Rapporto sulla libertà religiosa 2023. La situazione continua a peggiorare

L’organizzazione caritativa internazionale di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), ha pubblicato l’edizione 2023 del suo Rapporto sulla libertà religiosa (Rfr): mostra che le persecuzioni sono aumentate, mentre l’impunità rimane la regola per gli aggressori, soprattutto per i governi oppressivi.

Il Rapporto è pubblicato da Acs ogni due anni dal 1999. L’edizione 2023 rivela che 61 paesi limitano completamente o gravemente la libertà religiosa, uno su tre nel mondo. Il 62% dell’umanità vive in paesi in cui la religione è perseguitata. In 47 di questi paesi la situazione è peggiorata dall’ultimo rapporto, mentre solo nove hanno mostrato segni di miglioramento.

Questa situazione colpisce in particolare le minoranze religiose che, in alcuni casi, sono minacciate di estinzione, in quanto vari fattori – terrorismo, soppressione culturale, discriminazione finanziaria e restrizioni legali – contribuiscono a creare un’atmosfera velenosa. Ci sono anche casi in cui la persecuzione colpisce gruppi religiosi maggioritari, come in Nigeria o in Nicaragua.

I colpevoli delle violazioni della libertà religiosa possono essere gruppi terroristici armati o governi autoritari, ma la regola rimane quella dell’impunità per gli aggressori che raramente, se non mai, vengono assicurati alla giustizia o criticati dalla comunità internazionale.

La metà dei Paesi con le restrizioni più dure alla libertà religiosa si trova in Africa, dove l’aumento dell’attività jihadista, soprattutto nella regione del Sahel, continua a destare serie preoccupazioni. Critica la situazione anche in Asia, dove la Cina continua a cercare di esercitare un controllo totalitario su tutti gli ambiti della società, inclusa la religione, e l’India, dove il nazionalismo etnico-religioso sostenuto dallo Stato si manifesta sotto forma di severe leggi anti-conversione, è anche un continente preoccupante.

Infine, molte nazioni occidentali hanno mostrato segnali allarmanti con la diffusione della “cultura della cancellazione” e l’aumento della pressione sociale e politica affinché tutti si conformino a queste tendenze ideologiche.

Principali risultati

In un clima globale teso, segnato dalle conseguenze della pandemia, dalla guerra in Ucraina, dalle preoccupazioni militari ed economiche intorno al Mar Cinese e dal rapido aumento del costo della vita a livello globale, la libertà religiosa è stata violata in paesi in cui vivono più di 4,9 miliardi di persone.

La persecuzione si manifesta in 28 paesi, per un totale di 4,03 miliardi di persone, cioè più della metà (51,6%) della popolazione mondiale. Di questi 28 paesi, 13 si trovano in Africa, dove la situazione è peggiorata drasticamente in molte regioni.

La discriminazione riguarda 33 paesi, per un totale di quasi 853 milioni di persone. La situazione è peggiorata in 13 di questi paesi.

La categoria “sotto osservazione” comprende paesi in cui sono stati osservati nuovi fattori di preoccupazione che possono causare un crollo fondamentale della libertà religiosa.

A tutti i livelli possono verificarsi crimini d’odio e atrocità che segnalano la violazione della libertà di religione.

Si segnala in particolare l’aumento delle violazioni della libertà religiosa: attentati terroristici, distruzione del patrimonio e dei simboli religiosi (Turchia, Siria), manipolazione del sistema elettorale (Nigeria, Iraq), sorveglianza di massa (Cina), proliferazione di leggi anti-conversione e restrizioni alle istituzioni finanziarie (Sud-est Asiatico e e Medio Oriente) hanno aumentato l’oppressione di tutte le comunità religiose.

Da segnalare anche la reazione sempre più tiepida della comunità internazionale alle atrocità commesse da regimi autocratici “strategicamente importanti” (Cina, India) con la crescita di una cultura dell’impunità. Paesi chiave (Nigeria, Pakistan) sono sfuggiti alle sanzioni internazionali e ad altre punizioni dopo le rivelazioni di violazioni della libertà religiosa contro i loro cittadini.

Da sottolineare la nascita di “califfati opportunistici”. Le reti jihadiste transnazionali in Africa hanno sempre più cambiato le tattiche, passando dalla conquista e difesa di territori fissi ad attacchi puntuali volti a creare comunità isolate (cfr. Mozambico) in aree rurali scarsamente difese (preferibilmente) dotate di risorse minerarie (cfr. R.D. Congo).

Rapimenti, violenze sessuali e conversioni religiose forzate sono continuate e sono rimaste in gran parte impunite (Africa occidentale, Pakistan).

In Occidente, la “cultura della cancellazione” si è evoluta dalle molestie (verbali) nei confronti di persone che hanno opinioni diverse per motivi religiosi, alle minacce legali e perdita di opportunità di lavoro. Le persone che, a causa della loro fede, non sono d’accordo con le richieste ideologiche prevalenti sono state minacciate di sanzioni legali.

Infine, emerge il proliferare di leggi anti-conversione e di iniziative di riconversione con l’offerta di vantaggi economici (Asia, Nord Africa).

Il Rapporto completo, in varie lingue, consente di esaminare ogni paese studiato.

Fonte: fsspx.news

 

 

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