La Chiesa italiana e le cifre della dissoluzione / Cei, dove sei? (Per non parlare della nunziatura)

di Rita Bettaglio

Giorni fa su La Stampa [qui] abbiamo letto della tragica situazione della diocesi di Alessadria: 40 sacerdoti per 77 parrocchie.

Il sacerdote intervistato, don Ivo Piccinini, 78 anni e 55 di Messa, lucidamente e dolorosamente dichiara: “Il seminario è ormai ridotto ai minimi termini, di conseguenza ci sono meno ordinazioni e il clero continua a rimanere molto anziano: ce n’è una ogni quattro o cinque anni mentre ogni anno sono almeno cinque i preti che vengono a mancare”.

Se l’aritmetica ha ancora un valore e ad Alessandria muoiono cinque preti all’anno (su 40), in otto anni la diocesi andrà a zero.

Le altre diocesi non stanno certo meglio e ognuno di noi, nella propria, potrebbe cantare lo stesso peana. Se Atene piange, Sparta non ride.

In questo quadro desolante, non possiamo non domandare: Cei, dove sei? Tu, che ci chiedi ogni anno l’otto per mille, hai presente la reale situazione della Chiesa italiana? Hai reso noti i dati delle diocesi o forse, per imbarazzo, hai nascosto tutto sotto il tappeto e la gobba sta diventando tanto grande da sembrare un elefante?

E il nunzio in Italia cosa pensa? Ci piacerebbe ascoltare la sua voce.

E le visite ad limina dei vescovi italiani si fanno?

Il sito della Congregazione dei vescovi [qui] è fermo al 2018 per calendario delle visite e tale calendario non include l’Italia.

L’ultima visita ad limina dei vescovi delle allora 226 diocesi italiane di cui si abbia notizia è del 2013, programmata dal 14 gennaio al 22 aprile. L’11 febbraio dello stesso anno, però, Benedetto XVI si dimise.

Nel calendario 2018 non c’è l’Italia. Quid de 2023?

Il Codice di diritto canonico, al can.399 e seguenti, stabilisce:

Can. 399 – §1. Il Vescovo diocesano è tenuto a presentare ogni cinque anni una relazione al Sommo Pontefice sullo stato della diocesi affidatagli, secondo la forma e il tempo stabiliti dalla Sede Apostolica.

Can. 400 – §1. Il Vescovo diocesano nell’anno in cui è tenuto a presentare la relazione al Sommo Pontefice, se non è stato stabilito diversamente dalla Sede Apostolica, si rechi nell’Urbe per venerare le tombe dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e si presenti al Romano Pontefice.

Queste le domande che frullano nella testa dei fedeli laici italiani, costretti a vedere i loro poveri parroci sempre più vecchi e in affanno, i sacramenti sempre più difficili da ottenere, la cura d’anime quasi impossibile perché i sacerdoti non hanno materialmente il tempo per ascoltare la gente e, soprattutto, per pregare. Perché il sacerdote non è un erogatore automatico di sacramenti, ma è uomo di Dio e con Lui deve poter trascorrere del tempo, per attingere forza, grazia e consiglio. Abbiamo notizia di diocesi in cui il vescovo stesso va a dir Messa al posto dei sacerdoti impossibilitati.

In attesa che chi di dovere risponda, chiediamo ai nostri lettori di segnalarci lo stato della propria diocesi: quante parrocchie, quanti sacerdoti, loro età media, quanti seminaristi in formazione ed ogni informazione utile per disegnare un quadro reale della situazione della nostra amata Chiesa che è in Italia.

L’indirizzo cui inviare dati e osservazioni è: numeridiocesi@gmail.com

Attendiamo con trepidazione (e speranza) che qualcuno ci segnali una diocesi italiana con quaranta seminaristi e due sacerdoti per parrocchia. Potremmo farci un pensierino e trasferirci lì.

 

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