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Mi scrive don Minutella

Dopo la lettera [qui] che gli ho inviato nei giorni scorsi, mi ha scritto don Minutella.

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di don Alessandro Minutella

Gentile dottor Valli,

le esprimo anzitutto gratitudine per aver voluto dedicarmi uno spazio nel suo blog.

Non   dubitavo che, appena  comparso   il   mio   nome,   la   pletora   di   detrattori   e   nemici   avrebbe  subito provveduto, con le solite offese, a venirmi addosso, provocando così anche la reazione appassionata di quanti, invece, ritengono legittima e credibile la mia “missione”. Di solito questi miei nemici insultano, senza mai intervenire sui contenuti, oppure snobbandoli. Sono sempre rammaricato quando si formano le tifoserie, ma non me ne sento responsabile.

Credo che anche lei se lo aspettasse. E, per questo, le sono ancor più grato, soprattutto perché questo suo intervento provvede, con lealtà, a smentire l’embargo mediatico sul sottoscritto, in un momento in cui perfino la nostra tv di Stato si accanisce contro di me, coi soldi pubblici.

Fra l’altro, le sono anche grato per avermi conservato il “don”, segno, che anche lei non crede che io sia stato ridotto validamente allo stato laicale e, in ogni caso, di rispetto.

Lei, con onestà, interviene sui contenuti, e così finalmente e in modo rapido provo a evidenziare la prospettiva che porto avanti.

Ora, l’unica cosa importante che dobbiamo sforzarci di mettere a fuoco è il fatto che Benedetto XVI nel 2013 non ha mai abdicato, non ha scritto un atto di abdicazione zoppicante, problematico e assurdo, ma ha fatto tutt’altra cosa.  Ha semplicemente annunciato che, dopo diciassette giorni, sarebbe stato posto in sede totalmente impedita dai cardinali, cosa che gli ha permesso di rimanere il vero papa e scismare Bergoglio fin dall’inizio. Infatti, questo è proprio l’unico status canonico nel quale il papa può perdere il ministerium e conservare il   munus.   Per   questo, il   provvedimento   è   stato   differito   nel   tempo, non   casualmente.   La questione dell’hora vigesima fornisce la chiusura geometrica del cerchio: la prima hora in cui Benedetto venne impedito erano le 13:00 del 1° marzo, (l’hora vigesima il cui computo parte dal tramonto del 28 febbraio, appunto), dopo   appena   mezz’ora   che   era   stato   convocato   il   Conclave   illegittimo   che   lo detronizzava.

Un uovo di Colombo, ma difficilissimo da capirsi, una strategia necessaria, visto l’assalto al trono petrino, e che doveva prima o poi “scoppiare a orologeria”. E infatti, i tempi li ha decisi il Signore, facendo chiudere il cerchio dopo la morte del Santo Padre. Una volta che si capisce questo dettaglio tecnico canonico, scoperto solo dopo dieci anni, tutte le stranezze e le apparenti follie di quanto fatto da Benedetto XVI trovano un’adamantina collocazione. Anche e soprattutto sotto il profilo teologico ed escatologico. Cristo fa nuove tutte le cose e dobbiamo recuperare quella capacità di stupirsi propria dei bambini per accogliere con meraviglia quanto di geniale ha fatto lo Spirito Santo tramite il Suo servo Benedetto.

Lei ha voluto bene a papa Benedetto, lo scrive nella sua lettera: come può pensare che, improvvisamente, fosse   diventato   un   anziano   malvagio, dispettoso,  vanesio,   ancorato   nostalgicamente   alle   sue   passate dignità pontificie? Uno che si divertiva a gettare nello scompiglio un miliardo di fedeli, rimanendo vestito di bianco e col nome pontificale in Vaticano? Perché?  Guarda caso, un papa impedito, invece, conserva nome e veste e vive in Vaticano.

​Papa Ratzinger ha poi fatto comprendere tale geniale sistema canonico con una miriade di messaggi che sono stati raccolti e compresi dal suo collega. La frase sui “mille anni” ci fa capire come quanto è avvenuto nel 2013 fosse preparato da secoli dallo Spirito Santo.

Per dirimere i suoi tanti dubbi e tormenti occorre fare mente locale sull’aspetto tecnico canonico che è stato faticosamente portato alla luce da una schiera di studiosi: da don Stefano Violi, a Socci, a Radaelli, fino a Cionci.

L’aspetto canonico ci fa capire cosa ha fatto il Vicario di Cristo e “giustifica”, in un certo senso, quello che fa Bergoglio, che non si comporta da papa semplicemente perché non è il papa.

Se egli fosse realmente papa, come lei sostiene, ci sarebbe da giustificare il fatto che i Documenti della Chiesa parlano di un’assistenza costante dello Spirito Santo nei confronti del Successore di Pietro. Dove lei la individua? Tra pachamama e Amoris laetitia ci troviamo dinanzi alla seria questione di un papa che o non è tale o richiede, senza che peraltro lo si sia fatto, la replica forte e tenace dei pastori che hanno a cuore le anime. E invece niente.

La prego, non associ Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a Francesco. È un’operazione pericolosa. Essi erano papi legittimamente eletti e, nonostante le tempeste del post Concilio, hanno provato a guidare la Chiesa senza condurla all’eresia dichiarata e all’apostasia dilagante. L’onta mediatica nei confronti di entrambi, non ultima la campagna diffamatoria contro il papa polacco, è un segno ulteriore che questa chiesa bergogliana, gay-friendly, arcobaleno, sincretista e mondialista, che vuole le coppie gay benedette all’altare e apre al fine vita, è l’attuazione delle profezie più recenti e la fotografica espressione del testo paolino di 2 Ts 2,1ss. che parla del tempo dell’apostasia dalla fede e dell’anticristo.

Papa  Luciani  ha  fatto   la  fine  che   sappiamo, a  papa   Wojtyla   hanno  sparato  e  Benedetto  XVI  è  stato minacciato di morte fino a toglierlo di mezzo: come è pensabile che in un simile contesto gli ultimi due papi potessero essere perfettamente padroni della situazione? Bisogna ricordare inoltre che il Concilio, coi suoi tanti danni, ha radicalmente ridimensionato il potere del papa, tanto da condurre Benedetto XVI a dire, nel 2005 a monsignor Fellay: La mia autorità finisce alla soglia di quella stanza”. È quanto affermava già Romano Amerio in Iota unum: l’autorità papale è stata erosa dal tema collegiale.

Tuttavia mai Giovanni Paolo II avrebbe autorizzato la comunione ai divorziati risposati né avrebbe consentito la benedizione delle coppie gay, e mai Benedetto XVI ha mancato di ribadire la dottrina cattolica nella sua interezza.

Certo, la situazione della Chiesa, dopo il Vaticano II, è drammatica. E sono d’accordo con lei su questo. L’aggressione alla Chiesa è partita col Concilio e sicuramente Bergoglio è il frutto di quel processo. Ma c’è il dettaglio che egli non è il vero papa, ma un usurpatore. È come se su una pianta malata a un certo punto ci fosse stato l’innesto con il ramo di un altro albero: quel processo di invasione massonica della Chiesa è culminato con un colpo di stato, Cristo non avrebbe mai permesso che la Bestia nera si appropriasse della Sua Chiesa.

Se voi intellettuali cattolici non ci aiutate a fare luce sulla questione, con positività, i cardinali non si muoveranno mai, non applicheranno mai la Universi Dominici Gregis, che risolve la situazione e la Chiesa che appare quella canonica visibile cammina seriamente verso il default spirituale: ci aspetta l’antipapa Zuppi. Siete sicuri di volere che finisca così? Il discusso Sinodo tedesco si è concluso da poco, con avanzamenti eretici e apostati senza precedenti. Il silenzio strategico è ora calato su quell’assise, in attesa che le riforme vengano recepite dal prossimo Sinodo a Roma che avrà inizio a ottobre. Tutto è studiato nei dettagli dalla regia massonica piazzata sul trono petrino. Mai il Reno e il Tevere sono stati così vicini. E tutti tacciono, oppure criticano, o fanno manifesti in piazza, ma rimanendo convinti che questa sia la Chiesa fondata da Cristo che, invece, sopravvive, secondo le profezie, in un “piccolo resto cattolico”, minoritario, catacombale, eppure abitato dallo Spirito. È nota la profezia di padre Pio a don Amorth nel 1960: “Sai, Gabriele? È satana che si è introdotto nella Chiesa, e presto verrà a governare una falsa chiesa”. Quel presto è ora in atto, ed è la compagine global-sincretista, massonica, eco-arcobaleno, capeggiata ovviamente da un falso papa, eletto con le occulte manovre, rese note, senza alcuna estorsione, dal cardinale Danneels.

Se monsignor Viganò, che fino a oggi ha fatto tantissimo, non fa valere la sua autorità da arcivescovo per spiegare al mondo il dettaglio canonico per cui Bergoglio non è papa, non se ne uscirà. Bergoglio non è il papa, è lì piazzato dai poteri forti per distruggere la Chiesa. Su questo c’è ancora speranza di poter lavorare insieme e di vincere in modo definitivo.

Grazie ancora. Con stima e riconoscenza,

don Minutella

 

Aldo Maria Valli:
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