Cronache dal clero / Caro Aldo Maria, ti scrivo. Preti e Comunione: qualche doverosa precisazione

Caro Aldo Maria,

come avevo promesso, oggi parliamo di preti che fanno la Comunione. Sei pronto? La prenderei alla larga e inizierei col dire cosa dovrebbero fare i preti a Messa. E questa descrizione ci servirà anche per chiarire un’altra grande questione, tremendamente manipolata: la Comunione sulle mani ai fedeli.

“Anche i semplici fedeli sono sacerdoti, in virtù del sacerdozio, quindi non si capisce come mai i preti possano prendere la Comunione sulle mani e i fedeli no!”. Riassumo con queste parole uno slogan che si sente spesso nei nostri ambienti. A me sembra di sentire gli uomini che vogliono partorire figli, come va di moda nel club LGBT. Ma lasciamo perdere questo accostamento. Guardiamo insieme a una cosa molto più semplice.

Il prete prende l’Eucaristia con le mani? Sì. E a quali condizioni? Le elenco. Ovviamente faccio riferimento alla prassi prevista dai canoni e non alla fantasia impertinente dei singoli celebranti (di questo parliamo prossimamente).

  1. Anni di formazione, discernimento vocazionale, studi filosofici e teologici, ritiri. Fino ad arrivare, tappa dopo tappa, all’ordinazione sacerdotale. Non prima di aver superato numerosi colloqui e scrutini da parte di diversi superiori.
  2. Il sacramento dell’ordine, con il quale vengono consacrate le mani del sacerdote e questi proclama una serie di promesse, tra le quali l’obbedienza ai superiori e il rispetto del culto secondo le norme di Santa Madre Chiesa.
  3. Veniamo alla singola celebrazione. Prima della Messa il prete si lava le mani e prega: “Da, Domine, virtutem manibus meis ad abstergendam omnem maculam; ut sine pollutione mentis et corporis valeam tibi servire” che si traduce “Da’, o Signore, alle mie mani la virtù che ne cancelli ogni macchia: perché io ti possa servire senza macchia dell’anima e del corpo” (fonte vaticana.
  4. Procede nel corso della celebrazione a mani giunte e generalmente viene servito da ministranti, cosicché non va a toccare quasi null’altro se non le pagine del Messale e i vasi sacri (calice, patena, ecc.).
  5. Dopo l’offertorio (o presentazione delle oblate) si porta a fianco dell’altare per la purificazione: “Lava me, Domine, ab iniquitate mea et a peccato meo munda me”, che si traduce “Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato”. Nel rito antico, dove peraltro i fedeli non possono comunicarsi sulle mani, il sacerdote pronuncia molte più preghiere durante la Messa e, per esempio, in questo preciso momento offertoriale recita un intero salmo di purificazione.
  6. Durante la consacrazione ha sempre a disposizione il corporale (la tovaglietta su cui si pongono i vasi sacri, stirata in modo da raccogliere eventuali frammenti eucaristici), quindi può lasciar cadere qui sopra i frammenti delle specie eucaristiche. Ha ugualmente a disposizione il purificatoio, che si usa per asciugare il calice e che pure giova a pulire le dita. Così come può lasciar cadere direttamente nel calice ogni frammento eucaristico che gli rimanga attaccato alle mani.
  7. In generale in ogni momento della Messa il celebrante può chiedere al ministrante che gli porti il vaso e l’acqua per astergersi le dita e pulirsi le mani. Per esempio, se è raffreddato, può richiederlo dopo essersi soffiato il naso.
  8. Nel rito antico è previsto – e nel nuovo non è proibito – che indice e pollice si tengano uniti dopo la Consacrazione e si stacchino solo per toccare l’Ostia consacrata. Così ogni altro gesto e ogni presa avvengono solo con le altre dita: insomma le dita che hanno toccato la particola non toccano nient’altro.
  9. Anche allo scambio della pace di per sé i sacerdoti si scambiano un abbraccio e non una stretta di mano, così le dita che hanno toccato l’Eucaristia non toccano altro. Lo scambio di pace coi fedeli non è previsto e certo non è comandato. Mentre per esempio è proibito al prete di allontanarsi dall’altare e abbandonare il presbiterio in questo momento.
  10. Dopo la Comunione il prete può sempre – nel rito antico deve – astergersi le dita con acqua, oppure con vino e acqua, nel catino del lavabo o direttamente nel calice.

Dunque il prete può toccare l’Eucaristia, ma vedete con quali presupposti e con quali accortezze è chiamato a farlo!

E il fedele? Anche in questo caso, non guardiamo a cosa accade davvero, ma solo a cosa chiede la Chiesa nella sua disciplina attuale (ci limitiamo all’Italia). Riporto le indicazioni del documento del 1989.

– Prima di introdurre la possibilità di ricevere la Comunione sulla mano, dovrà essere fatta una congrua catechesi, che illustri i vari punti della presente Istruzione e in particolare il significato della nuova prassi .
– Il fedele che desidera ricevere la Comunione sulla mano presenta al ministro entrambe le mani, una sull’altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il Corpo di Cristo risponde “Amen ” facendo un leggero inchino. Quindi, davanti al ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l’ostia consacrata prendendola con le dita dal palmo della mano. Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento. Le ostie siano confezionate in maniera tale da facilitare questa precauzione.
– Si raccomandi a tutti, in particolare ai bambini e agli adolescenti, la pulizia delle mani e la compostezza dei gesti, anch’essi segno esterno della fede e della venerazione interiore verso l’Eucaristia.
– Dopo l’introduzione della nuova forma per qualche domenica laici preparati, sotto la guida del sacerdote, vigilino con delicatezza e discrezione perché la distribuzione avvenga in modo corretto e degno.

Posto che il primo e l’ultimo punto sono decaduti, il fedele che prende la Comunione sulle mani deve averle pulite da quando è uscito di casa, restare composto, fare un piccolo inchino e controllare non ci siano frammenti. Punto. Preghiere di purificazione, lini, lavaggi e via dicendo non ci sono.

Morale della favola: nel migliore dei casi, quello in cui tutti obbediscano alle indicazioni, il prete è sottomesso a una moltitudine di norme e attenzioni devote, il fedele ne è esentato e deve solo usare un certo bon ton.

Con tutto ciò, mi sembra evidente che non abbiamo messo i fedeli sul piano dei sacerdoti, ma che li abbiamo fatti travalicare, e di molto, questo piano. Non mi stupisco di vedere la fede eucaristica ormai ridotta al minimo e cattolici medi trasformati nei più efficaci sabotatori del Sacramento, autori di sacrilegi da tutti accettati.

Mi lascia basito che tale semplicissima osservazione lapalissiana – l’asimmetria dei doveri eucaristici tra sacerdote e fedele – non si trovi documentata e testimoniata praticamente mai e da nessuno.

E in tutto questo, stiamo ancora ammettendo che tutti – preti e laici – obbediscano alle indicazioni della Chiesa. Il seguito proverà che l’orrore eucaristico è ben più grande…

E mi fermo qui. Per oggi.

18.continua

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