Così nell’Irlanda ormai secolarizzata un gruppo di giovani (veramente) cattolici mette in allarme le lobby anticristiane

di Paolo Gulisano   

L’Irlanda è stata per secoli la perla della Cristianità: fino agli Anni Ottanta dello scorso secolo la percentuale dei partecipanti alla Messa domenicale era tra l’80 e il 90%. Il Paese aveva saldamente fondato la propria identità sulla fede cattolica, che permeava la vita quotidiana e ispirava buone leggi cristiane da parte dei governi della Repubblica. E il ricordo dei martiri che lungo i secoli avevano dato la vita per la Fede e per la libertà dell’isola era ben presente nella memoria e nella cultura popolare. Poi anche sull’Isola di san Patrizio si abbatté uno spaventoso tsunami di secolarismo: partì una strategia, abbondantemente finanziata da centrali americane, con il fine di marginalizzare l’identità cattolica del Paese, ridicolizzarla, colpevolizzarla e distruggerla. Purtroppo anche la Chiesa ebbe le sue colpe, soprattutto con lo scandalo gravissimo del clero pedofilo. Ciò spezzò un lungo legame di fiducia tra il popolo e i suoi sacerdoti, e cominciò a dilagare un feroce anticlericalismo. Il cinema e i media fecero la loro parte, così come molti artisti. È il caso di Sinead O’Connor, la cantante scomparsa nei scorsi giorni, che stracciò pubblicamente e con rabbia la foto di Giovanni Paolo II, come segno di rottura con la storia dell’Irlanda cattolica.

Oggi l’Isola è un Paese dominato da una cultura edonista e politically correct, ma c’è chi non si arrende a questo triste declino della Fede.

Mentre i seminari si svuotano, e le parrocchie trascinano un’esistenza sempre più problematica, un’associazione, l’Irish Society for Christian Civilisation, sezione irlandese della TFP, Tradizione Famiglia e Proprietà, ha organizzato un campeggio estivo per ragazzi appena terminato. Ne dà un resoconto uno dei maggiori esponenti europei del sodalizio, Julio Loredo, su TFP Newsletter del 28 luglio 2023. Si trattava della

dodicesima edizione, e oltre a giovani irlandesi vi hanno preso parte ragazzi provenienti anche da Italia, Germania, Stati Uniti e Polonia. Quest’anno il tema proposto alla riflessione è stato La Civiltà cristiana nei suoi grandi personaggi. Così, attraverso lo studio di personaggi quali Carlo Magno, san Ferdinando di Spagna, san Luigi di Francia e santa Giovanna d’Arco, ma anche di eroi della storia irlandese come Owen Roe O’Neill, comandante delle forze cattoliche contro Cromwell, si è passata in rivista la storia della Civiltà cristiana europea. Alle riunioni seguivano giochi e attività ricreative, comprese una visita al castello di Dunamaise e un’escursione in montagna fino alla valle incantata di Glendalough, con le rovine del monastero fondato da san Kevin, uno degli apostoli dell’Irlanda. Un momento fondamentale è stato il Rosario per la Vita recitato sulla piazza centrale della cittadina di di Portlaoise. Era garantita la Messa quotidiana, in rito romano antico, così come la disponibilità dei sacramenti da parte di un sacerdote. Si è cercato di trasmettere ai giovani la Fede cattolica, instillando in loro il senso delle proprie responsabilità di fronte all’attuale situazione. È stato un vero Call to Chivalry, cioè un appello, una chiamata, alla Cavalleria, a una vita cavalleresca qui e ora, in questa società sempre più disumanizzante e lontana da Dio.

Ma questo campo, questa vacanza di giovani, non è sfuggita all’attenzione delle lobby più ferocemente anticlericali del Paese, che vigilano affinché in Irlanda non possa rifiorire la Fede cattolica.

L’attacco è partito dal quotidiano online The Journal, che ha dato rilievo alle rimostranze del consigliere comunale per il Partito socialdemocratico, Chris Pender, che si presenta come “il primo consigliere gay di Kildare”. Egli è un noto attivista lgbt e a dargli manforte c’è stata la socialista Nuala Killeen, anche lei militante lgbt, conosciuta come “the Irish AOC”, in riferimento alla deputata Alexandria Ocasio-Cortéz, leader dell’estrema sinistra statunitense.

L’articolo è stato subito ripreso e rincarato dal quotidiano online GCN (Gay Community News), portavoce delle lobby lgbt irlandesi. Altri organi della sinistra si sono poi sommati all’assalto. Sembrava che il campeggio giovanile della TFP fosse diventato un caso nazionale! Dall’altra parte, la TFP irlandese è stata coraggiosamente difesa da diversi organi cattolici tradizionali, a cominciare da Catholic Arena, Catholic Voice e LifeSiteNews.

La polemica non è ancora spenta. Tuttavia, c’è da chiedersi perché le lobby lgbt, che contano su ingenti finanziamenti di multinazionali come l’Open Society Foundation di George Soros, e hanno risorse economiche, logistiche e propagandistiche pressoché illimitate, si sentano minacciate (shocked è la parola usata) da un campeggio estivo di qualche decina di ragazzi.

La risposta è che quando la dottrina cattolica viene presentata nella sua integrità, nella sua forza attrattiva, nella sua bellezza, non può che dare fastidio.

È interessante rilevare, poi, il motivo per cui le lobby lgbt irlandesi attaccano la TFP: “Lottano contro l’immoralità, la bestemmia e l’impurità”, dicono. E che c’è di male? Evidentemente a loro piace l’esatto contrario.

“Sono scioccata e allarmata perché stanno forzando [la dottrina cattolica] su questi giovani”, dichiara Nuala Killenn, dimenticando le sue battaglie per imporre la sex education sin dalla scuola materna.

Altri hanno sottolineato che l’Irish Society for Christian Civilisation non rappresenta la Chiesa mainstream, aperta, inclusiva, progressista. E forse qui tocchiamo il cuore del problema: se una manciata di ragazzi davvero cattolici riesce a inquietare le lobby lgbt, che cosa succederebbe se la Chiesa – vescovi, preti, dirigenti laici – si lanciasse in un’opera di rievangelizzazione dell’Isola, riaccendendo il fuoco sopito della Fede di san Patrizio? In Irlanda si riparte da un piccolo gruppo di valorosi cavalieri.

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