di crescita dei ventisette precedenti, arriveremmo a 10,2 miliardi. Le Nazioni Unite ci ammoniscono quindi che occorrerà, nel 2050, essere ben meno dei 9,6 miliardi da essa indicati; non li abbiamo infatti tre pianeti per sfamare tutti! Cosà nasconde, anche malamente, quell’asserzione? Si potrebbe immediatamente pensare alla necessità di cambiare stile di vita; una sorta di planetaria decrescita felice. In realtà il messaggio reale è un altro. La popolazione dovrà calare; dovrà anzi drasticamente diminuire! Come? Ecco l’elenco degli “strumenti” a disposizione: pandemie periodiche ad orologeria connesse a dannosi mega piani di vaccinali, eutanasia generalizzata, aborto ultra-garantito fino al nono mese ed eugenetica. E proprio grazie a quest’ultima risorsa – non al trovare cure efficaci per le malattie infantili anche rare – l’Onu potrà continuare a dichiarare, trionfalmente, che la mortalità infantile è in continua diminuzione. E… “te credo l’ammazzi prima”, direbbe il macellaio di Trastevere!

A proposito di controllo delle nascite, la nostra benemerita Organizzazione ci informa (obiettivo 3, Salute e benessere) che “Lentamente, la richiesta di pianificazione familiare viene soddisfatta per un numero crescente di donne, ma la domanda sta aumentando rapidamente”. Inutile chiarire in cosa consista, per l’Onu, il concetto di pianificazione familiare.

E che dice l’organizzazione socio-politica chiamata Chiesa di fronte a tutto questo? Tacet! Ma più che tacere la nostra Chiesa si fa sentire, anche se non nel senso da noi sperato. Non possiamo certo dimenticare, infatti, che nel cosiddetto Occidente opulento i maggiori sponsor di queste mostruosità targate Palazzo di Vetro sono l’Unione Europea e il suo famigerato parlamento. Forse non tutti ricorderanno che, in occasione delle ultime elezioni continentali, le Conferenze episcopali europee si pronunciarono come un sol uomo contro qualsiasi posizione politica sovranista, nazionale e identitaria che potesse politicamente opporsi a disegni e obiettivi di un’Europa finalmente unita. Ecco un’altra perla donataci dalla Chiesa politica. Una perla che poi essa si è premurata di trasformare in attiva complicità quando in tutta Europa – ma con particolare crudeltà e virulenza in Italia – ha svolto con la sua mancanza di fede, i suoi anatemi contro i non vaccinati, le sue Chiese chiuse e la sua perenne emergenza un ruolo di primo piano tra i protagonisti del terrore che hanno imperversato per tre anni. Il suo incondizionato appoggio alle strategie di morte attuate dai nostri governanti ha avuto un peso non banale nel mefitico sviluppo della pandemia Covid.

Torniamo all’Agenda concludendo questo breve esame con l’obiettivo 5 (Parità di genere). Qui si affronta, soprattutto, il ruolo della donna, la sua emancipazione e le pari opportunità di cui deve godere. Insomma tutta l’arcinota cascata di luoghi comuni cui il nostrano politichese e sindacalese ci ha abituati in questi ultimi trent’anni. Ma la cosa che mi preme sottolineare è ciò che in questo obiettivo non c’è: la maternità e il ruolo insostituibile della donna come madre e fulcro della famiglia. L’obiettivo 5 viene declinato in mille modi: discriminazione, violenza, parità di accesso alle cure mediche, lavoro dignitoso, rappresentanza (nei processi decisionali, politici ed economici), ostacoli, pratiche abusive, riconoscimento, valorizzazione, leadership, partecipazione, eccetera Mamma dove sei? L’obbrobrio finale è questo: “Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo, come concordato nel Programma d’Azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo e dalla Piattaforma d’Azione di Pechino e dai documenti prodotti nelle successive conferenze”. Ma che cavolo significa? Lo possiamo immaginare. C’è solo da rabbrividire pensando ai contenuti sui quali i soloni Onu hanno concordato in quella piattaforma “pechinese”.

Ecco servito un piccolo assaggio dell’Agenda Onu 2030 della quale Jorge Mario Bergoglio e i suoi accoliti vanno così fieri. Un tremendo impasto di mostruosità.

Il campionario finisce qui. Ci sarebbe molto altro ancora da scrivere sull’argomento, ma non voglio tediare i lettori più di tanto. La mia conclusione, che è poi la tesi che volevo dimostrare in questo mio contributo, è che questa Chiesa – comunque la si consideri – è qualcosa di nefasto. Nella sua dimensione esclusivamente spirituale, dottrinale e magisteriale sappiamo tutti come stanno le cose ed è inutile tornarci sopra. Similmente, guardare alla Chiesa come sola entità socio-politica porta a considerazioni altrettanto, se non maggiormente, negative. Su tematiche quali ambiente, economia, sanità, famiglia, valori non negoziabili, cultura identitaria, proprietà privata e società civile essa è complice di chi sta portando il mondo alla rovina ed è quindi un grave pericolo per me, la mia famiglia, i miei figli e i miei nipotini. È di una Chiesa totalmente “altra” ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno, sotto ogni punto di vista. Per questo occorre pregare.

Aldo Maria Valli:
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