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Lettera / Il Vaticano II. Un problema storiografico

di Aurelio Porfiri

Caro Aldo Maria,

noto che su molti blog di informazione si torna a parlare del Vaticano II liberamente, senza che esso sia trattato come un dogma indiscutibile. Ci sono stati molti studi importanti sul Vaticano II che prendono il via da una diversa visione storiografica: da quelli della scuola di Bologna alle ricerche di monsignor Agostino Marchetto, fino al libro del professor Roberto de Mattei. Tutti studi che propongono elementi importanti per riflettere.

Purtroppo alcuni, da diversi schieramenti, fanno a mio avviso un errore prospettico. C’è chi considera il Vaticano II come il nuovo inizio della Chiesa, il che per alcuni è un bene, per altri il male assoluto.

Ora, se si guarda un poco più in profondità, ci si rende conto che il Vaticano II non ha iniziato nulla, semmai ha portato a compimento processi che erano stati lungamente preparati.

Prendiamo per esempio la liturgia. Molti si accapigliano intorno al nome di monsignor Annibale Bugnini (che ebbe certamente un ruolo importante) ma quanti, al di fuori degli addetti ai lavori, conoscono il nome di dom Lambert Beauduin? Credo non molti. Eppure senza di lui la nostra storia liturgica sarebbe stata diversa, e anche quella ecumenica.

In fondo viene fatto lo stesso errore, solo rovesciando le valutazioni. Alcuni pensano che prima del Concilio ci fosse la Chiesa ideale e dopo la Chiesa corrotta, gli altri pensano che prima del Concilio ci fosse la Chiesa corrotta e ora quella ideale.

Purtroppo la realtà è che la crisi della Chiesa va molto indietro nel tempo, e se non si comprende questo si comprende ben poco.

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Sulla questione ricordo: Aldo Maria Valli, L’altro Vaticano II. Voci su un Concilio che non vuole finire, Chorabooks 2021, 136 pagine, 16,63 euro

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Aldo Maria Valli:
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