Lettera / Fernández e lo “ius osculi”: baciando s’impera

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

la nomina di monsignor Fernández a prefetto del Dicastero per la dottrina della fede è un gesto dirompente e tragico per la Chiesa, volto a mettere una pietra tombale su ciò che è stata la Chiesa cattolica per annunciare la nascita della neo chiesa universale.

Condivido appieno quanto da lei scritto nel blog; la lettera con la quale papa Francesco ha accompagnato la nomina è chiara: non dovranno più essere perseguiti gli errori dottrinali perché non ci sarà più dottrina. Non è certo un caso che, sempre a detta del Santo Padre, il compito del neoprefetto “implica anche una cura speciale per verificare che i documenti del Dicastero stesso e di altri abbiano un adeguato supporto teologico, siano coerenti con il ricco humus del perenne magistero della Chiesa e, al tempo stesso, accolgano il Magistero recente”: i documenti ecclesiastici devono avere adeguato supporto teologico, solo coerenti con il perenne Magistero ma soprattutto accoglienti verso il recente Magistero.

Tutto e il contrario di tutto, ovvero il nulla.

Confesso che mi convince anche l’interpretazione di the Wanderer, che sostiene che Bergoglio abbia nominato Tucho solo per ripicca, perché il Vaticano non voleva mettere il suo protetto a capo dell’Università Cattolica di Buenos Aires e perché Müller lo avrebbe definito eretico. Aggiungo che la nomina somiglia molto alla provocazione di Caligola, che per irridere il senato romano intendeva nominare console il suo amato cavallo Incitatus: il papa potrebbe aver nominato un personaggio improponibile proprio per dimostrare tutto il suo disprezzo (in verità mai nascosto) verso la curia romana.

La tragedia spesso si trasforma in farsa e conviene ridere per non piangere. Considerata la fama, i precedenti e le competenze del Besuqueiro, è anche possibile che la nomina sia stata indotta dalla volontà di reintrodurre, rivisto e corr[o]tto, un antico istituto consuetudinario romano, lo ius osculi (o diritto al bacio). Si tratta del diritto di baciare, e del conseguente dovere di corrispondere al bacio, attribuito ai congiunti più stretti nei confronti delle donne; alcuni autori latini giustificano tale diritto come un mezzo per accertare se la donna avesse bevuto del vino in violazione del tassativo divieto di una legge di Romolo. Le donne di allora, in caso di trasgressione, sarebbero state passibili anche di morte.

Non mi stupirebbe che quale primo atto del dicastero che dovrà presiedere monsignor Fernandez possa pretendere un gesto di sottomissione non più da parte delle sole donne, ma di ogni religioso (uomo o donna che sia), per saggiarne lo spirito effuso. Solo gli eletti, cioè i detentori dello spirito del mondo, sarebbero ammessi alla predicazione; a tutti gli altri sarebbe misericordiosamente risparmiata la pena di morte, ma sarebbe vietata ogni esternazione.

Baciando s’impera!

 

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