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E dal foglietto della Messa spariscono le parole “scomode” di Paolo ai romani

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Caro Valli,

il cardinale Giacomo Biffi (si veda la sua riflessione pubblicata qui in Duc in altum), oltre al coraggio e alla vera parresia – oggi tanto invocata quanto poco praticata – ebbe sempre il dono di saper cogliere e svelare la radice profonda e ultima dei fenomeni sociali, politici e culturali dei quali era testimone: così, a ragione, il fenomeno della dilagante omosessualità veniva da lui ricondotto al rifiuto dell’ordine naturale della Creazione e ultimamente di Dio.

La situazione tuttavia diventa davvero tragica quando anche nella Chiesa si assumono le categorie mentali del pensiero mondano (altro che prendersela con “la mondanità clericale”, che pure esiste), come dimostra l’autocensura ormai estesa anche alla stessa Parola di Dio.

Infatti, che cosa mai conterranno i versetti 26 e 27 da dover essere “saltati” nella lettura della II Domenica dopo Pentecoste (lettera di san Paolo ai romani), così come è stata proposta dal foglietto della Messa?

Guardate, nella foto, il dettaglio che ho cerchiato.

Natale 

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Nel ringraziare il lettore Natale, ricordiamo qui, per comodità dei lettori, che cosa dicono i versetti di Paolo ai romani non compresi nella lettura pubblicata nel foglietto Celebriamo la Santa Messa (rito ambrosiano) dell’11 giugno 2023:

26 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27 Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.

Romani 1,26-27

Aldo Maria Valli:
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